Pensavamo di aver rovistato ben bene all’interno del catalogo Netflix, e invece si sbagliavamo. Dopo una prima puntata con un bel po’ di film e una seconda con una decina di serie tv, ci siamo dovuti arrendere all’evidenza: esiste tanta roba, tantissima altra roba (ma quando l’aggiungete? Di notte? Mentre siamo a portar fuori il cane?), al punto che questa carrellata potrebbe diventare un appuntamento mensile. D’altronde, la verità è una soltanto: per star dietro a tutte le uscite di film, serie, documentari, docu-serie e compagnia bella a tema cibo sulla piattaforma, forse sarebbe necessaria una task-force.
Rendendo omaggio ai lavoratori latini impiegati nel settore della ristorazione americana, spesso sottostimati, sottopagati e dati quasi per scontato, questo breve documentario si concentra sui due ristoranti della chef Gabriela Camara: il Contramar a Città del Messico e il Cala a San Francisco. Il ruolo, l’importanza e l’identità dei lavoratori messicani e messicano-americani vengono approfonditi attraverso i valori e gli obiettivi – simili – di entrambe i locali, che offrono lavoro agli ex detenuti e ai tossicodipendenti in via di recupero.
Satura di colori che più non si può, a tratti sdolcinata, gioiosa e frenetica, questa gara australiana di pasticceria è una specie di Great British Bake Off, ma sotto acido. I conduttori sono il pasticcere Adriano Zumbo e la food writer Rachel Khoo: il confronto tra il primo e Willy Wonka è stato colto appieno dai produttori, che continuano a riferirsi allo studio come a una “fabbrica”, nonostante assomigli più a un’elegante casa di campagna. I simpatici concorrenti cucinano dolci piuttosto strampalati e si lasciano andare a dichiarazioni tra il presuntuoso e lo strappalacrime tipo «Ritengo il mio stile di dessert abbastanza complesso» o «Con questa mousse spero di rendere orgoglioso mio padre». La parola “magico” è abusatissima, e ogni puntata prevede un crescendo di tensione che segue un ritmo – oseremmo dire – psichelico.
Nonostante il nome, la versione internazionale di questo donghua – ossia anime cinese – non è un film interamente dedicato al cibo: delle tre vicende separate di cui si compone, a noi interessa solo la prima, The Rice Noodles. Si tratta della storia di un uomo che ricorda i noodles san xian cucinati da sua nonna che gli piacevano moltissimo da bambino; meno durante l’adolescenza in un negozio di noodle in difficoltà; ancor meno da adulto, in un ristorante dove il processo si è meccanizzato. Vale la pena dare una chance anche gli altri due capitoli, sulle relazioni tra due sorelle e i fidanzatini dell’infanzia: il messaggio, in generale, è riassumibile in «puoi guardare al tuo passato con affetto, ma ricorda che ci sono ancora speranze e opportunità nel futuro».
Le origini di The Chef Show risalgono al 2014, quando Jon Favreau incontrò Roy Choi durante le riprese del film di Favreau Chef, pellicola che annoverava Choi tra i consulenti. Questo incontro, possiamo presumere, ha poi creato e consolidato un’amicizia duratura basata sull’amore reciproco per il cibo. Nella serie, Favreau e Choi esplorano quanto può essere divertente cucinare con gli amici: dagli chef famosi (Aaron Franklin) alle celebrity del cinema (il comico Bill Burr), il duo chiacchiera, spignatta, mangia e intanto impara i tanti piccoli modi in cui il cibo riesce a unire le persone.
Street Food è il nuovo progetto dei creatori di Chef’s Table: anziché migliori e più raffinati ristoranti di tutto il mondo, insieme agli chef che gestiscono, qui il focus è sul cibo di strada. Dalle bancarelle lungo le strade ai mercati espressione di una cucina esclusivamente locale, ogni episodio esplora le diverse esperienze di “estasi culinaria” provate da innumerevoli avventori ogni giorno. Ciascuno dei nove episodi della prima stagione si svolge in un diverso paese asiatico, ma guai partire prevenuti, pure se vi considerate degli esperti in materia: quello che pensavate di sapere sullo street food è una parte infinitesimale rispetto a ciò che esiste in realtà.
Produzione originale Netflix, The Final Table è una gara di cucina che abbraccia il mondo intero, coinvolgendo dodici coppie di chef provenienti da diverse nazioni – tutti in lotta per guadagnarsi un posto al tavolo finale – e offrendo un vero e proprio who’s who di volti famosi. Questi includono Grant Achatz (Stati Uniti); Enrique Olvera (Messico); Clare Smyth (Regno Unito); Andoni Aduriz (Spagna); Helena Rizzo (Brasile); Vineet Bhatia (India); Carlo Cracco (Italia); Yoshihiro Narisawa (Giappone) e Anne-Sophie Pic (Francia). Ogni episodio si concentra sui piatti nazionali di un determinato Paese e prevede una selezione eseguita da critici piuttosto noti: le squadre vengono eliminate fino a quando i finalisti raggiungono the final table, presentato da Andrew Knowlton (scrittore ed editore vincitore del James Beard Award per Bon Appétit).
Nailed It! ha, nelle sue prime quattro stagioni, sviluppato un seguito simile a un culto. Che amiate il format del gioco-spettacolo; l’ironia della conduttrice Nicole Byer e del suo fido compagno Jacques Torres; il disastro ambulante costituito i fornai dilettanti convinti di essere migliori di chiunque altro, di sicuro troverete pane per i vostri denti (no pun intended). Al punto, anche se non vorrete, Nailed It! finirà per piacervi: come una canzoncina stupida si farà strada nel vostro cervello e rimarrà lì, rilasciando dopamina ogni volta che lo guarderete.
Salt Fat Acid Heat è basata su (e condotta da) Samin Nosrat, la cuoca americana di origini israeliane vincitrice del James Beard Award. La serie si sviluppa in quattro parti – i quattro pilastri «che determinano la riuscita di un piatto»: il grasso, il sale, l’acido e la cottura – ed è incentrata sull’omonimo libro di Nosrat, che la vede viaggiare tra i sapori del mondo, dall’Italia al Messico, passando per il Giappone e la California. Le puntate vi condurranno attraverso un avvincente itinerario gastronomico, tra curiosità sulla nascita delle materie prime, fino alla loro trasformazione: non a caso, Salt Fat Acid Heat è diventata una specie di “tappa obbligatoria” per gli amanti del cibo su Netflix.