Steve Bannon, l’ex capo della campagna elettorale di Donald Trump, arrestato per appropriazione indebita dei soldi destinati a costruire il muro anti immigranti, in un’intervista pubblicata lunedì dal quotidiano La Verità ha usato parole pesanti nei confronti del ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, una personalità politica che ai tempi del governo Cinquestelle-Lega aveva invece celebrato come protagonista di una nuova fase politica che avrebbe rappresentato un esempio per tutto il mondo.
«Passerò molto tempo in Europa. Qui c’è l’avanguardia del populismo. Sento il clima che portò all’avvento di Trump. Quest’elezione è cruciale per il movimento populista globale» aveva detto allora Bannon, lasciando intendere di aver avuto un ruolo nella nascita del governo gialloverde.
Alla Verità che gli ha ricordato che secondo Di Maio l’Italia deve poter fare affari con la Cina, Bannon ha detto che «il ministro Di Maio ha tutta la sofisticata finezza politica del cameriere che era». E anche che «in Italia esiste una combinazione letale: una miscela di politici e imprenditori corrotti che stanno cercando la partnership col partito comunista cinese».
Già a giugno, al Corriere della Sera, lo screditato consigliere di Trump, arrestato il 20 agosto e a piede libero dopo aver pagato una cauzione da 5 milioni di dollari, aveva detto che «Di Maio e i Cinque Stelle hanno ceduto al Partito comunista cinese, a una dittatura totalitaria, per i soldi e con imbarazzante ingenuità».