Alla fine è andata bene. L’asta di opere d’arte e di esperienze speciali che il museo del Louvre di Parigi aveva organizzato insieme a Christie’s e Drouot ha portato nelle casse del museo parigino un totale di 2,365 milioni di euro. La cifra, come era stato anticipato, sarà destinata alla realizzazione di una serie di progetti tra i quali la creazione del nuovo “Studio”, uno spazio di oltre mille metri quadrati pensato per attività artistiche e inclusive. L’obiettivo è avvicinare al mondo dell’arte chi è più ai margini.
I quindici giorni di asta online (dal 1 al 15 dicembre) sono stati fruttuosi, soprattutto per le esperienze messe in palio. C’è chi ha pagato 42mila euro per una passeggiata sui tetti del museo insieme all’artista JR, chi ne ha spesi altrettanti per godersi un concerto tutto per sé nella sala delle Cariatidi. Ambitissima è stata la “Gioconda mania”, cioè la possibilità di vedere, da soli, il celebre dipinto di Leonardo Da Vinci senza teca di vetro davanti (avverrebbe in occasione della sessione di controllo e restauro annuale). Si stimava di piazzarla arrivando a 10mila o 30mila euro, ma il vincitore l’ha spuntata con 80mila. Un’esperienza unica.
Per visitare il Louvre accompagnati dal suo presidente Jean-Luc Martinez, sono stati spesi 38mila euro. Per un orologio da polso Vacheron Constantin “Le Cabinotiers” un po’ di più: 280mila. Il bracciale di Cartier è arrivato a 90mila euro, la miniatura di un Dior haute couture ha raggiunto i 20mila e il profumo personalizzato e firmato da Louis Vuitton è valso 30mila euro.
Tra i lotti all’asta c’erano anche opere d’arte contemporanea, donate per l’occasione dai loro creatori. Dipinti di Johan Creten, Candida Höfer, Eva Jospin, Jean-Michel Othoniel e Xavier Veilhan. Ma soprattutto di Pierre Soulages: il quadro del pittore (ormai ultracentenario) è stato venduto per 1.400.000 euro. Da solo ha fatto la metà delle entrate.
A guardare i numeri è stato un successo. I partecipanti sono stati oltre 20mila, provenienti da 24 Paesi in tutto il mondo. Come era prevedibile, si sono affollati nelle ultime ore, giocando al rialzo sui lotti più ambiti. Chi l’ha spuntata, alla fine, è proprio il Louvre. Ha raccolto denaro e, soprattutto, ha rafforzato la sua partnership con i grandi marchi del lusso francese, proiettando in avanti un’operazione di rebranding che non convince proprio tutti.
Dopo le critiche di alcune personalità interne all’organizzazione, sono arrivate quelle di una sigla intersindacale. Il museo, hanno sottolineato, nell’iniziativa non ha nemmeno ricordato di essere un ente che riceve finanziamenti pubblici. A loro avviso il rischio è quello di tradire un’identità e di svenderla ai grandi marchi del lusso.
Sarà così? Il presidente Martinez non ci pensa e ricorda che, grazie a quei soldi, il Louvre potrà «rimanere fedele al richiamo della solidarietà e dell’istruzione. Il museo resterà sempre aperto a tutti, soprattutto ai giovani e alle famiglie».