Ultimi della classeCala la produzione industriale: l’Italia tra le peggiori in Europa

Il nostro Paese fa registrare una delle performance più preoccupanti tra gli Stati membri dell’eurozona. A novembre l’andamento dell’industria diminuisce dell’1,4%, in Francia la riduzione si ferma a -0,9%, in Spagna a -0,6% e in Germania aumenta invece dello 0,8%

(Pixabay)

Il Covid-19 continua a pesare sulla produzione industriale italiana, ben oltre le attese degli analisti. Mentre nell’area euro a novembre 2020 si registra un aumento del 2,5% e nella Ue del 2,3%, gli ultimi dati Istat indicano invece nel nostro Paese una diminuzione dell’1,4% rispetto a ottobre.

Nella media del trimestre settembre-novembre la produzione industriale italiana cresce del 2,1% nel confronto con i tre mesi precedenti. Ma in un anno la riduzione tocca quota -4,2%. E nel confronto con febbraio 2020, prima dell’esplosione della pandemia, l’indice destagionalizzato resta inferiore del 3,5%.

La seconda ondata del virus si fa sentire sulla nostra industria, che fatica a riprendere mantenere i numeri positivi macinati nel periodo estivo. A novembre, l’Italia è tra i Paesi europei a registrare le performance peggiori nel gruppo dei big. Mentre da noi la produzione industriale in un mese cala quasi di un punto e mezzo, in Francia la riduzione si ferma a -0,9%, in Spagna a -0,6% e in Germania aumenta invece dello 0,8% (dati Eurostat).

Roma resta tra le ultime anche nelle performance annuali. Dietro di noi, ci sono solo la Bulgaria con -5% e la Francia con -4,9%. Ma in questo caso, in coda alla classifica, si trovano anche Germania e Spagna. Gli incrementi maggiori, nei 12 mesi, si registrano invece in Irlanda (con il record di +52,8%), Grecia e Polonia.

A cadere a picco in Italia sono i beni di consumo. Mentre si registra invece un modesto incremento per i beni intermedi. Se si guarda ai principali raggruppamenti di industria, tutti i comparti risultano in diminuzione su base annua. La produzione dei beni intermedi cala dello 0,2%, i beni strumentali sono a -2,8%, mentre per i beni di consumo si arriva al meno 9,8%, e per l’energia a meno 5,6%.

I settori che registrano i maggiori incrementi tendenziali sono la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+5,9%), la fabbricazione di prodotti in gomma e plastica (+2,9%) e di mezzi di trasporto (+2,3%). Maglia nera invece per l’industria tessile, abbigliamento, pelli e accessori, che segna un drastico calo del 26,7%. A seguire i prodotti petroliferi a -18,3% e quelli farmaceutici a -8,2%. Da segnalare anche il -6% dei computer e dell’elettronica, nonostante la “stay-at-home economy” e lo spostamento di molte attività sul digitale potrebbero lasciare presagire il contrario.

Dall’inizio dell’anno, le attività manifatturiere nel complesso fanno registrare un calo del 12,9% rispetto al 2020. Il dato di novembre – spiegano da Istat nella nota mensile sull’andamento dell’economia – «conferma la fase di attenuazione del processo di recupero dei ritmi produttivi» dopo i segnali positivi dell’estate, che avevano fatto ben sperare il Tesoro. La previsione è che il quarto trimestre potrebbe registrare una flessione del -0,8%, più contenuta rispetto ai tre mesi precedenti.

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