«Credo che i numeri ci costringano a fare una riflessione, non si può governare con una maggioranza raccogliticcia, con la paura che ogni passaggio in aula possa essere decisivo. E dobbiamo essere onesti: a parti invertite, se Matteo Salvini pretendesse di governare in un contesto emergenziale con la decretazione d’urgenza come unico menu delle Camere, noi non lo accetteremmo mai». Lia Quartapelle, deputata del Partito democratico, è convinta che il voto al Senato abbia aperto una nuova fase politica. La maggioranza che ha dato vita al governo Conte II non c’è più, e ne va trovata un’altra.
In teoria l’esecutivo può andare avanti: Giuseppe Conte ha ottenuto la fiducia con 156 sì, compresi tre senatori a vita, due senatori di Forza Italia e diversi parlamentari eletti con il Movimento 5 stelle e poi espulsi. In pratica, se la strada era «strettissima» lunedì, come spiegato dal segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti, adesso lo è ancora di più.
Ma quindi Conte deve rimettere il suo mandato nelle mani del presidente della Repubblica? Quartapelle spiega che bisogna uscire dal dibattito sulle persone, perché è questo modo di discutere che «ci ha portato dove siamo adesso. E invece dal dibattito alle Camere sono emersi diversi temi, che secondo me vanno discussi anche con una parte delle opposizioni».
E però la politica la fanno le persone, e la leadership di Giuseppe Conte, finora in grado di tenere insieme Partito democratico, Movimento 5 stelle, Liberi e Uguali e Italia viva, potrebbe non essere più quella adatta a questa nuova fase politica. «Sta al presidente del Consiglio decidere se dimettersi o meno, secondo me il punto non è necessariamente questo. Il punto è che Conte deve cambiare approccio: non è più la stagione per un governo di maggioranza ma per un esecutivo di ricostruzione, perché l’approccio da lui tenuto in queste settimane ha prodotto una maggioranza risicata alla Camera e debolissima al Senato».
In altre parole, Quartapelle (che non è una voce isolata nel Partito democratico) crede che Conte debba «dare una prospettiva politica. Va bene difendere l’operato del governo, io ho votato la fiducia alla Camera, quindi ho condiviso il percorso fatto, ma i numeri al Senato dicono che questa fase è conclusa».
La diretta conseguenza della prospettiva tratteggiata da Quartapelle è rappresentata dalle dimissioni di Conte e dall’apertura di una crisi vera: impossibile mettere in pratica un governo di ricostruzione semplicemente con un rimpasto. Il che non esclude un reincarico per il presidente del Consiglio, ma implica una maggioranza diversa.
Il modo per farlo, dice Quartapelle, è partire dal tema emerso nel dibattito alle Camere, che è poi uno dei motivi che ha scatenato la crisi: «Il piano che dobbiamo approvare si chiama “Next Generation Eu” non “Next election”, come ha detto Emma Bonino. Non possiamo scriverlo da soli, ma va condiviso, serve per disegnare l’Italia dei prossimi vent’anni, non può essere il progetto di una parte, che adesso mi sembra sia anche piuttosto esigua in Parlamento».
La deputata dem ammette che non è facile, e tuttavia indica una serie di segnali che il Partito democratico farebbe bene a cogliere. L’appello delle forze politiche europeiste e popolari, come Forza Italia, +Europa e Azione, oltre alle questioni poste da Italia Viva, vanno in una direzione simile a quella indicata da Quartapelle.
Renato Brunetta, in un suo intervento per Huffington Post, ha aperto a un patto di «riconciliazione» tra maggioranza e opposizione, facendo capire di essere disponibile a un dialogo serio su tutti i provvedimenti che dovranno essere approvati nelle prossime settimane, dallo scostamento di bilancio, al nuovo decreto ristori, al Recovery plan.
Una posizione non molto lontana da quella di Carlo Calenda, leader di Azione, che da settimane chiede un governo di ricostruzione nazionale con un nuovo premier e tutte le forze politiche al suo interno.
Insomma, dalle parole di Quartapelle si capisce che il vero attore che può sbloccare la crisi è il Partito democratico. Anche perché, a pochi minuti dal voto Giuseppe Conte twitta: «Ora l’obiettivo è rendere ancora più solida questa maggioranza». «Questa» maggioranza, non quella tratteggiata da Quartapelle. Forse la crisi, al posto di terminare con il voto in Senato, è appena cominciata.