Un uomo per tutte le stagioniChi è Marcello Semeraro, il vescovo che ha sostituito Becciu alla corte di Papa Francesco

Schivo e poco amante della ribalta mediatica, il nuovo prefetto di Congregazione delle Cause dei Santi appena nominato da Bergoglio sostituirà il porporato sardo da poco “decardinalizzato” dopo lo scandalo legato a un acquisto sospetto di un immobile di lusso a Londra

Afp

Ha pianto lacrime diverse da quelle, se ce ne sono state negli scorsi giorni, di Giovanni Angelo Becciu. Perché lacrime ha versato, a mezzogiorno dell’altro ieri, Marcello Semeraro, vescovo di Albano, nell’annunciare la nomina a prefetto di Congregazione delle Cause dei Santi al suo clero in ritiro nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo ad Aprilia.

Visibilmente commosso, per gioia o tristezza, vallo a sapere, il successore del porporato sardo, “decardinalizzato” per tre quarti da Francesco, ha così raccontato, tra lo stupore dei sacerdoti e del predicatore gesuita Gaetano Piccolo, di aver ricevuto il giorno prima una telefonata del Papa, che lo invitava a fare due chiacchiere da lui, e di aver replicato con la battuta: «Devo venire con l’avvocato?».

Nell’incontro pomeridiano a Santa Marta avrebbe così saputo da Bergoglio della nomina a prefetto: «Lo sai soltanto tu, perché non ne ho parlato con nessuno». Alle rimostranze legate all’età – Semeraro compirà infatti 73 anni il 22 dicembre – e al travolgimento di vita, dopo 16 anni di episcopato ad Albano, il Papa avrebbe risposto: «Anche io ho dovuto cambiare la mia vita a 77 anni». 

Con Semeraro, che resterà amministratore della diocesi suburbicaria di Albano forse per un altro anno, Francesco ha puntato su un uomo di provata fiducia. Già il 13 aprile 2013, un mese dopo l’elezione a pontefice, Bergoglio lo nominava infatti segretario dell’erigendo Consiglio dei Cardinali per aiutare il Santo Padre nel governo della Chiesa universale e per studiare un progetto di revisione della Costituzione apostolica Pastor Bonus sulla Curia romana. Più conosciuto come C8 e, poi, come C9 con l’inserimento di Pietro Parolin nel consesso, l’organismo è attualmente composto da sette porporati, sei dei quali (Rodríguez Maradiaga, O’Malley, Gracias, Marx, Bertello e il segretario di Stato) sono stati sempre ieri riconfermati da Francesco mentre la new entry è costituita dall’arcivescovo di Kinshasa Fridolin Ambongo Besungu. Ha preso invece il posto di Semeraro Marco Mellino, vescovo titolare di Cresima, finora segretario aggiunto dello stesso Consiglio.

Dopo poco più di due anni la Congregazione delle Cause dei Santi torna così saldamente nelle mani di un pugliese, dal momento che prima di Becciu ne era stato prefetto per un decennio il molfettese ratzingeriano Angelo Amato. E come il cardinale  salesiano, con cui condivide la passione per la teologia dogmatica, Semeraro ha un passato da docente universitario e prolifico autore di apprezzati volumi. Anche se, non senza una punta di quella pungente parresia toscana per cui era noto, il defunto tomista Brunero Gherardini, che ebbe l’allora don Marcello come assistente alla cattedra di ecclesiologia presso la Pontificia Università Lateranense, lo definiva «teologo di scarsa originalità e profondità». Giudizio, questo, forse inficiato dalle differenti concezioni di chiesa e, soprattutto, dalla negativa valutazione che l’ultimo rappresentante della cosiddetta Scuola Romana aveva di chi abbandonava la via del solo studio per accettare l’episcopato.

Come che sia, Marcello Semeraro ha dato prova di ben meritare i vari incarichi affidatigli negli anni. Nato a Monteroni di Lecce il 22 dicembre 1947 e formatosi presso il locale seminario diocesano e poi presso il Pontificio seminario regionale Pio XI di Molfetta, fu ordinato sacerdote dal vescovo Francesco Minerva l’8 settembre 1971. Vicerettore del seminario di Lecce e, successivamente, di quello regionale pugliese, ricoprì i ruoli di vicario episcopale per il Laicato e per il Sinodo diocesano nell’arcidiocesi di origine. Conseguiti i gradi accademici di licenza e dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense, è stato a lungo docente di ecclesiologia presso il medesimo ateneo romano.

Ma la vera ascesa per Semeraro è iniziata il 25 luglio 1998, quando fu nominato vescovo di Oria (Br) da Giovanni Paolo II. In quella veste partecipò nel 2001 alla X Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi su Il Vescovo: Servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo, di cui l’allora neo-cardinale Jorge Mario Bergoglio fu relatore aggiunto. Lo stesso Wojtyła lo trasferì, il 1° ottobre 2004, alla sede suburbicaria di Albano. 

Nominato nel 2009 da Benedetto XVI membro della Congregazione delle Cause dei Santi, Semeraro, che è fra l’altro consultore della Congregazione delle Chiese orientali, componente del Dicastero per la Comunicazione, amministratore apostolico dell’abbazia di Santa Maria di Grottaferrata e presidente del consiglio di Avvenire-Nei (Nuova editoriale italiana), ha saputo con lungimiranza e sagacia farsi apprezzare da tre pontefici così diversi tra di loro. A favorire ulteriormente Semeraro anche il carattere schivo e poco amante della ribalta mediatica a differenza di qualche altro capodicastero pugliese. Come anche, c’è da crederlo, il legame con un altro pezzo da ’90, originario dell’arcidiocesi di Lecce – e non solo perché tanti di anni ne ha compiuto il 6 settembre –: quel Salvatore De Giorgi, che già componente della Commissione cardinalizia d’inchiesta sullo scandalo Vatileaks, è stato, guarda caso, ricevuto da Francesco il 25 settembre scorso, all’indomani cioè della defenestrazione del cardinale Becciu.

 

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