Sono soltanto due i leader del mondo occidentale che promettono l’arrivo del vaccino nelle prossime settimane, uno è Donald Trump l’altro è Giuseppe Conte. L’analisi politica sul presidente del Consiglio italiano si potrebbe concludere qui. Ma mentre il presidente americano racconta frottole per provare a convincere in extremis milioni di allocchi a non cacciarlo dalla Casa Bianca, il nostro premier millanta la soluzione vaccino senza un vero motivo sensato, se non quello per cui nell’epoca della post verità e delle fake news non contano più i dati di fatto ma si premia soprattutto chi la spara più grossa.
Conte, infatti, è tranquillo al comando nonostante il favoloso nulla che ha fatto dopo il lockdown di marzo per non farci trovare di nuovo impreparati: ricordate la fase due, le task force, la passerella degli Stati Generali, il modello italiano e tutte le altre fregnacce, comprese le rassicurazioni da buon padre di famiglia con cui escludeva l’imposizione del secondo lockdown?
Non era vero niente. Conte non ne aveva idea, non ne ha mai avuto idea e continua a non averne. Il vaccino è ancora in fase sperimentale e, per quanto sia a buon punto, a dicembre Conte non avrà da somministrare nemmeno il normale antinfluenzale che prima di lui c’era e ora non più e nessuno sa spiegare perché.
È davvero inspiegabile che qualcuno possa ancora dare credito a un signore che a gennaio diceva che eravamo pronti, che a maggio parlava di fase due, che ora dice che stiamo per essere inondati dai vaccini e che ha rifiutato i soldi del Mes con cui avrebbe potuto comprare tamponi e reagenti, oppure il macchinario per processare i test con cui l’epidemiologo Crisanti a marzo ha salvato il Veneto dalla prima ondata, e anche assumere medici e infermieri e personale sanitario che avrebbero potuto tracciare e testare e trattare magari a domicilio e in modo immediato i sospetti positivi e quindi contenere l’epidemia per non trovarsi a ottobre, di nuovo, con la crescita esponenziale dei contagi.
Conte ha sprecato tutto, tempo e denaro, oltre che la pazienza di tutti, occupandosi di bonus monopattino e di altre facezie, tra cui i fantomatici ristori, e assicurando di aver risolto il problema epidemiologico con i banchi a rotelle rimirandosi sui soffietti orchestrati da Rocco Casalino sui giornali compiacenti.
Il nuovo lockdown 2 servirà come il primo a rallentare la diffusione dei contagi, ma Conte e i suoi ancora una volta non faranno niente per provare, quando si sarà riabbassata la curva, a convivere col virus. O pensate che oltre al dpcm settimanale il premier si occuperà di organizzare una risposta efficiente per tracciare, testare e trattare il contagio? Non lo farà nemmeno questa volta, tanto assicura che a momenti arriverà il vaccino, col risultato che a febbraio molto probabilmente ci ritroveremo a dover affrontare una terza ondata di contagi-dpcm-lockdown.
L’altra cosa sconcertante detta da Conte alla Festa dell’ottimismo del Foglio, in realtà un rave dell’ottimismo di governo, dopo quella sui vaccini che nessun leader europeo serio e credibile è stato così mitomane da annunciare, è la promessa di preparare un piano per la distribuzione del vaccino-che-non-c’è ovvero la conferma che nonostante sostenga sia pronto tra un mese ancora Conte non ha ancora fatto nulla per organizzare la somministrazione delle dosi ai first responder, figuriamoci poi alla popolazione.
Insomma, i tamponi non ci sono, i laboratori scarseggiano, l’app Immuni non notifica sempre tutti i contatti e quando lo fa non scatta un sistema immediato di test e di tracciamento, ma lascia i cittadini in balìa di sé stessi e dei centralini delle Ats o come si chiamano. Ma diavolo ha fatto Conte in tutto questo tempo? Almeno Speranza ha scritto un libro.
Da prima della pandemia, su Linkiesta sosteniamo quanto sia necessaria la nascita di un’alleanza contro gli stronzi populisti e sovranisti, non importa se di sinistra o di destra o del web. Da quando c’è il virus l’ingresso degli adulti nella stanza dei bottoni è diventato ancora più urgente e qualcosa, grazie alle istituzioni e ai leader europei, in effetti è stata fatta (Mes, Recovery, Sure eccetera).
Ma politicamente in Italia siamo fermi al punto di partenza, senza speranza e con una classe dirigente imbarazzante e un’opposizione se possibile di più. E tutto questo nonostante il disfacimento del movimento anti casta, il cedimento strutturale dell’alleanza strategica, l’ormai insopportabile nenia di Conte, la conclamata pochezza di capitan quaquaraquà e l’impresentabilità nostalgica di Lady Meloni.
Eppure sono ancora loro a indirizzare il dibattito politico, chiamiamolo così, con il taglio dei parlamentari e le polemiche da scuole medie, senza che nessuna forza politica e nessun media li costringa a mettere il paese davanti agli interessi di parte per orchestrare una risposta nazionale da nazione seria. Invece siamo arrivati alla seconda ondata di contagi con la maggioranza e con l’opposizione che continuano le schermaglie becere da trash show e altri giochetti.
Matteo Renzi si arrabatta dentro la maggioranza cercando con alterne fortune di smuoverla, Carlo Calenda dice le cose giuste ma è da solo con il suo account Twitter, Marco Bentivogli ci prova col progetto Base, Carlo Bonomi prova a dare la scossa agli industriali ma senza efficacia, Paolo Gentiloni a Bruxelles è uno dei pochi affidabili ma si muove col passo felpato del burocrate e non del leader politico, l’opposizione di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova è l’unica coerente e sensata, ma tutti insieme non arrivano al dieci per cento, e non sono nemmeno tutti insieme, anzi marciano divisi verso un grottesco annientamento reciproco.
In questa situazione da ground zero della politica italiana non resta che sperare nel primo vaccino disponibile, quello che potrebbe somministrare Joe Biden martedì notte in America, ma il virus Trump purtroppo non è stato affatto debellato e la sua ancora possibilissima seconda ondata sarebbe altrettanto devastante quanto quella del Corona.