Gli olandesi sono molto orgogliosi della loro tolleranza e della loro apertura nei confronti di tutte le etnie e le loro politiche di certo lo dimostrano. Tuttavia, ogni anno con l’avvicinarsi del periodo natalizio una questione mette in discussione questo atteggiamento: Zwarte Piet. Con l’arrivo dalla Spagna di Sinterklaas, San Nicola per gli italiani, a metà novembre nei Paesi Bassi torna in voga il dibattito nei confronti del suo l’aiutante portatore di doni Piet. Nella tradizione, quest’ultimo è raffigurato come un servo moresco e clownesco ed è per questo che viene chiamato Zwarte (nero) Piet. Il personaggio e le sue caratteristiche sono diventate una questione controversa perché la popolazione si è divisa tra chi la considera una manifestazione razzista, e chi ritiene che sia parte della tradizione e il colore nero della faccia sia dovuto alla fuliggine.
Secondo i primi, il personaggio di Zwarte Piet è basato sulla visione stereotipata delle persone di colore nel 19esimo secolo e si ricollega quindi al passato coloniale olandese. Per i secondi invece Piet è solo una maschera di una festa per bambini, una forma di intrattenimento per i più piccoli che adorano Sinterklaas per cui il razzismo non c’entra affatto. Infine, ci sono anche coloro i quali danno poca importanza alla faccenda perché ritengono faccia parte della cultura olandese, messa in pericolo dall’integrazione degli immigrati.
Stando alla tradizione, a partire dal suo arrivo nei Paesi Bassi a metà novembre fino al 5 dicembre, Sinterklaas e Piet ogni sera mettono all’interno delle calze che i bambini dispongono sotto il camino un piccolo regalo, un po’ come accade la sera dell’Epifania con l’arrivo della befana in Italia. Negli stessi giorni, vari Piet girano per le città distribuendo caramelle ai bambini. Chi si traveste da Zwarte Piet sono spesso persone di pelle bianca, a volte anche persone di colore, in blackface, cioè truccate di nero. Oltre al viso dipinto, la maschera prevede anche delle grosse labbra rosse, grandi denti bianchi, occhi sporgenti, una parrucca riccia e un vestito che ricorda quello indossato dai Mori. Spesso, inoltre, Piet parla con un accento surinamese. Non va dimenticato infatti che il Suriname è stato una colonia olandese fino a 1975.
Questa ricorrenza oltre che nei Paesi Bassi, è festeggiata anche nei restanti paesi del regno, come Aruba e gli altri micro-stati caraibici, e in Belgio. E ogni anno vi sono proteste. Ma è da quando il Suriname ha ottenuto l’indipendenza e molti cittadini sono poi immigrati nei Paesi Bassi che la questione è diventata più rilevante. Ora, grazie ad internet e al conseguente incremento di visibilità, questa causa è entrata seriamente a far parte del dibattito nazionale e negli ultimi anni sono aumentate le proteste per abolire la figura del servo di colore o per apportare delle modifiche a questa tradizione.
Nel 2011 è iniziata la campagna “Zwarte Piet è razzismo”, promossa dall’organizzazione attivista “Kick out Zarte Piet” (cacciamo Zwarte Piet), che ha come obiettivo l’abbandono di questo stereotipo razzista, promuovere un riorientamento del concetto e trasformare così Zwarte Piet nel vecchio Piet, contribuendo così a mantenere la tradizione della consegna dei doni da parte di Sinterklaas.
Anche i big dell’e-commerce e del tech come Google, Amazon e la sua versione olandese Bol.com hanno deciso di prendere posizione sulla questione: non venderanno né sponsorizzeranno prodotti collegati alla figura di Zwarte Piet. Pure Clavis, il più grande editore di libri per bambini olandesi e belga, ha comunicato che non distribuirà più libri contenenti Zwarte Piet.
Lo scorso giugno poi, pure il Primo ministro olandese Mark Rutte ha ammesso di aver cambiato opinione riguardo a questa questione. «Facevo parte di quel gruppo di persone che diceva che Zwarte Piet è nero. L’ho ribadito varie volte in passato, ma molte persone che ho incontrato si sono sentite discriminate dal fatto che Piet è nero e questo sentimento è l’ultima cosa che vogliamo durante le celebrazioni di Sinterklaas», ha riferito Rutte durante un dibattito in parlamento. E ha poi aggiunto: «Mi aspetto che in pochi anni non ci saranno quasi più Zwarte Piet. Questa figura fa parte della tradizione folkloristica che cambia con il tempo sotto la pressione del dibattito sociale».
Secondo uno studio del programma televisivo di attualità EenVandaag riportato da DutchNews.nl, il sostegno alla versione tradizionale di Zwarte Piet continua a calare. Nel 2013, l’89% degli intervistati sosteneva la versione blackface di Piet e non voleva che venissero apportati cambiamenti alla figura dell’aiutante e alla tradizione. Quest’anno, la percentuale è scesa al 55%.
Rimane comunque una certa differenza di approccio alla questione tra le grandi città olandesi e le zone rurali. Mentre centri urbani come Amsterdam, Rotterdam e L’Aia hanno vietato la presenza di Zwarte Piet nelle parate ufficiali, nell’entroterra olandese la questione non è all’ordine del giorno. Jerry Afriyie, il leader attuale del KOZP, l’organizzazione già menzionata in precedenza nell’articolo, ha riassunto così la questione in un’intervista al Trouw: «La gente dice molto facilmente: oh, Zwarte Piet, è una cosa così cittadina, non abbiamo bisogno di parlarne qui. In realtà le persone in tal modo evitano di porsi il problema».