Il ritorno di Obama in FloridaIl finale cauto e con pochi comizi di Joe Biden sta mettendo in crisi la Trump coalition

Il candidato democratico continua a fare video dal suo seminterrato in Delaware, e ogni tanto va a fare qualche discorso in giro, ma in luoghi piccoli e ben distanziati. Cerca di non ammalarsi perché, al netto delle complicazioni mediche, il presidente lo massacrerebbe per le sue precauzioni fallite

Afp

Trump prevede un omicidio
«Tre settimane! Tre settimane e sparano a Joe e allora forza Kamala, tocca a te». La battuta di Trump, ieri in un comizio a Lansing, Michigan, sembra solo pessima, però dovrebbe servire a: (1) Convincere gli elettori che appena eletto Biden potrebbe in vari modi venire a mancare. Che un voto per lui porterebbe alla Casa Bianca in tempi rapidi una senatrice mezza nera e mezza indiana che vota sempre coi liberal. E (2) creare un clima di insicurezza intorno a Biden.

La frase di Trump può essere un incoraggiamento per le moltitudini di estremisti matti, nelle milizie paraterroriste o isolati, a pensare di sparare a Biden. Però anche (3) Trump mostra di credere in una presidenza Biden, per quanto breve.

Trump e le donne di colore
«Kamala, Kamala». È diventata un gag fissa: Trump pronuncia il nome con l’accento sulla seconda a, lo ripete molte volte, fa delle facce disgustate.

C’è una narrazione trumpiana su Biden decrepito/Kamala presidente socialista; soprattutto, Harris rende aggressivo il presidente, che pare non si trovi a suo agio con le donne di colore (nei comizi continua a chiedere se Alexandria Ocasio-Cortez è andata al college; è laureata alla Boston University, la sgradevolezza razzistasessista rimane; e poi ci sono i troll più infimi dell’area trumpiana che diffondono online cose su Malia e Sasha Obama, anche con photoshop brutti).

Finale cauto per Sleepy Joe
In questi mesi Joe Biden ha affidato buona parte della sua campagna elettorale a Donald Trump, e gli è andata bene. Trump malgestisce il Covid, si prende il Covid, crea focolai di Covid, prende in giro il resto del mondo che continua a parlare di «Covid, Covid, Covid», e non fa buone figure. Mentre Biden, come Trump ricorda sempre, fa video dal suo seminterrato in Delaware, e ogni tanto va a far comizi, ma piccoli e ben distanziati. Cerca di non ammalarsi perché, al netto delle complicazioni mediche, Trump lo massacrerebbe per le sue precauzioni fallite. Un altro incentivo a stare calmo, per il candidato democratico, sono i sondaggi stabili. Biden conduceva col 53 per cento contro il 43 di Trump (dato nazionale) prima dell’ultimo dibattito, è 53 a 43 anche dopo. Le oscillazioni stato per stato sono ansiogene ma simmetriche. Pochi giorni fa, stava andando bene negli Stati della Sun Belt e male nei tre Stati del Midwest che deve vincere. Ieri invece era in formissima, 51 per cento contro il 42-44 di Donald Trump, in Michigan-Pennsylvania-Wisconsin; ma era alla pari in Florida, Georgia, Arizona, Texas, un pari pessimista. E se questa fosse una finale di calcio, ora un telecronista democratico direbbe «adesso bisogna soffrire», ma come si soffre in tempo di pandemia. Non infettarsi, fare qualche discorso dal seminterrato e qualche comizio mirato: ieri in Georgia, e poi in Florida, di nuovo tra gli anziani.

La crisi della Trump Coalition
Era stata un’alleanza molto bianca, poco cittadina e abbastanza anziana a eleggere Trump l’altra volta. Stavolta però Biden vince tra gli over 65, con un vantaggio dai 5 ai 15 punti percentuali, e tra le bianche che sono andate al college con 25 punti, forse di più. Restano a Trump i maschi bianchi basici (tra loro è ancora in vantaggio) e la possibilità di sfottere Biden. Che però non è un bersaglio facile come Hillary Clinton, che era femmina, antipatica a quasi tutti, e indagata durante la campagna elettorale per le email. Mentre Biden non è emozionante, ma la maggioranza pensa sia un’ottima persona (anche gli account social che gli danno del pedofilo lo fanno ormai con meno convinzione).

Beto e Joe
A disturbare il finale di campagna bideniano, il più quieto di sempre, per indole età e pandemia, è Beto O’Rourke: insiste perché Biden vada in Texas. Ha fatto ieri un video, Beto su un prato, elegante in maglietta verde e mascherina intonata, in cui si ri-appella a Biden: dicendo che in Texas quest’anno sono primi per affluenza, che è merito dell’elettorato latino, che una vittoria è a portata di mano. Beto fa porta a porta distanziato, Michael Bloomberg ha dato altri 12 milioni per spot texani in tv, Kamala Harris arriva venerdì. Qualcuno prevede un comizio di Biden a sorpresa, altri dicono che l’entusiasmo pagherà nelle elezioni dopo queste, ma questa volta è difficile.

Giudici insediate
Amy Coney Barrett è ufficialmente il nono giudice della Corte Suprema. Ora che ha un posto sicuro ha abbandonato i vestiti rossi da Handmaid Sciura delle audizioni, e ha giurato in miniabito da cocktail (non si dovrebbe parlare di aspetto e outfit delle donne, ma a volte c’è un perché).

Lunedì sera, Trump l’ha esposta tipo trofeo, alla Casa Bianca, dal prediletto balcone. Da oggi, Barrett potrà occuparsi dello smantellamento dell’Obamacare (udienze previste a novembre), di eventuali risultati elettorali contestati (Trump la voleva insediata prima del voto). E di aborto (il super PAC democratico Meidas Touch ha prodotto uno spot terrificante in cui una madre che sta portando la figlia ad abortire oltreconfine e viene fermata dalla polizia stradale di notte e i poliziotti chiedono alla figlia se è incinta e finisce che stanno per arrestarla). E il 4 novembre, subito dopo il voto, si occuperà di una causa sul diritto di discriminare coppie gay e lesbiche nell’affido di minori (Barrett è stata nel consiglio di una scuola privata che non ammetteva insegnanti gay o bambini figlie di coppie dello stesso sesso, poi magari cambia idea).

Adolescenti premiate
A 17 anni, Darnella Frazier ha cambiato l’America con un video girato al cellulare. È stata lei a documentare il lento assassinio di George Floyd, soffocato per molti minuti dal poliziotto di Minneapolis Derek Chauvin. Dà lì è partita la più grande protesta per i diritti civili (e la più estesa presa di coscienza collettiva) dagli anni Sessanta. E ora il PEN America le dà un premio per il suo coraggio civico. La motivazione è commovente. La sintesi di Frazier è efficace: «Ho sperato che quel video portasse pace e uguaglianza. Stiamo stanchi di farci ammazzare dalla polizia».

First Daughters infuriate
Da giorni, tra i cartelloni luminosi iconici di Times Square a Manhattan ce ne sono due su Jared Kushner e Ivanka Trump. I coniugi consiglieri del presidente non ne escono bene: di Jared si cita la frase «i newyorkesi soffriranno (per la pandemia, ndr) ed è un problema loro». Ivanka è scontornata in posa da televendita accanto alle cifre continuamente aggiornate dei morti a New York e negli Stati Uniti. I tabelloni sono del solito Lincoln Project, gli ex bulli repubblicani che bullizzano Trump, e famiglia.

Jared e Ivanka hanno minacciato di fargli causa se non li tolgono. Quelli del Lincoln Project hanno detto di no, aggiungendo battute orrende. Sui legali della coppia, «i soliti avvocati dei Trump, che in genere vanno a pagare pornostar», mentre il Lincoln Project ha uno squadrone di esperti del primo emendamento. E sui futuri problemi di “Jivanka” in società: «Non vi inviteranno mai più al Met Gala», e questo per loro sarebbe brutto.

Florida Men, Obama a Orlando
«Obama. Orlando. Tuesday». La pubblicità su fondo blu è per un ex presidente che non deve chiedere mai. L’ansia che porta a mandare in Florida l’unico leader democratico carismatico è da campagna elettorale che ha paura di perdere lo Stato e schiera il pezzo migliore. Il presidente attuale non è contento dei comizi del predecessore, intanto.

Ossessionato com’è dalle dimensioni, Trump ha twittato che Obama attrae gruppi «VERY small (tiny)», mentre da Biden non va quasi nessuno. «Trump è geloso della copertura mediatica del Covid», ha ipotizzato Obama da Orlando (Trump ha replicato che quello di Obama era un discorso fake, qualunque cosa voglia dire). Obama l’ha detto subito dopo aver spiegato, a lungo e con dettagli, come votare in modo impeccabile per evitare che gli scrutatori scartino la scheda (il governo repubblicano della Florida pare sia impegnatissimo per Trump; e un ex presidente degli Stati Uniti che inizia ogni comizio dando consigli anti-soppressione fa riflettere, e altro).

Florida Men, Parscale ha twittato
L’ex campaign manager di Trump che ha dato di matto e perciò era stato arrestato in Florida ed è anche accusato di menare la moglie ed è indagato per aver sottratto decine di milioni alla campagna, è riapparso su Twitter.  Brad Parscale ha condiviso uno spot per Trump con un laconico «non è stato facile mettere tutto in 15 secondi»: lo spot inizia con un «solo tu puoi tenere uno zombie fuori dalla Casa Bianca», e si vede Biden in tre scene (in una bacia sulla guancia una ragazza), poi si vede Trump nello Studio Ovale che mostra una cosa da firmare. I commenti al tweet sono in maggioranza poco amichevoli. Molti ripropongono il video dell’arresto di Parscale in barba birra e braghette, con battute come «questi quindici secondi sono meglio».

Qualcuno suggerisce che Parscale abbia raggiunto un accordo con gli inquirenti e stia parlando di Trump.  Un altro twitta cinque foto di Trump con la figlia Ivanka in braccio, Ivanka è piccola solo in una. Molti lo prendono in giro perché si è lamentato coi poliziotti che lo arrestavano perché sua moglie non fa sesso con lui (intanto, Florida Men e Women votano numerosi; l’affluenza è già al 55 per cento, i democratici dovrebbero essere in vantaggio, ma nessuno capisce chi stia votando cosa).

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