Ho passato la giornata di ieri a cercare qualche indignato americano che stigmatizzasse il privilegio di Meredith Grey, ma ho trovato solo italiane indignate per il privilegio di Chiara Ferragni.
È successo questo: che l’altroieri la Ferragni ha fatto un’ecografia. L’ha postata su Instagram, giacché viviamo un tempo così, in cui gli esami clinici fanno parte dell’album di famiglia, e l’album di famiglia, come tutto, è pubblico.
Giacché nella foto in cui rimiravano il feto si notava l’inconfondibile braccio tatuato del marito, sotto al post c’era un’infinità di commenti risentiti, sintetizzabili in: la Ferragni sì perché è famosa, e le altre mamme poverine tutte sole perché il dpcm dice che alle visite preparto il padre non può entrare.
Non divagherò mettendomi a stigmatizzare quest’usanza di farsi tenere la mano mentre un ginecologo t’infila attrezzi su per gli orifizi, ho sì un debole per le cause perse, ma fino a un certo punto.
Ma, se si frequentano i gruppi di mamme, il tema «La Ferragni sì e io no» non è nuovo.
Un paio di settimane fa un gruppo piuttosto affollato di mamme milanesi (ventottomila e spicci iscritte) pubblicava due foto, uscite su un rotocalco, dei coniugi Ferragni che andavano a fare un’altra ecografia. «I papà non famosi restano fuori», esortava all’indignazione una delle mamme, che come foto profilo ha un’immagine delle nozze.
È la prima volta nella storia dei social che vedo aizzare un’indignazione senza ottenere quasi nessun risultato: un miracolo, o un trucco di radianza. Sotto ci sono 314 commenti, e due terzi sono come la selezione che vi ricopio.
«Se la visita è privata si può fare. Allora dovresti prendertela anche con tutte le famiglie che possono permettersi di pagare la visita privata e non solo con le persone che vengono spiattellate sui giornali».
«Mio marito è entrato per la morfologica a inizio ottobre. Se la visita è privata è a descrizione del medico». (Intende «discrezione», ma ora non cavilliamo).
«Anche il mio ginecologo ha lo studio lì. Lui personalmente non faceva e non fa entrare alcun accompagnatore ma so che per altri ginecologi è a loro discrezione far entrare o meno l’accompagnatore».
«Io sono andata con marito a seguito mercoledì. È a discrezione del medico che ti segue e in quale struttura vai».
«Ma io al san Giuseppe faccio visite con servizio sanitario nazionale e non ho mai avuto problemi nel far entrare il mio compagno».
Eccetera.
Poiché però c’è anche una frazione di «no, mio marito non l’hanno fatto entrare, non è vero, raccomandati, violazione dei diritti umani, interrogazione parlamentare», ragionevole è il sospetto che, come spesso accade nella nostra ridente nazione, semplicemente ognuno applichi le regole a modo suo, e quindi non ci sia una compattezza nel non fare entrare i padri infranta solo per i coniugi Ferragni.
A proposito dei quali il commento più a fuoco mi pare «ma uno con i soldi che ha potrà farci il cacchio che vuole? Se mi voglio pagare una visita privata lo faccio. E mio marito entra e il resto del mondo muto!».
Alla fine la questione è quella, per quanto la postatrice indignata vada a rispondere a ogni commento di madre che sbuffa per la polemica inutile con lo stesso penzierino senza virgole: «Naturalmente chi non è coinvolto in prima persona o non ha avuto brutte esperienze con una gravidanza da sentire il bisogno di avere la vicinanza di una persona cara durante una visita o chi è privo di sensibilità non può capire».
Se non sei madre non puoi capire, se non sei dolente non puoi capire, se non sei vittima di questa gravissima discriminazione non puoi capire. Se non sei rimasta senza pane non puoi capire quanto ti facciano soffrire le brioche che mangiano dentro a Versailles, tra una morfologica con accompagnatore e l’altra.
Ma a me, madre dolente costretta a fare l’ecografia da sola, cosa cambia se invece la Ferragni no? Attenuerebbe la mia sofferenza sapere che Chiara la milionaria sta soffrendo con me? Sì, d’accordo, la legge è uguale per tutti, ma seriamente: stiamo chiedendo a gran voce il male comune onde bearci nel nostro mezzo gaudio? E anche: ma finora pensavamo di giocare alla pari con Chiara Ferragni, fosse pure nel campionato delle ecografie?
(Non sarò io a dire che il marito della dolente postatrice non l’hanno fatto entrare perché nella foto nuziale ha una giacca viola coi revers lucidi probabilmente incompatibile coi protocolli sanitari oltre che con quelli estetici. Non l’ho detto).
Tra l’altro non c’era giorno più sbagliato per questa polemica. In un qualunque altro giorno, il marito della Ferragni avrebbe arringato l’internet facendo almeno tre dozzine di video controindignati, in cui ribadiva il proprio essere onesto e probo e rispettoso delle regole. Ma ieri aveva da promuovere una qualche iniziativa di beneficenza e s’illudeva che, se non andava fuori tema, non ci distraessimo.
Intanto giovedì sera, nei televisori americani, Meredith Grey rivedeva Derek. Che può sembrarvi roba da poco solo se, oltre a non aver mai visto Grey’s Anatomy, disprezzate i consumi culturali che non siano il Canone di Pachelbel e quello di Harold Bloom, e il vostro cervello ha tenacemente mantenuto una verginità rispetto allo psicodramma che fu la morte di Derek e la vedovanza di Meredith.
Meredith ha rivisto Derek; giacché, quando riparti con le puntate d’una serie ospedaliera in pieno virus, devi darmi un’ottimissima ragione per guardare medici bardati da virus che si disperano perché non hanno attrezzature, e si disperano perché non sanno come salvare i pazienti, e si disperano perché i pazienti muoiono in solitudine.
Gli sceneggiatori avevano solide ragioni per voler distinguere il loro polpettone sentimentale da un reportage da newsmagazine, tuttavia ciò costituisce una grave violazione delle pari opportunità di noialtre, che i morti non possiamo rivederli neanche quel quarto d’ora che ci servirebbe a dir loro le cose che non abbiamo fatto in tempo a.
Si potrebbe obiettare che no, per i privilegi di Meredith Grey non c’è ragione d’indignarsi, giacché Meredith Grey è un personaggio di fantasia. Ma a voi Chiara Ferragni sembra un personaggio della realtà?