Nascita di un cultoDa gruppo complottista a setta, ecco perché la verità non scalfirà QAnon

Le profezie non si sono avverate, la vittoria finale di Trump è stata smentita e al governo c’è Biden. L’impatto con la realtà potrebbe essere duro, ma secondo gli esperti non sarà decisivo. Ci sarà chi continuerà a credere e, anzi, sarà sempre più deciso

AP Photo/Vadim Ghirda

Joe Biden è diventato presidente, il giuramento è avvenuto senza incidenti e tutta la cerimonia è filata senza nessun problema. Tutto l’opposto di quanto credevano, o speravano, i seguaci del movimento cospirazionista QAnon. Per loro ci sarebbe stata la reazione finale di Donald Trump, con tanto di legge marziale, blocco della transizione, arresti di massa dei rappresentanti democratici e la dimostrazione definitiva dei brogli elettorali.

Qualcosa invece ha cominciato a spezzarsi proprio quando il tycoon se ne andava in volo sulle note di “My Way”. «Mi sento stupido», ha detto qualcuno. «Dove cavolo è la Tempesta? [Storm]», si è chiesto un altro. «Era tutta una presa in giro», conclude un terzo.

Il disvelamento della verità, insomma, è arrivato. I post di Q, l’utente anonimo (in realtà si è scoperto che erano almeno due) che si faceva passare per un insider della Casa Bianca, erano tutte falsità. Per i suoi fan aveva creato molte aspettative, componendo un universo parallelo di teorie basate su continue intepretazioni alternative e inverosimili di fatti normali e comuni. «Trust the Plan», diceva. Qualcosa accadrà, annunciava. Il Kraken (vecchio mostro marino immaginario) trionferà. Non è successo niente.

Secondo quanto spiega il classico “Quando la profezia non si avvera”, studio degli anni ’60 condotto da di Henry W. Riecken, Leon Festinger e Stanley Schachter, di fronte a queste situazioni le strade sono due. La prima è un doloroso, ma salutare, ritorno alla realtà. Si prende coscienza dell’errore e si cerca di recuperare legami e contatto con il mondo esterno. Di solito lo fanno i seguaci più marginali e gli ultimi arrivati.

Gli altri, cioè il nucleo più deciso, invece rimangono. Anzi, raddoppiano. Reinterpretano le profezie, le ricontestualizzano cercando nuove basi di appoggio a sostegno delle loro convinzioni. È in queste fasi, poi, che di solito si riprende a fare proselitismo. Il risultato è una progressiva trasformazione in setta, se non in religione.

Il caso di QAnon insomma, non sarebbe il primo. Lo stesso studio di Riecken, Festinger e Schachter indagava su uno strano movimento sorto da alcune profezie di Dorothy Martin, che era stata coinvolta anche in Scientology.

La donna sosteneva che il 21 dicembre 1954 il mondo sarebbe stato distrutto da un’inondazione e che una navicella aliena sarebbe venuta a salvare lei e i suoi seguaci. Niente di tutto questo è avvenuto, ma la cosa non ha fatto desistere i più convinti. Dopo un primo smarrimento, hanno cambiato i connotati delle credenze e, addirittura, istituito una sorta di culto, avvicinando anche altre persone.

Lo stesso era avvenuto un secolo e mezzo prima, quando il predicatore battista William Miller aveva fondato una setta sostenendo che il ritorno di Gesù Cristo fosse imminente. Lo aveva capito intepretando alcuni particolari passaggi biblici e la data del giudizio universale era compresa tra marzo 1843 e marzo 1844. Passato il 31 del mese riprovò rinviando tutto al 18 aprile.

E anche lì, di fronte alla seconda smentita, un suo seguace propose di spostare tutto a ottobre. In autunno, dopo tre predizioni fallite, i suoi seguaci erano arrabbiati e frustrati. Fu la cosiddetta “Grande delusione”, che però non sancì la fine del movimento. Alcuni si distaccarono, ma altri cominciarono a reinterpretare le profezie. Erano sbagliate, certo, ma solo in parte perché – e qui arriva il trucco – non parlavano di una fine del mondo terrena, ma di una fine del mondo celeste. Per questo gli esseri umani, nella loro piccolezza, non avevano potuto coglierlo. Da qui nasce la Chiesa Avventista del Settimo Giorno, che conta oggi circa 20 milioni di adepti.

Anche i Testimoni di Geova, del resto, hanno un lungo elenco di date per Apocalissi che non si sono realizzate. La prima fu il 1914 e poi, come sanno tutti i lettori di “Denti bianchi” di Zadie Smith, il 1975. Questo però non ha compromesso la loro stabilità. È bastato ammettere l’errore e riprogrammare tutto, magari trasferendolo su un altro piano, una dimensione diversa.

A tutto questo va aggiuto un altro aspetto. Il gruppo di QAnon è un movimento complottista anomalo rispetto al panorama classico. Al classico meccanismo della cospirazione, a metà tra vittimismo e debunking, ha aggiunto nel tempo una componente di gaming, fondamentale per coinvolgere gli utenti.

I follower di Q, che rimane misterioso e anonimo, sono chiamati a risolvere, seguendo le istruzioni delle Qdrops (i post che escono su 8chan) enigmi e misteri ispirandosi ai tweet di Trump e ai suoi discorsi, sempre seguendo la falsariga di base (la cospirazione di una internazionale di pedofili, a guida dem, che cerca di conquistare il mondo). Il contributo di ogni utente fa parte di un disegno per salvare il mondo e la lotta è partecipata. Perlopiù in via virtuale, ma si sono purtroppo registrati casi di sanguinosi azioni personali.

Nonè solo questo che lo rende pericoloso. QAnon è, a differenza degli altri, un movimento complottista ottimista: il male non trionferà, e lo scontro finale vedrà vincitore Donald Trump (è lui il bene) contro la setta di satanisti guidata dai democratici americani.

Questo aspetto, secondo gli studiosi, lo avvicina più di altre teorie del complotto ai meccanismi del culto e della setta. Come ricorda Adrienne Lafrance su The Atlantic, hanno già un testo di riferimento (i Qdrops, appunto) e una presenza semi-divina, cioè Q. Adesso hanno anche l’attesa di un Messia e di un Giorno del Giudizio, ora proiettato in un futuro vago e non più legato a date precise (come il giorno del giuramento di Biden).

Il tutto, certo, se riesce a reggere all’ondata di disillusioni degli ultimi giorni. Per gli adepti servirà molta energia mentale: dovranno ricalibrare la realtà, rivedere le illusioni, cercare di salvare la faccia. Ma ne usciranno trasformati. E molto più pericolosi.