Con la consueta saggezza che contraddistingue le sue scelte, il Cialtrone-non-più-in-chief deciderà che cosa fare, se trascinare all’inferno con sé stesso e il suo business da amministratore di condomini anche il Partito repubblicano o se per una volta si comporterà da adulto. I leader conservatori per ora tacciono, terrorizzati dalle sue possibili ritorsioni via Twitter, tranne i Bush da tempo in pensione e Mitt Romney, ultimi esponenti di un Grand Old Party che fu.
In ogni caso, qualsiasi cosa decida, il 20 gennaio 2021, dopo le ore 12 ora locale di Washington, D.C., Trump dovrà sloggiare dal 1600 di Pennsylvania Avenue, peraltro grazie proprio alla Pennsylvania e a un efficiente servizio postale, altrimenti sarà accompagnato fuori dal secret service come un Trespasser-in-chief, intruso e abusivo, aggiungendo un altro reato federale ai tanti dei quali dovrà rispondere una volta privo dell’immunità presidenziale.
Mentre su FoxNews invitano Joe Biden a graziare Trump per i reati che i trumpiani hanno sempre negato che il presidente sconfitto abbia mai commesso, ma ormai siamo abituati alla politica del vale tutto, il presidente eletto e la vicepresidente eletta, Biden e Kamala Harris, senza ovviamente poter contare sulla collaborazione della setta asserragliata alla Casa Bianca, hanno avviato il processo di transizione del potere che difficilmente potrà essere pacifico e al cui cospetto la rigida cerimonia della campanella tra Enrico Letta e Matteo Renzi sarà ricordata come una rimpatriata tra vecchi amici.
Avremo modo nei prossimi giorni di raccontare le mosse di Trump, il futuro del trumpismo e il pericolo serio che la sua eredità venga raccolta da un nuovo Trump ma questa volta competente ed efficace e non narciso e inconcludente come l’originale, e soprattutto sarà interessante osservare come si muoverà Biden nel tentativo di guarire le ferite morali subite dall’America in questi anni, come affronterà la catastrofe del Covid da oltre 100 mila casi e mille morti al giorno, chi nominerà al governo e come bilancerà l’esigenza di non trascurare i settanta milioni che non lo hanno votato e quella di concedere qualcosa all’ala neomarxista del suo partito che lo considera un avversario politico e un male minore rispetto a Trump, ma che stavolta, al contrario di quanto fece quattro anni fa, non si è risparmiata per evitare la tragedia di altri quattro anni del Cialtrone.
Con Biden e Harris, l’America potrà davvero tornare di nuovo grande e non alimenterà le divisioni e gli estremismi europei. Senza Trump, i movimenti sovranisti, nazionalisti e populisti hanno perso il punto di riferimento. Sono rimasti con Putin, ma anche il Cremlino è uscito indebolito dalla sconfitta di Trump. Saranno necessari mesi probabilmente anni, ma gettato Trump nella spazzatura della storia è cominciato il conto alla rovescia della data di scadenza dei sovranisti e dei populisti di casa nostra, sia quelli all’opposizione sia quelli al governo.