Non bastava l’analfabeta democratico Luigi Di Maio che, bontà sua, ieri ha annunciato che ci permetterà di spostarci tra i piccoli comuni. Non bastava l’antieuropeismo di governo, mascherato da europeismo ideale. Non bastava il rifiuto grillino e insensato, scusate i sinonimi, di sfruttare il fondo da 36 miliardi di euro per ridisegnare il sistema sanitario italiano. Non bastava l’incapacità di preparare un piano di recovery per l’Italia. Non bastavano gli allegri proclami sulla riapertura prenatalizia con quasi 900 morti al giorno.
Oltre a questo strazio quotidiano dobbiamo sopportare anche la predica di Domenico Arcuri, supercommissario con riccioli modellati dal gel della ditta Conte-Casalino, deputato dal governo in carica a raddrizzare le cose andate a carte quarantotto nella lotta al virus, cioè tutto.
Dopo i successi primaverili delle mascherine, e settembrini dei banchi a rotelle e poi del call center dell’app Immuni, ad Arcuri è stata anche affidata la preparazione italiana alla vaccinazione, cosa che ci fa già sentire pieni di anticorpi.
«Noi saremo pronti dal 29 dicembre con il vaccino Pfizer e dal 12 gennaio con quello Moderna – ha detto Arcuri con l’ormai tradizionale tono napoleonico – Avvertiremo tutti gli italiani, non lasceremo nessuno per strada», ma un’eventuale terza ondata «creerebbe problemi alla campagna di vaccinazione».
Vi prego di rileggere bene la frase: secondo Arcuri, saremmo prontissimi, mai stati così pronti, di una prontezza che quasi fa paura, a vaccinare tutti gli italiani contro il virus, ma in caso di una terza ondata del corona, tutta questa nostra straordinaria, lesta e teutonica organizzazione pronta a sconfiggerlo incontrerebbe dei problemi. Tradotto: se il virus non decidesse di andarsene da solo non saremmo pronti per niente. Cioè, non siamo pronti.
È come se Churchill e Roosevelt, per fare paragoni all’altezza del nostro Napoleone a rotelle, avessero detto che erano pronti a sconfiggere il fascismo, ma che un’eventuale resistenza del fascismo avrebbe creato problemi alla loro campagna antifascista.
Con la logica arcuriana potremmo essere pronti a sconfiggere qualsiasi cosa, la povertà, i tumori, il femminicidio se solo la povertà, i tumori e i femminicidi ci dessero tregua.
Il risoluto metodo Arcuri può valere contro qualsiasi calamità o disagio sociale, come un meraviglioso generatore automatico di prontezze arcuriane che non lo erano: saremmo pronti a sconfiggere la fame nel mondo, ma un eventuale ritorno della carestia o della siccità creerebbe problemi alla nostra prontissima campagna contro la fame.
La formula può valere anche contro il debito sovrano, contro il surriscaldamento terrestre, contro gli scocciatori sui social, contro le zanzare, contro il Real Madrid: volete che Arcuri non sia strapronto a battere il Real Madrid se solo Benzema, Modric e Sergio Ramos decidono di non scendere in campo e dargliela vinta, abbacinati dalla sua formidabile prontezza nell’affrontarli?
Sciorinando numeri stratosferici – miliardi di siringhe di qua, centinaia di milioni di reagenti di là, decine di migliaia di medici, di infermieri e di laureati, all’appello mancavano colpevolmente i dati sulle tonnellate di batuffoli di ovatta e sui fantastiliardi di cerotti – Arcuri ha spiegato che «possiamo vaccinare fino a 101 milioni di persone», dove la genialità dell’affermazione non sta nel ribadire di essere pronto prontissimo a vaccinare quasi due volte i sessanta milioni di italiani, ma in quell’uno dispari, 101, che è chiaramente un effetto speciale, un magic trick, una precisazione a casaccio di un dettaglio solo per impressionare il pubblico.
Una messinscena fantasmagorica che, come riportato dal Foglio il 18 novembre, in realtà nasce dal fatto che un mese fa Palazzo Chigi aveva ordinato i vaccini, ma si era dimenticato di dotarsi delle siringhe adatte a somministrarlo, mentre ora l’Arcuri discetta di «cilindri con stantuffo più performanti» che è una meraviglia.
Ma adesso finalmente l’Italia è pronta, prontissima, pronterrima, ci assicura il super commissario, peccato solo per quel dettaglio del secondo, per non parlare dell’eventualità del terzo, governo Conte-Arcuri che ci crea un bel po’ di problemi.