«I 209 miliardi del NextGenerationEu si risolveranno nell’ennesimo spreco di soldi, sono fondi che in parte arriveranno, in parte no, un po’ li spenderemo, un po’ li spenderemo male». L’imprenditore bolognese Alberto Forchielli è scettico. Non tanto sulla gestione dei fondi, quanto sulle tempistiche e sui possibili effetti benefici per il nostro Paese. Intanto un primo intoppo già c’è stato: il braccio di ferro tra Parlamento europeo Consiglio sul negoziato per il bilancio europeo del 2021-2027 che blocca a sua volta l’erogazione dei 750 miliardi di euro del NextGenerationEu. Il rischio, a questo punto, è uno slittamento di date: uno scenario che i singoli Stati membri vorrebbero scongiurare per incassare il prima possibile i soldi in arrivo da Bruxelles. La speranza è tutta nel prossimo vertice del Consiglio europeo fissato per il 15-16 ottobre.
In ogni caso, suggerisce Forchielli, in Italia si dovrebbe parlare di più delle riforme strutturali che interessano l’intero sistema-Paese. «Se non mettiamo a posto le regole base della nostra coesistenza quei soldi possono aiutare poco. La riforma della giustizia è fondamentale: oggi il Paese è in mano ai magistrati. Ma urge anche una riforma delle pensioni, e dobbiamo ripensare da capo la pubblica amministrazione. Quindi il primo ostacolo da affrontare non è economico: è per questo che il NextGenerationEu in sé mi lascia un po’ freddino», spiega l’imprenditore.
Un’economia in difficoltà come quella italiana, colpita duramente dalla crisi che ha seguito la pandemia, ha bisogno di ripartire, servono liquidità e certezze. Ma per Forchielli i finanziamenti distribuiti a pioggia non possono bastare, perché «se si immettono fondi e si fanno investimenti in un Paese storto i soldi si buttano. Servirebbero se l’Italia fosse uno Stato sano, con imprese solide e così via».
Il rischio, dice, è che passi un messaggio sbagliato: «L’errore forse è a monte, nell’indicazione dell’Unione europea che stanziando questi fondi lancia un messaggio del tipo “ora potete fare gli investimenti ma dovete portare i risultati”. Prima andrebbe riformato il Paese, e poi eventualmente si spende a sostegno delle riforme chiave».
Il timore è nelle parole di un imprenditore che di fronte ai grafici sul crollo dell’economia non riesce a essere ottimista. «Con l’esplosione della pandemia ho visto un’onda distruttrice – dice Forchielli – come non ne avevo mai viste prima, non solo in termini economici. Quando il Prodotto interno lordo cala del 10 per cento è come trovarsi in uno scenario di guerra, o simile».
Uno scenario in cui però almeno nella prima fase il governo e l’Unione europea si sono mossi nella giusta direzione: «Devo dire che le mie aspettative riguardo la reazione dello Stato erano bassine, per cui quello che ho visto fin qui mi soddisfa. Diciamo che sia l’Europa che l’Italia hanno reagito. Certo, ci sono stati alcuni provvedimenti inutili, ma qualcosa è stato fatto. Poi il giudizio sulle misure effettive, anche i progetti che metterà in campo l’Italia, arriverà dopo, quando diventeranno operative».
A differenza di altre voci sentite da Linkiesta nell’ultimo periodo sui progetti di spesa per questa grande mole di fondi europei, Forchielli sembra guardare più alla necessità di spenderli per le emergenze più che per investire nella sostenibilità sul lungo periodo.
Premettendo che anche i 209 miliardi di euro del NextGenerationEu andranno coordinati e inseriti in un quadro complessivo di spesa che comprende anche altri fondi europei e quelli nazionali, Forchielli infatti individua almeno due settori che hanno immediato bisogno di un intervento: «Direi che soprattutto le infrastrutture e tutto quel che riguarda i rischi di un dissesto idrogeologico non possono più aspettare: basti pensare alle ferrovie, alla necessità di completare le pedemontane mancanti, le autostrade, ma anche i pericoli imminenti di frane e altri disastri ambientali. C’è bisogno di investire lì, riportare tutto in condizioni decenti, per non dire ottimali, e fare in modo di ridurre i rischi al minimo».
Infine, l’imprenditore bolognese allontana l’idea che il NextGenerationEupossa essere uno strumento valido per il rilancio dell’economia europea, soprattutto in un quadro globale in cui i competitor sono Stati giganteschi con altri ritmi di crescita.
«Il valore del NextGenerationEu- spiega – è di due tipi: il primo è simbolico, un passo della Germania verso la solidarietà finanziaria europea che potrebbe sembrare l’inizio di un percorso da qui in avanti. E in secondo luogo, sono fondi che aiutano a mitigare le differenze tra le economie degli Stati membri. Ma non mi sembra una misura per rilanciare l’economia europea in ambito mondiale: il NextGenerationEu è un obolo per i poveracci, per economie di Serie B dell’Europa, dove Usa e Cina sono economie da Champions League».