Le battute sul 2020 hanno stancato almeno quanto il 2020 e in effetti mancava solo l’Asl di Napoli tipo Tar del Lazio o procura di Trani o Codacons a completare il quadro di un’Italia allo sbando, già provata dall’essere guidata da statisti del calibro di Giuseppe Conte e Rocco Casalino. Un paese che semmai dovrebbe prendersela con il 2001, l’anno in cui per inseguire la Lega di allora è stata approvata la riforma del titolo V della Costituzione che ha infelicemente delegato la gestione dei servizi sanitari alle Regioni, con i risultati che abbiamo visto durante la pandemia e stiamo continuando a vedere sui campi di calcio e nei bar dello sport.
Eppure in questo scorcio finale dell’anno orribile si sta concretizzando almeno una buona notizia: l’implosione del progetto eversivo dei Cinquestelle, pochi giorni dopo la loro grande vittoria referendaria contro la politica e il Parlamento.
Casaleggio e Di Battista hanno rotto con Di Maio e il resto del personale politico grillino, minacciando di fornire i servigi di Rousseau ad altri fessi ancora da individuare magari tra i percettori del reddito di ignoranza. Il grottesco comitato di garanzia del partito-movimento ha risposto al patron dei Cinquestelle spiegando che le accuse di Casaleggio sono «un’iniziativa personale e arbitraria» come se il loro dante causa fosse un tizio che passava lì per caso. A questo punto manca solo Beppe Grillo, per le comiche finali.
Comunque vada a finire la lotta intestina per spartirsi le briciole di potere grillino nella prossima legislatura, una cosa è certa: i Cinquestelle non esistono più, sono l’equivalente politico dei navigator, non esistono, andranno a scadenza naturale, come lo yogurt, e come lo yogurt andranno riposti nell’umido.
Va riconosciuto che un po’ è merito, forse involontario, del Pd alleato strategico, al cui fianco come d’incanto i piccoli masanielli grillini si sono trasformati in piccoli Roberto Speranza.
Occhio però adesso a non rianimarli. La strada per cancellarli dalla biografia della nazione è quella di mettersi finalmente a guidare la maggioranza di governo da persone adulte e di esercitare un’egemonia politica su Giuseppe Conte, come aveva fatto Salvini con il primo Conte ma stavolta senza decreti sicurezza (e, in prospettiva, anche senza Conte).