Primula rossaIl farraginoso piano italiano per distribuire il vaccino anti-Covid

Mentre in Germania è già tutto pronto, da noi solo l’11 dicembre è stato pubblicato l’avviso per la selezione di cinque agenzie per il lavoro che dovranno a loro volta reclutare 3mila medici e 12mila infermieri e assistenti sanitari. Ci saranno poi 1.500 padiglioni in tutto il Paese, ma non si sa quando arriveranno. Stesso discorso per la app di prenotazione

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

Sarà probabilmente un «V-day», un giorno del vaccino, a inaugurare la campagna di vaccinazioni anti-Covid in tutta Europa. Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda, Spagna e Svizzera hanno presentato una dichiarazione congiunta per far partire insieme la campagna vaccinale, anche se non indicano la data di avvio. Ma i tempi si accorciano. L’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, ha fatto sapere che si riunirà il 21 dicembre per decidere sul vaccino Pfizer-Biontech, anticipando la data inizialmente prevista per il 29 dicembre. Ci sarà poi un passaggio dalla Commissione europea per l’approvazione definitiva, che potrebbe avvenire entro 48 ore dal via libera dell’Ema. «A quel punto, il vaccino sarebbe utilizzabile dal giorno dopo nei Paesi Ue», ha detto Guido Rasi, ex direttore esecutivo Ema. Se la macchina distributiva e la logistica sono pronte, e con la contestuale e immediata validazione da parte di Aifa, «la campagna vaccinale in Italia potrebbe dunque partire già il 28-29 dicembre».

Ma l’Italia è pronta? Mentre la Germania già a inizio novembre aveva presentato la sua strategia di vaccinazione nazionale, il piano italiano ha ancora bisogno della bollinatura finale. Il 16 dicembre è prevista la riunione finale tra il ministro della Salute Speranza, quello degli Affari regionali Francesco Boccia, il commissario straordinario Domenico Arcuri e il capo della Protezione civile Angelo Borrelli per varare definitivamente il piano vaccini italiano.

Dopodiché, la macchina in teoria potrà partire. Anche se all’inizio si tratterà di una «quota simbolica», ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza. La vera e propria campagna vaccinale in Italia dovrebbe partire da metà gennaio.

Le fasi
Il piano vaccini presentato da Speranza al Parlamento a inizio dicembre prevede la distribuzione di 202 milioni di potenziali dosi in arrivo nel 2021 da Pfizer-Biontech, Moderna, AstraZeneca, Johnson & Johnson, Sanofi e Curevac. Con le prime 10 milioni di dosi che dovrebbero essere disponibili già entro marzo 2021 (8,7 milioni di Pfizer e 1,3 milioni da Moderna).

Si partirà inizialmente con 1.874.323 milioni di dosi Pfizer. Gli italiani che rientrano nelle categorie dei «prioritari» da vaccinare sono quasi 6,5 milioni: 1,4 milioni tra operatori sanitari e socio-sanitari impegnati nell’emergenza Covid, oltre 570mila tra personale e ospiti delle Rsa, più 4,4 milioni di anziani sopra gli 80 anni.

Con la prima tranche si vaccineranno 1,8 milioni di individui tra gli operatori sanitari e la popolazione delle Rsa. Il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha chiesto ai presidenti regionali di farsi trovare pronti per il 10-15 gennaio, quando Pfizer dovrebbe distribuire queste prime di dosi nei quasi 300 ospedali e case di riposo identificate dalle Regioni.

Nella distribuzione delle prime dosi assegnate alle Regioni, le prime tre sono il Lazio con 356.824 dosi, seguito dalla Lombardia a quota 308.494 e dall’Emilia Romagna con 177.186. Ultima la Valle d’Aosta con 4.419 dosi. Le Regioni dovranno comunicare le persone da vaccinare nella prima fase. Ed entro il 18 dicembre, non essendoci l’obbligo di vaccinarsi, si dovrà conoscere quanti di questi hanno dato l’ok.

La fase due dovrebbe poi cominciare in primavera, partendo dai 4,4 milioni di anziani over 80 e a seguire gli oltre 13 milioni tra i 60 e i 79 anni.

Successivamente si passerà alla popolazione più giovane. Ma anche in questo caso con delle priorità: in cima alla lista ci saranno i malati cronici e i lavoratori essenziali, in particolare forze dell’ordine, gli operatori delle comunità e delle carceri, ma anche insegnanti, operatori delle scuole e forse pure gli studenti (come ha chiesto una risoluzione di maggioranza sulla quale Speranza ha dato parere positivo).

Lo stesso schema di priorità è quello che viene seguito negli altri Paesi europei. In Germania, una commissione di esperti ha presentato le linee guida al ministero della Salute tedesco, raccomandando di dare la priorità agli anziani e ai pazienti particolarmente a rischio a causa di altre malattie, insieme agli operatori sanitari e ad altre figure professionali cruciali per la vita pubblica.

Il problema però per l’Italia si porrà con la disponibilità dei vaccini. Le due aziende che dovrebbero fornire il maggior numero di fiale, Sanofi e AstraZeneca, sono in ritardo. Le 40 milioni di fiale concordate con Sanofi, che ha accumulato ritardi nella produzione del vaccino da tre a sei mesi, potrebbero arrivare in Italia non prima del 2022. E lo stesso vale per AstraZeneca: le 16 milioni di dosi del vaccino attese tra gennaio e marzo non riusciranno ad arrivare in tempo, così come le altre 24 milioni tra aprile e giugno. Facendo saltare i piani del governo già nelle prime fasi.

La soluzione potrebbe essere quella di affidarsi a Moderna. Arcuri ha parlato di una richiesta ulteriore all’azienda americana: «L’Europa ha concordato con Moderna la possibilità di raddoppiare da 80 a 160 milioni le dosi da destinare al nostro continente», ha detto riferendosi alle notizie dei ritardi annunciati.

Dove si farà il vaccino
Se la Germania ha individuato 60 centri di distribuzione sparsi per il Paese, l’Italia ha identificato un solo hub di stoccaggio nazionale all’aeroporto militare di Pratica di Mare, dove transiteranno tutte le 202 milioni di dosi previste da gennaio al primo trimestre del 2022. Da lì il vaccino arriverà poi nei 300 centri ospedalieri (pubblici o privati accreditati) per poi giungere a destinazione, nelle Rsa, nei padiglioni contrassegnati dalla primula o nelle farmacie.

È qui che le Regioni prenderanno in mano le redini della macchina dei vaccini. Ognuna ha inviato il proprio piano al commissario Arcuri, individuando anche un responsabile operativo a livello regionale. E ogni ente regionale sta predisponendo i suoi hub di vaccinazione.

In una seconda fase, il vaccino dovrebbe poi essere presente anche in 1.500 punti di somministrazione, mentre le unità mobili lo faranno arrivare direttamente a casa delle persone anziane o con problemi di salute e impossibilitate a muoversi.

Arcuri, insieme all’architetto Stefano Boeri il 13 dicembre ha presentato il simbolo della campagna vaccinale – la primula – e il progetto per la realizzazione dei 1.500 padiglioni che saranno collocati in diverse città italiane, dotate di punti di informazione sulla vaccinazione e aree dedicate alla somministrazione dei vaccini. Laddove invece in Germania sono stati individuati invece vecchi centri commerciali, ex aeroporti, stadi, sale concerti fiere e persino chiese come centri di vaccinazione. Sei di questi sono già pronti a Berlino.

Quando arriveranno questi 1.500 padiglioni e come la loro attività sarà coordinata con quella di cliniche, ospedali e altre strutture che somministreranno il vaccino ancora non si sa. In ogni caso, nella prima fase delle vaccinazioni, si sa che i padiglioni saranno in un numero limitato, visto che i vaccini saranno somministrati a una fascia ristretta della popolazione. In seguito, con la disponibilità di un maggior numero di dosi, dovrebbero essere installati più padiglioni con l’avvio di un sistema di prenotazione online.

Come prenotarlo
Il governo prevede di realizzare una app per smartphone per prenotarsi e monitorare eventuali reazioni avverse con un sistema di farmacovigilanza. Il software manderà l’avviso sulla data del richiamo. «Poste Italiane ed Eni ci stanno aiutando nell’implementazione di una app», ha detto Arcuri il 10 dicembre. «È un sistema molto complesso nel quale ci saranno molte componenti: un call center, elementi di tracciabilità, riconoscibilità e possibilità di alimentare i sistemi informativi delle regioni e del ministero della Salute nell’implementazione di una sorta di anagrafe dei vaccini uguale a quella che c’è per tutti i vaccini somministrati per la popolazione italiana». Ma non si sa altro.

Chi lo somministrerà
Il ministero della Salute ha stimato che serviranno 20mila professionisti tra medici e infermieri per la campagna di vaccinazione. Almeno 16mila, di cui circa 3mila medici, secondo i calcoli di Arcuri.

L’avviso pubblico per il reclutamento, inizialmente previsto per il 10 dicembre, è stato pubblicato l’11 dicembre. Nel testo si prevede la selezione di un massimo di cinque agenzie per il lavoro alle quali sarà affidata la selezione con assunzione per 9 mesi di 3mila medici e 12mila infermieri e assistenti sanitari. A ognuna delle agenzie vincitrici sarà assegnata una specifica area. Con un valore complessivo dell’appalto di 534,2 milioni di euro. Il costo mensile del lavoro per i medici sarà di circa 6.500 euro, per gli infermieri di 3mila euro.

Ma Antonio De Palma, presidente del Sindacato infermieri, ha già fatto sapere però che trovare 12mila infermieri in più per la campagna vaccinale, al di fuori della sanità pubblica e con contratti a tempo, è quasi del tutto impossibile. Semplicemente perché non ci sono. Dopo la prima fase si prevede che gli organici vengano rinforzati, coinvolgendo anche medici di famiglia, pediatri, personale sanitario delle forze dell’ordine, farmacie e unità mobili.

Il personale addetto alla vaccinazione verrà diviso in due categorie. La prima si occuperà del vaccino di Pfizer, il primo che arriverà, che ha bisogno di essere conservato a quasi meno 80 gradi. A seconda somministrerà invece le dosi che si conservano alle normali temperature dei vaccini. Per la prima categoria, già a gennaio ci sarà bisogno di assumere 2.629 persone. Dal secondo mese, ci sarà bisogno anche di 7.771 persone, che saliranno a 12.843 dal quarto al quinto mese.

Le società dovranno presentare le loro offerte il 28 dicembre. Le candidature degli operatori sanitari, aperte anche a laureati in medicina e medici in pensione, si potranno inviare solo a partire dal 16 dicembre, senza una scadenza, per costituire un elenco aperto da cui attingere. Bisognerà poi selezionarli e dislocarli sul territorio nazionale. Il percorso, ammesso che si raggiunga il numero richiesto, è ancora lungo.