Conseguenze inaspettateGli effetti della Brexit sulle isole Falkland

L’accordo di Natale che definisce le future relazioni commerciali tra Londra e Bruxelles non si applica ai territori d’oltremare che hanno rapporti speciali con il Regno Unito, come las Malvinas che subirà dazi dal 6 al 18% sul pesce esportato

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Il lungo negoziato tra l’Unione europea e il Regno Unito per l’uscita di quest’ultima dall’Unione europea si è concluso con il cosiddetto Accordo di Natale, firmato il 24 dicembre ed entrato in vigore il primo gennaio 2021. L’anno nuovo, quindi, si è aperto con l’addio di Londra all’Unione, accolto dal premier britannico Boris Johnson come una vittoria per il Regno Unito e per la sua sovranità. 

L’accordo ha definito le future relazioni commerciali e di sicurezza del Regno Unito con l’Unione europea e risolto la controversia sulla pesca, uno dei nodi rimasti più al lungo sul tavolo delle trattative e sciolto soltanto una settimana prima della firma della Brexit. Eppure, non tutti i problemi legati all’uscita di Londra dall’Ue sono stati risolti e a farne le spese sono già i territori d’oltremare del Regno Unito. 

L’accordo di Natale definisce anche le future relazioni commerciali tra Londra e Bruxelles, ma «non si applica ai territori d’oltremare che hanno rapporti speciali con il Regno Unito». Le agevolazioni concesse a Londra, quindi, non saranno valide per: Anguilla; Bermuda; Territorio antartico britannico; Territorio britannico dell’Oceano Indiano; Isole Vergini Britanniche; Isole Cayman; Isole Falkland; Montserrat; Isole Pitcairn, Henderson, Ducie e Oeno; Sant’Elena, Ascensione e Tristan da Cunha; Georgia del Sud e Isole Sandwich meridionali; Isole Turks e Caicos.

La notizia ha destato particolare preoccupazione nelle Falkland, le isole dell’Atlantico che appartengono dall’Ottocento ai territori d’oltremare di Londra e che nel 1982 furono teatro di scontro tra la Regno Unito e l’Argentina. Quell’anno, l’allora dittatore argentino Leopoldo Galtieri inviò una spedizione militare sulle isole con il compito di reclamarne la sovranità, ma il governo britannico rispose con l’invio dell’esercito che in poche settimane riconquistò i territori atlantici. 

Le isole quindi hanno sempre goduto di particolari agevolazioni nei loro commerci con i Paesi dell’Ue, grazie al loro legame con Londra. Con l’accordo di Natale, però, la situazione è cambiata e a farne le spese sono principalmente i pescatori: il 75 percento del reddito dell’isola dipende infatti dal settore ittico, ma dal 2021 sul pesce esportato in Ue dalle Falkland sarà applicata una tariffa tra il 6 e il 18 percento.

Già durante i negoziati il Governo delle Falkland aveva avvertito che l’introduzione di dazi avrebbe influito negativamente sui livelli di occupazione nelle isole e portato alla perdita di interi settori economici, ma le sue parole non sono state ascoltate. La fine delle agevolazioni però avrà un impatto anche sulla Spagna: la maggior parte delle compagnie europee che operano nelle isole sono spagnole e un’alta percentuale dei calamari delle Falkland venduti in Europa passa per il porto di Vigo. 

Le reazioni tra Londra e Buenos Aires
Nel suo discorso di Natale, il premier britannico ha cercato di rassicurare gli abitanti delle Falkland e accusato l’Ue di essere stata estremamente intransigente nel suo desiderio di escludere i territori d’oltremare dagli accordi economici. Johnson ha assicurato che «anche se siete a migliaia di chilometri di distanza siete sempre parte della famiglia britannica» e che il Governo «sarà sempre qui per voi» anche nella gestione della fase post-Brexit. «Non siete stati dimenticati o lasciati indietro». 

Il premier ha inoltre promesso che nel lungo periodo anche l’economia dei territori d’oltremare trarrà benefici dall’uscita di Londra dall’Ue: «Nei prossimi mesi e anni il mondo sarà se non la vostra ostrica, sicuramente il vostro loligo», in riferimento ai calamari delle Falkland. 

L’esclusione delle isole dall’accordo è stato accolto positivamente dall’Argentina, che rivendica tuttora la sovranità sulle Malvinas (nome spagnolo delle Falkland). Come affermato da Daniel Filmus, ministro argentino per le isole Malvinas, l’Antartide e il Sud Atlantico, la decisione europea permette a Buenos Aires di riaprire il capitolo Falkland e di contestarne lo status attuale. 

Lo stesso ministro degli Esteri argentino nel corso dell’ultimo anno aveva più volte sollevato la questione nei suoi incontri con l’Alto rappresentante Ue e ribadito «l’esistenza di una controversia sull’esercizio della sovranità, che secondo i nostri diritti e i nostri costituzione corrisponde all’Argentina». Secondo Filmus, la decisione europea di reintrodurre i dazi sui prodotti provenienti dalle Malvinas rispecchierebbe la visione argentina e potrebbe quindi essere usata dal Paese latinoamericano per rivendicare con maggiore forza i propri diritti sulle isole dell’Atlantico. 

La vicenda delle Falkland, quindi, non è importante solo da un punto di vista economico: il mancato accordo con l’Ue rischia di indebolire proprio il caposaldo della Brexit, ossia il ritorno alla piena sovranità del Regno Unito. Almeno per quanto riguarda i suoi territori d’oltremare.