Dai medici ai privatiLa sanità lombarda è tutta da rifare, dice Beppe Sala

Il sindaco di Milano al quotidiano La Repubblica: «Non vedo alcun pensiero strategico in proposito venire fuori dalla giunta. Con il Pd lombardo invece stiamo lavorando ad una prima bozza di lavoro, sarà poi fondamentale che si faccia un’accurata lettura dei “bisogni” direttamente con i cittadini e nei vari territori»

«Come tutti, avrei voluto che questa angosciante pandemia non fosse esistita. Ma l’ho dovuta vivere. Ho fatto i miei errori, mi sono impegnato al massimo delle mie capacità, ho imparato. Il quotidiano ancora ci preoccupa, ma è tempo di guardare al futuro». Esordisce così il sindaco di Milano Beppe Sala nell’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica.

«Da cittadino lombardo dico che è tempo di ripensare la gestione della sanità lombarda» sgancia ancora Sala. La gestione dell’emergenza sanitaria ha infatti evidenziato, secondo il sindaco del capoluogo lombardo, «le difficoltà della sanità. Da ultimo con la vicenda dei vaccini antinfluenzali».

Una critica che colpisce a 360 gradi l’operato della giunta Fontana, accusata anche di poca collaborazione. «Non vedo alcun pensiero strategico in proposito venire fuori dalla giunta lombarda – puntualizza Sala. Con il Pd lombardo invece stiamo lavorando ad una prima bozza di lavoro, sarà poi fondamentale che si faccia un’accurata lettura dei “bisogni” direttamente con i cittadini e nei vari territori. Bisogna fronteggiare le sfide demografiche e sociali e saper cogliere le opportunità tecnologiche e di innovazione clinica che si stanno presentando. Qui serve un’universalità del servizio».

Sala specifica poi alcuni dettagli del piano su cui sta lavorando: «Al primo punto – e ne abbiamo cinque ben precisi – l’istituzione di un’Agenzia per il governo della sanità. Ci devono essere chiare responsabilità e competenze di ogni attore del nostro sistema sanitario. Altre Regioni, per esempio Veneto e Lazio, hanno già implementato sistemi simili. Quest’Agenzia, che può anche assumere la forma di Azienda pubblica, avrà la responsabilità di coordinare tutto il sistema e di governare anche l’offerta del privato accreditato da una posizione di forza e competenza. Inoltre, l’Agenzia potrà farsi carico di gestire gli acquisti sanitari e i concorsi per il reclutamento del personale. Al fianco di essa abbiamo poi bisogno di un soggetto che si occupi veramente di innovazione, ricerca, telemedicina e incrocio e valorizzazione dei big data. Anche da qui passa la sostenibilità di un vero progetto di riforma» continua ancora.

Un connubio tra pubblico e privato che rischia però di infiammare vecchie ferite, come il caso giudiziario di Roberto Formigoni. «Infatti va riequilibrato il rapporto e va introdotto un sistema di rimborsi al privato che non si basi solo sulla fatturazione della singola prestazione, ma che tenga conto del risultato dell’intero percorso di cura – risponde Sala. Cioè, per esempio, l’80% del rimborso è sulla prestazione effettuata dall’ospedale privato convenzionato, ma il restante 20% viene liquidato alla dimostrazione del risultato della cura».

Per quanto riguarda gli altri punti del suddetto piano, uno riguarderà i medici di base. «Che non riescono a fare bene il loro mestiere – esorta Sala. A Milano l’età media dei medici di base è di 59 anni e assistono mediamente 1.400 persone. La loro figura in Lombardia è stata sempre più marginalizzata e non sono mai stati coinvolti nei processi di cambiamento. Per questo si sentono avulsi dal sistema».

Perciò bisogna investire «di più su di loro, sia riducendo il numero medio dei pazienti, sia nella formazione. E poi bisogna tornare a investire sui Consultori, abbiamo perso negli anni un pezzo importante della nostra sanità territoriale» aggiunge. Lasciandosi poi andare a un consiglio rivolto al premier Conte e alla questione dei numerosi Dpcm: «Possono essere anche necessari. Ma fossi il Presidente del Consiglio, lascerei spiegare in tv il Dpcm ad altri e farei una relazione più di visione alla nazione».

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