Il tedesco è una lingua fatta di parole lunghissime e piene di consonanti, ed è per questo che si usano così tanto sigle, acronimi e abbreviazioni.
Quando ci si iscrive all’università e si lascia casa dei genitori, si va a vivere in una WG (Wohngemeinschaft, cioè coabitazione con altri studenti); e sulla strada bisogna fare attenzione agli LKW (Lastkraftwagen, i camion). Come dimenticare poi la tassa più odiata dai tedeschi dell’Ovest, la Soli – abbreviazione di Solidaritätzuschlag, il “contributo di solidarietà” versato all’Est dai tempi della riunificazione che fortunatamente dal prossimo anno sarà cancellato per molti contribuenti.
Restando in tema, un altro acronimo molto odiato dai tedeschi era GEZ: la sigla stava per Gebühreneinzugszentrale der öffentlich-rechtlichen Rundfunkanstalten in der Bundesrepublik Deutschland (Centrale di raccolta dei contributi delle compagnie di trasmissione pubblica nella Repubblica Federale Tedesca), e fino al 2013 indicava il canone televisivo, la tassa da pagare ogni tre mesi per poter guardare la tv e ascoltare la radio. Una tassa che devono pagare tutti: che si abbia in casa una televisione o una radio è irrilevante, quello che si paga è la possibilità di seguire le trasmissioni, e le eccezioni sono pochissime.
Fino al 2013 si chiamava GEZ: in quell’anno l’istituzione è stata riorganizzata e ha cambiato nome, diventando la ARD ZDF Deutschlandradio Beitragsservice (“Contributo di servizio di ARD, ZDF e Deutschlandradio”, le emittenti del servizio pubblico tedesco). Il canone adesso viene chiamato semplicemente Rundfunkbeitrag e per il 2021 è previsto un aumento: da 17,50 a 18,36 euro al mese.
La decisione di aumentare la tariffa è stata molto tormentata, e avversata anche da alcuni esponenti della maggioranza di governo.
Quasi tutti i Ministerpräsident dell’Est erano contrari all’aumento: soprattutto dopo un anno difficile come il 2020, e con la crisi economica causata dalla pandemia, aggiungere un ulteriore costo sulle spalle dei cittadini non sembrava una buona idea.Fra questi Reiner Haseloff, governatore CDU del Land orientale della Sassonia-Anhalt.
Secondo Haseloff, più che aumentare la spesa dei cittadini erano le emittenti a dover fare economie: se davvero c’è da coprire un gap di bilancio – stimato in 1,5 miliardi di euro dalla commissione responsabile – che non ricada sulle spalle della gente, ma siano le aziende a porsi degli obiettivi di risparmio.
In estate, però, la posizione dei Primi Ministri dei Länder orientali è iniziata a cambiare: da un lato sono state annunciate alcune misure di tagli delle spese da parte delle emittenti, ma dall’altro la preoccupante diffusione di fake news e teorie del complotto ha evidenziato l’importanza di un servizio pubblico affidabile ed efficiente. E l’affidabilità e l’efficienza si pagano, quindi se necessario si faccia pure un piccolo sacrificio monetario.
Anche la Sassonia-Anhalt dovrebbe ora approvare l’aumento, ma c’è un problema.
Haseloff ha cambiato idea, ma buona parte del suo partito, la CDU locale, no. E per bloccare l’iniziativa è pronta a fare l’impensabile: collaborare con AfD.
Gli alternativi sono da sempre contrari al ritocco delle tariffe, e i cristiano-democratici del Landtag sembrano intenzionati a votare con loro, tanto che Haseloff ha fatto presente alla leader del partito, Annegret Kramp-Karrenabuer, di non poter controllare il suo drappello parlamentare su questo punto. Una situazione estremamente complicata che potrebbe avere ripercussioni molto serie, sia a livello locale che soprattutto a livello nazionale.
A livello locale, una collaborazione con AfD metterebbe sicuramente in crisi la maggioranza che governa nel Land, una composita coalizione fra CDU, SPD e Grünen – una Kenia-Koalition, dai colori dei partiti (nero-rosso-verde). Votare insieme ad AfD sarebbe un affronto inaccettabile per socialdemocratici e verdi, ma una scelta molto rischiosa anche per la CDU. Il giugno prossimo ci sono le Landtagswahl, le elezioni regionali: vale la pena mettere a repentaglio i rapporti con i partner di maggioranza a pochi mesi da un voto così importante, tra l’altro in prossimità delle Bundestagswahl di settembre?
Continua a leggere su Kater un blog collettivo che parla di Germania – o almeno ci prova – al di là di semplificazioni, stereotipi e luoghi comuni.