Ambiente tossicoGli europei continuano a respirare aria insalubre in città

Nonostante siano stati raggiunti piccoli miglioramenti, il ritardo dell’Unione nella riduzione dell’inquinamento atmosferico sta avendo ripercussioni su salute e ambiente, come attesta l’ultimo rapporto annuale dell’Agenzia europea dell’ambiente

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La maggior parte degli europei urbanizzati continua a respirare aria insalubre. E i singoli Stati non riescono a gestire né a prevenire il problema, cioè tenere a bada le emissioni tossiche.

È il quadro che emerge dall’ultimo rapporto annuale dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea la sigla in inglese) sullo stato della qualità dell’aria in Europa. Pubblicato lo scorso 23 novembre, il report fornisce dati relativi al 2018, pur includendo riferimenti dell’impatto della pandemia sull’inquinamento nella primavera del 2020.

Nonostante un miglioramento generale della qualità dell’aria in Europa, raggiunto grazie a misure adottate nei settori del trasporto su strada e dell’energia, le riduzioni delle emissioni procedono a rilento, soprattutto nell’ambito di agricoltura, edilizia e riscaldamento domestico. E l’inquinamento atmosferico continua così sia a compromettere direttamente la salute umana quanto a costituire un problema anche per gli ecosistemi naturali e la biodiversità, inducendo l’acidificazione di acqua e terra, danneggiando le colture agricole e le foreste, minacciando la produzione alimentare e influenzando il clima.

Prendendo ad esempio uno degli inquinanti atmosferici più impattanti, ciò che emerge dalla valutazione dell’Eea è che nel 2018 l’esposizione al particolato fine ha causato circa 417mila decessi prematuri in 41 Paesi europei. Di questi, 379mila sono stati registrati nei paesi dell’Unione più il Regno Unito: 54mila sono attribuiti al biossido di azoto (NO2) e 19mila all’ozono troposferico (O3).

Il rapporto dell’Eea mostra che le strategie europee – come il miglioramento delle politiche ambientali e climatiche – e le riduzioni delle emissioni in settori da sempre molto impattanti su salute ambiente hanno, in parte, migliorato la qualità dell’aria in tutta Europa. Dal 2000 le emissioni dei principali inquinanti atmosferici provenienti dai trasporti sono diminuite nonostante la crescente domanda di mobilità e il conseguente aumento delle emissioni di gas a effetto serra del settore così come quelle determinate dall’approvvigionamento energetico. Questo ha permesso di registrare nel 2018 una diminuzione dei decessi prematuri provocati dall’inquinamento da particolato rispetto al 2009 di 60mila persone. Per quanto riguarda il biossido di azoto, la riduzione è stata ancora maggiore: nell’ultimo decennio il calo dei decessi prematuri ad esso attribuibili è stato del 54%.

Tuttavia, come suddetto, i miglioramenti raggiunti non sono sufficienti ma, anzi, devono rappresentare uno stimolo per alzare l’asticella. Nel 2018, ad esempio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania e Italia hanno violato i limiti legali europei per l’inquinamento da particolato fine nonostante quelli suggeriti dall’Unione siano tuttora più permissivi rispetto alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) – peraltro rispettate solo da Estonia, Finlandia, Islanda e Irlanda.

Virginijus Sinkevičius, Commissario europeo per l’ambiente, ha riconosciuto la necessità di ridurre ulteriormente l’inquinamento atmosferico assicurando che questo problema sarà affrontato dal prossimo piano d’azione sull’inquinamento zero nell’ambito del Green Deal europeo. «Il numero di decessi prematuri in Europa dovuti all’inquinamento atmosferico è ancora troppo elevato. Con il Green Deal europeo ci siamo posti l’ambizioso obiettivo di ridurre a zero tutti i tipi di inquinamento. Se vogliamo riuscirci e tutelare sotto tutti gli aspetti la salute delle persone e l’ambiente, dobbiamo ulteriormente ridurre l’inquinamento atmosferico e conformare le nostre norme di qualità dell’aria alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. Esamineremo questo aspetto nel nostro prossimo piano d’azione».

Le maggiori perplessità che provengono soprattutto dalle organizzazioni ambientaliste riguardano gli Stati membri, colpevoli di trascurare le leggi europee per ridurre l’inquinamento atmosferico, ma anche la stessa Commissione europea, rea di ritardare le azioni di infrazione contro di loro. «La direttiva sui limiti nazionali di emissione (Nec) – si legge in una nota dell’Eea – richiede ai governi nazionali di dettagliare i programmi che mostrano come raggiungeranno gli obiettivi di riduzione delle emissioni per cinque inquinanti entro il 2020 e il 2030. Tuttavia, un anno e mezzo dopo la scadenza e con il 2020 quasi finito, il piano italiano è ancora una bozza, mentre Grecia, Lussemburgo e Romania non l’hanno proprio presentato».

«Di quanti campanelli d’allarme hanno bisogno prima di affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico? – si chiede Margherita Tolotto dell’Ufficio europeo dell’Ambiente (Eeb) – Il loro ritardo ci sta costando la salute e un ambiente sicuro. Sanno cosa è necessario fare per migliorare la qualità dell’aria: energia più pulita e produzione industriale, trasporti più verdi e intelligenti e agricoltura sostenibile».

Un’aria insalubre compromette anche la nostra capacità di combattere le infezioni polmonari, come quella del Covid-19, rendendoci più vulnerabili. «Ecco perché affrontare oggi l’inquinamento atmosferico ci aiuterà a rendere il mondo post-coronavirus più sano, sicuro e resiliente», sottolinea Roberta Arbinolo, Responsabile delle comunicazioni dell’Eeb. Come tutti ricorderanno, durante la scorsa primavera le misure di blocco attivate dal lockdown hanno portato a una significativa riduzione dell’inquinamento dell’aria, in particolare nei settori del trasporto stradale, aereo e marittimo. Tuttavia, con il termine delle restrizioni, l’inquinamento è tornato ai livelli precedenti. Eppure disporre di un’aria pulita senza tornare in lockdown è possibile ripensando i sistemi energetici, industriali, di trasporto e di agricoltura. Solo così il sogno di un’Europa meno inquinata e più sana può diventare realtà.

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