Quando James Bond chiede «dove si va questa volta», sappiamo già che qualcosa sta per accadere. Quando quel James Bond è Sean Connery e il luogo è Amsterdam la situazione può essere ancora più temibile. Perché l’ultima delle interpretazioni dello 007 originario, qui già acciaccato ma convinto dalla United Artists a vestire i panni dell’agente segreto, fa tappa proprio nella capitale olandese.
“Una cascata di diamanti” mostra Amsterdam a partire dal Magere Brug, sul fiume Amstel. La scenetta che apre alla città, con i turisti invitati a osservare «tutte le belle case diventate famose perché ritratte da Rembrandt», si interrompe bruscamente quando nell’acqua viene trovata una donna inerte. È la dolce signora Whistler, i cui carnefici vengono inquadrati sogghignanti, da bravi villain di 007. E Bond? È dietro l’angolo, per davvero. Su una Triumph Stag gialla zafferano, con l’inconfondibile design di Giovanni Michelotti, attraversa qualche ponte sino a casa di Tiffany, il suo primo contatto in questo complesso contrabbando di diamanti. La casa, questa sì alla Rembrandt, è sul Reguliersgracht. Per i più fanatici è al civico 36, ancora bellissima.
Duole però ammettere che a poco servirà salire sino al quarto piano: non solo perché Jill St. John non ci attende coi suoi capelli camaleontici («tendo a notare dettagli del genere, se una ragazza è bionda o bruna»), ma anche perché gli interni furono del tutto ricostruiti negli Studios hollywoodiani, dove lo sfarzo e i tetti gambrel si adattarono al metro e novanta di Sean Conenry.
D’altronde, “Una cascata di diamanti” non poteva ignorare Amsterdam. Quando Ian Fleming scrisse il romanzo, nel 1956, la capitale era uno dei centri di diamanti più importanti al mondo. Ma ancora oggi porta il nome di “città dei diamanti”.
Centro del cinema olandese, come dell’incipit bondiano, non sono però «i migliori amici delle donne» (parola di 007), ma i canali della sua capitale. Un film sorprendente del 1988 è il nostro inatteso consiglio per un Halloween tra le case di Rembrandt. Basta il titolo: “Amsterdamned”, Amsterdam dannata. Un serial killer tormenta la città senza mai mettere piede a terra. È un sub, un “Mostro della laguna” in tuta nera e respiro affannato. Il film inizia così: tra “Star Wars” e “lo Squalo”. Una soggettiva a filo d’acqua ci immerge sotto i ponti, accanto alle banchine. Le strade di Amsterdam in dissolvenza tra i canali. «Ce ne sono più di 165» ribadisce una guida poco prima che il corpo della prima vittima si schianti contro l’imbarcazione. Come in Bond, anche qui non c’è tregua per le guide della città.
Sembra di attraversarli tutti i canali in questo thriller olandese. Ma l’inizio più d’atmosfera lascia posto a un poliziesco di inseguimenti, persino nelle fogne. Un “Terzo uomo” ad Amsterdam. Senza Orson Welles, si intende. In verità, la capitale olandese non ha un sistema fognario così come mostrato, ma la suggestione della sequenza giustifica ogni ricostruzione.
Quando i motoscafi sfrecciano dal cantiere su Koenenkade al Nieuwe Meer fino a Oudegracht di Utrecht si scopre un’Amsterdam ad alta velocità. Il battello affondato giace ora a 15 metri di profondità presso l’Europoort Dive Center, dove furono realizzate le riprese. Il sito è, non ironicamente, attrazione per molti sub.
La scena è una citazione a “Puppet on a chain”, del 1971, dove per otto minuti la città viene messa in soqquadro dagli schizzi di due imbarcazioni in corsa. “Amsterdamned” aggiorna la sequenza cult con qualche punto in macchina in più, trovando sul finale il giusto rimando alla città. Perché dopo che i canali hanno conquistato lo schermo, il regista Dick Maas lascia cadere una pioggia torrenziale sui ciottoli del centro. La strada scompare, tutto diventa canale.
“Amsterdamned” è però anche un’esplorazione nei luoghi nascosti della città. Durante le indagini del detective protagonista è possibile intravedere la zona attorno alle Zeedijk e all’Oudezijds Achterburgwal, nel 1988 definite “off limits” a causa degli edifici molto vecchi e pericolanti.
Di tutt’altro tenore è invece “Still Smokin”, film del duo comico Cheech and Chong. Le premesse valgono più dello sviluppo, ma sono sufficienti: Cheech Martin e Tommy Chong si dirigono ad Amsterdam per un festival cinematografico in onore di Burt Reynolds e Dolly Parton. Scambiati per i divi si godono la città tra vizi d’ogni sorta e pericolose allucinazioni. Le scene di stand-up sono vere, così come tutti gli angoli di Amsterdam. Il film non ebbe successo, seguendo il declino dei comici ormai alle strette. Eppure, è un piccolo gioiellino, un anti-film senza senso e meta, ma con una splendida Amsterdam stranamente appropriata. Appare persino la regina, anche se non quella vera. «Dove andiamo questa volta?», chiede Chong. Per un attimo sentiamo il Signor M dalla sala controlli dell’MI6: «Ad Amsterdam signor Bond».