Magre consolazioniI bar e i ristoranti dei film dove si può ancora andare (rimanendo sul divano)

Non sappiamo molto altro, ma di sicuro ci attendono serate casalinghe e cene homemade. Solo il cinema ci può salvare, ricordandoci quanto è bello aprire un menu e attendere che tutto accada

«Se non puoi viaggiare fisicamente, puoi sempre viaggiare con la fantasia» è un’ovvietà bell’e buona, ma in tempi di magra come questi occorre farsela bastare. Tradotto, se vi manca andare fuori all’aperitivo, a cena o per un drink; non preoccuparvi di nulla se non d’ordinare; essere serviti (e se va bene riveriti); avventarvi sull’ultimo boccone consapevoli che non dovrete lavare i piatti o avviare la lavastoviglie (avviarla è nulla, ma vogliamo parlare dell’odiato svuotamento?), per non trovarvi a patire un’immensa frustrazione per almeno un mese potete mettere in atto alcune strategie alternative. Tipo ripiegare sul pranzo, trasformandolo nella nuova cena, e la sera – anziché sbattere la testa contro al muro per la disperazione – (ri)vedere i bar e i ristoranti che sono stati teatro di scene passate alla storia del cinema. Alcuni sono diventati delle vere e proprie mete di pellegrinaggio, altri erano già piuttosto noti prima, altri ancora invece rimangono appannaggio dei cultori: c’è di positivo che, per farci un salto, non sarà affatto necessario alzarsi dal divano. I pigri qui ringrazieranno.

New York Bar, Park Hyatt TokyoLost in Translation

Dove Bob (Bill Murray) e Charlotte (Scarlett Johansson) s’incontrano per la prima volta e dove continueranno a tornare, sconfitti nella loro personale battaglia contro l’insonnia e la solitudine. Alle loro spalle, le pareti a vetrata che regalano un panorama mozzafiato della capitale giapponese – siamo al 52esimo piano dell’hotel – e l’immancabile piano bar, per evocare ancora di più (come se ce ne fosse bisogno) lo spirito della città da cui prende il nome, quella che non dorme mai. E che nel meraviglioso film di Sofia Coppola si trasforma in una specie di profezia che si auto-avvera.

Restaurant Le PolidorMidnight in Paris

Nel film del 2011 di Woody Allen, Gil (Owen Wilson) è uno sceneggiatore in crisi che – in vacanza a Parigi con la fidanzata – ogni notte a mezzanotte viene magicamente trasportato negli anni ’20. Una sera visita il ristorante Le Polidor e incontra il suo idolo, Ernest Hemingway (Corey Stoll): una cosa tutto sommato non troppo distante dalla realtà in quanto lo stesso Hemingway, James Joyce e altri scrittori hanno effettivamente frequentato il vero locale durante le loro avventure parigine. Aperto dal 1845, il Le Polidor è un’istituzione che serve cucina 100% francese e offre tavoli condivisi, senza che sia necessaria la prenotazione: «Venez quand vous voulez, comme vous voulez, nous vous trouverons une table!». Mangiare di fianco a uno sconosciuto, che nostalgia.

L Street TavernWill Hunting – Genio ribelle

Prima di diventare famosi, Ben Affleck e Matt Damon non erano altro che due normalissimi ragazzotti di Boston, che frequentavano la L Tavern per bersi una birra e guardare le partite dei Bruins o dei Red Sox. Nel film del 1997, diretto da Gus Van Sant e interpretato nonché scritto dagli stessi Damon e Affleck, i due protagonisti si ritrovano sempre lì, in quel bar all’angolo tra L ed East 8th Street, per rendere omaggio al luogo che costituiva una specie di rifugio in tempi più difficili e decisamente meno felici. Perché nella vita – qualsiasi cosa accada – non bisogna mai dimenticare da dove si viene.

Kansas City BarbecueTop Gun

La leggenda narra che, mentre era a San Diego, il location director della Paramount andò per caso al Kansas City Barbeque per una birra: l’atmosfera gli piacque al punto da parlarne al regista Tony Scott, che a sua volta chiese ai proprietari di chiuderlo per un giorno in modo da poterlo utilizzare durante le riprese. E così, il ‘Top Gun Bar’ è diventato uno dei luoghi più iconici della città, grazie alla scena in cui Tom Cruise (Maverick) e Anthony Edwards (Goose), insieme a Kelly McGillis e Meg Ryan, cantano Great Balls of Fire di Jerry Lee Lewis. Il ristorante esiste dal 1983, ma dal 1986 – più che un locale specializzato nel barbecue di carne affumicata lentamente nello stile di Kansas City – è una sorta di ‘santuario’, che si dichiara per altro «proud supporter of our Military troops». Non solo un monumento al film, dunque, ma pure alla coerenza.

Katz’s DelicatessenHarry, ti presento Sally…

Tre anni dopo Top Gun, ritroviamo Meg Ryan nella commedia di Rob Reiner, scritta da Nora Ephron, che le regalerà la fama mondiale: se scrivo ‘fingere un orgasmo’ cosa vi viene in mente? Ecco. La memorabile scena, che si conclude con una altrettanto memorabile battuta («Quello che ha preso la signorina») fu girata da Katz’s Delicatessen, un’istituzione del Lower East Side newyorchese, situata in East Houston Street. Una storia che inizia nel 1888, come Iceland Brothers, trasformato poi in Iceland and Katz nel 1903, divenuto infine Katz’s Delicatessen nel 1910. Ristorante e tavola calda specializzato in piatti legati alla tradizione ebraica, in stile casherut, vanta da sempre in grande cavallo di battaglia: il pastrami rye, un sandwich al pastrami servito con pane di segale, un velo di senape e cetriolini sott’aceto. Sul fatto che sia delizioso non ci piove, ma non credete a chi vi vorrà convincere dei suoi poteri afrodisiaci.

21 ClubWall Street

Si tratta di un raffinatissimo ristorante di New York, oggi parte del gruppo Belmond, dove

hanno cenato celebrity del calibro di Alfred Hitchcock, Dorothy Parker, Humphrey Bogart, Harrison Ford, oltre a un numero imprecisato di politici, scrittori e sportivi. È anche dove lo squalo Gordon Gekko (Michael Douglas) porta a cena il novellino Bud Fox (Charlie Sheen): a cena per l’appunto, ché «Il pranzo è per chi non ha niente da fare!». Dopo avergli detto senza troppi giri di parole che indossa un completo orrendo, Gekko gli ordina una tartare, e sui mille significati che assume quel mucchio di carne cruda nel piatto, fissato con insistenza dall’ancora sprovveduto Bud, ci si potrebbe scrivere almeno un saggio breve.

Cafe LaloC’è posta per te

Scritto e diretto da Nora Ephron, il film del 1998 è un remake del classico di Ernst Lubitsch, Scrivimi fermo posta, adattato alle (allora) nuove tecnologie: mail anziché fermo posta. Con protagonisti Tom Hanks e Meg Ryan (aridaje), la pellicola è abbastanza trascurabile, uno dei pochi motivi per cui val la pena ricordarla è l’incontro tra Joe e Kathleen, che avviene in questo iconico caffè dell’Upper West Side newyorchese. Le grandi porte finestre che partono dal pavimento e arrivano fino al soffitto, il muro di mattoni a vista, i tavolini in marmo: il Cafe Lalo era già parecchio amato come pre e post teatro, per un dessert veloce o un caffelatte, oltre che per il brunch, che dura fino alle 16 ogni pomeriggio. Dopo l’uscita di C’è posta per te, pare che il numero di avventori solitari (e speranzosi) sia aumentato esponenzialmente, tanto da auto-proclamarsi «The most famous cafe in NYC».

Bistrot La ReinassanceBastardi senza gloria

È qui che Shosanna (Mélanie Laurent) incontra per la prima volta l’eroe di guerra tedesco Frederik Zoller (Daniel Brühl), che la condurrà dritta al suo obiettivo: incontrare Hans Landa (Christoph Waltz), il colonnello nazista responsabile della morte dei genitori. Ovviamente stiamo parlando di Bastardi senza gloria, settimo (incredibile) film di Quentin Tarantino, fanta-storia ispirata a Quel maledetto treno blindato di Enzo G. Castellari. È lo stesso Tarantino a voler girare all’interno del Bistrot La Reinassance, nel diciottesimo arrondissement di Parigi, dopo averlo ammirato ne Il sangue degli altri di Claude Chabrol (1984) e aver scoperto che l’interno era rimasto intatto da allora. In realtà, il ristorante era apparso sul grande schermo anche prima, ne Il montone infuriato, film dal titolo a dir poco splendido del 1974, regia di Michel Deville, con Jean-Louis Trintignant.

Cicada Restaurant and Club  – Pretty Woman

Soltanto due parole: «Stronze lumachine!». Una delle scene più famose di Pretty Woman, quella in cui Edward (Richard Gere) porta a cena insieme a dei clienti Vivian (Julia Roberts) è girata in questo famosissimo ristorante di Los Angeles, all’interno di un imponente edificio costruito nel 1928 come sede di una delle mercerie più prestigiose e costose della città, la Alexander & Oviatt. È un posto sciccoso, un po’ sfacciato, che pare uscito direttamente dagli anni ’80: i bene informati dicono che se non si viene qui vestiti adeguatamente si resta fuori; nel caso sappiate che a nulla servirà vantare una certa abilità nel mangiare le lumache.

Menzione speciale: Elaine’s – Manhattan, Misterioso omicidio a Manhattan, Celebrity

Di Elaine’s avevamo già parlato qui: è vero, purtroppo il ristorante newyorchese all’angolo tra 2nd Avenue e l’88esima strada non esiste più, ma sarebbe un torto imperdonabile non includere quello che fu il rifugio di Woody Allen (e non solo il suo), nonché lo sfondo di alcune scene dei suoi film più memorabili. La più famosa? Sicuramente la prima di Manhattan, dove Isaac (lo stesso Allen), accompagnato da Tracy (Mariel Hemingway), è a cena insieme a una coppia di amici il cui matrimonio è in crisi. Un luogo mitico, Elaine’s, tanto da meritarsi pure una canzone – Big Shot di Billy Idol: «Sono tutti rimasti colpiti dal tuo vestito Halston, e dalle persone che conoscevi da Elaine’s» – e un libro che è una specie di tributo alla sua storia e al suo lascito: quanti posti al mondo possono vantare un curriculum simile?