Non ho mai letto un articolo sul virus. Mi compaiono in continuazione, su Twitter, il posto dove ormai la gente litiga dandosi del negazionista o dell’allarmista come una volta diceva «juventino» o «interista» (sottinteso in tutti e quattro i casi: di merda); mi compaiono, ma non ne ho mai cliccato uno.
Non so un nome di medico di quelli intervistati negli ultimi otto mesi (a parte Burioni, che conoscevo già): non so chi appartenga a quale corrente, allarmisti, negazionisti, periodo blu, periodo rosa.
Non so la differenza tra virologo ed epidemiologo (ma mi par d’intuire che, se c’è da riempire mezza pagina, nei giornali monografici degli ultimi otto mesi vada bene intervistare sul virus anche un igienista dentale).
Non ho mai ascoltato il bollettino dei morti o degli infetti o di cos’era, quello che in primavera andava in onda alle sei, un Sanremo quotidiano che tutti i miei amici commentavano con gran ardore, come se conoscere i numeri d’una pandemia potesse fare una qualche differenza nelle loro vite (lo so, lo so: neanche le canzoni di Sanremo ne fanno – ma almeno rallegrano).
Quando mi dicono «Burioni ha twittato che la gente muore di virus e il suo ospedale ha fatto un comunicato per dissociarsi», quindi, io e la mia verginità mentale reagiamo come sempre davanti alle bizzarrie italiane: eh, ci vorrebbe Monicelli.
Solo che ormai i sospiri «dov’è la commedia all’italiana, perché si fa fregare il lavoro dalla realtà, che fine ha fatto Virzì, la sua voglia di lavorare ha forse preso una china corradoguzzantiana?» sono non più quotidiani ma orari. C’è una notizia assurda ogni ora, l’avrete notato.
C’è il commissario calabrese che non sapeva di dover fare un piano per il virus anzi no lo sapeva e l’aveva pure fatto ma era drogato quando l’hanno intervistato.
Ci sono le Nuove Brigate Rosse (e poi cosa, i Nuovi Cugini di Campagna?) che vogliono che la smettiamo con le mascherine (torniamo ai passamontagna).
C’è il ciondolo antivirus – che quando ho visto il video, non essendo fisionomista e non conoscendo nessuno, pensavo fosse un’altra polverina sciolta nel bicchiere del commissario calabrese, invece no, il mago do Nascimento che ci possiamo permettere questa settimana fa parte della classe dirigente pugliese (sarà questa, la questione meridionale?).
C’è (sempre su Twitter, non luogo in cui converge tutto il tempo perduto che nessuno ricercherà mai) la tizia con l’amico biologo che le ha detto che il vaccino modifica il dna; e ci sono i millemila tizi che accorrono a insultarla, giacché abbiamo deciso che una sconosciuta che scrive una stronzata su un social non è una che dice una roba al bar e amen, no, è il maestro Manzi in diretta nazionale, chiunque abbia un account social ha il dovere d’indicarci la via la verità e la vita; c’entrerà pure il lockdown, col pil che crolla, ma anche il fatto che passiamo le giornate a fare la polizia delle opinioni sbagliate tutto ’sto tempo per essere produttivi non ce lo lascia.
E c’è il vaccino in polvere, per risolvere il problema dei non abbastanza frigoriferi per conservarlo; un po’ come quelli che a marzo compravano il lievito per le torte e ci facevano la pizza: ci si arrangia con quel che si trova, che si ha, che ci si può permettere.
Poi, naturalmente, ogni sceneggiatore vi spiegherà che mica si usa un solo spunto.
Uno bravo mescolerebbe tutto.
Farebbe rapire Burioni dalle Nuove Brigate Rosse (il cui capo non può che essere uno degli eredi Tognazzi, lancio della monetina tra Ricky e Gianmarco), che così dimostrerebbero che le forze dell’ordine, troppo impegnate a farci indossare mascherine, non riescono a sventare i rapimenti (come si cattura un ostaggio in tempi di distanziamento?).
Userebbe come pendolo per rintracciare il covo dei rapitori il ciondolo che tiene lontano il virus, venduto in confezioni da tre da una qualche influencer su Instagram, una di quelle che promuovono barrette dietetiche e se prendono un caffè pur di non pagarlo taggano il bar (lo so, come sono antiquata: faccio riferimento a cose ormai impossibili quali prendere il caffè al bar, tanto varrebbe citassi macchine per scrivere e carrozze a cavalli; un film in costume, ora che ci penso, può essere la soluzione).
Nella diretta di Barbara D’Urso in cui si fa appello ai rapitori, irromperebbe l’amico biologo, che si scoprirebbe essere in realtà uno che, non riuscendo mai a vincere una partita a L’allegro chirurgo, si è fatto regalare un kit del piccolo biologo. Ha otto anni, e in realtà non è amico della tizia che ci ha svelato su Twitter i danni del vaccino, ma compagno di scuola di suo figlio. (I danni dell’avere tenuto aperte le scuole elementari).
A questo punto manca solo il calabrese drogato per fargli fare brutta figura alla televisione, proprio la sera in cui tutte le zie al paese lo guardavano.
Se avete visto “Perfetti sconosciuti” avete già capito l’espediente: era tutto un sogno.
Era il calabrese che in realtà non era stato drogato, aveva solo mal digerito i peperoni e, in uno stato di confusione mentale, aveva sognato piani sanitari non ultimati e ciondoli fatati, nuovi brigatisti che vendono barrette dietetiche su Instagram e biologi senza laurea, pane fatto in casa col vaccino in polvere e brigatisti che cantano “Anima mia”.
Come scena finale proporrei Burioni che, fuggito appena in tempo dal sogno calabrese, si sveglia a casa sua, e non era stato rapito, non l’avevano drogato, e neanche si era mai confrontato via Twitter sui protocolli sanitari.
Giacché – lieto fine – si era svegliato in un mondo adulto, e nel mondo adulto si fanno un sacco di cazzate, si sbaglia da professionisti, magari ogni tanto si forniscono comunque spunti comici, ma di sicuro non si sta su Twitter. Che tu sia medico, brigatista, amico di biologo, o cugino di campagna.