Sotto esameLa commissione d’inchiesta al Parlamento europeo sull’operato di Frontex

Quattordici eurodeputati, due per ogni gruppo politico, hanno istituito un intergruppo di lavoro che per quattro mesi indagherà sulle attività dell’agenzia, con particolare attenzione al rispetto dei diritti umani. Rischia il posto il direttore, Fabrice Leggeri

LaPresse

Una commissione d’inchiesta per vigilare su Frontex: l’operato dell’agenzia deputata al controllo delle frontiere esterne dell’UE è sempre più nel mirino del Parlamento Europeo, che ora istituisce un apposito gruppo di lavoro per controllarne le attività. Quattordici deputati, due per ogni gruppo politico dell’emiciclo, analizzeranno per quattro mesi ogni aspetto del funzionamento di Frontex. Il prodotto finale sarà un rapporto complessivo che servirà da base per una risoluzione, poi messa ai voti in una seduta plenaria del parlamento. 

Nel Frontex Scrutiny Working Group (FSWG) non c’è nessun italiano: la presidente sarà la maltese Roberta Metsola (Partito Popolare Europeo), mentre i Paesi più rappresentati sono Germania e Spagna, con tre membri a testa. Tra loro c’è Javier Moreno Sánchez, capo-delegazione dei socialisti spagnoli al Parlamento Europeo: «È lo strumento più agile che le istituzioni possono mettere in campo per monitorare le operazioni dell’agenzia», dice Moreno a Linkiesta. «Se ci sono stati errori nella condotta di Frontex, bisognerà correggerli: il suo mandato è lavorare contro l’immigrazione illegale, non contro i migranti».

L’agenzia, che funge da guardia di frontiera europea, è stata negli ultimi tempi al centro di pesanti accuse. In particolare, si contesta il ruolo di Frontex nei cosiddetti pushback, respingimenti collettivi di persone migranti nel mar Egeo, che sarebbe emerso a seguito di una lunga inchiesta giornalistica. Gli stessi deputati della Commissione Libertà Civili (LIBE) del Parlamento hanno interrogato a questo proposito il direttore dell’agenzia Fabrice Leggeri lo scorso dicembre: in molti non sono stati convinti dalle sue risposte e ne hanno chiesto le dimissioni. Anche il board dell’agenzia è corso ai ripari, istituendo a gennaio un gruppo di lavoro interno per indagare sulle presunte violazioni di diritti umani riportate dalla stampa. Su Frontex si è abbattuta di recente anche un’indagine dell’Ufficio europeo antifrode (OLAF), che insiste tra le altre cose su presunti episodi di molestie fra i dipendenti dell’agenzia. 

La commissione d’inchiesta parlamentare è chiamata a scandagliare sia le operazioni concrete di Frontex ai confini d’Europa che le sue spese amministrative. «Ci saranno delle audizioni, tra cui quella del direttore Leggeri e della Commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson», spiega Moreno, così come delle missioni operative: «Sicuramente andremo a Varsavia, nel quartier generale dell’agenzia, e compatibilmente con gli sviluppi della pandemia, anche nei luoghi interessati dalle rotte migratorie». 

Le inchieste sul campo sono fondamentali per Erik Marquardt, eurodeputato tedesco dei Verdi molto attivo sul tema dei diritti dei migranti. Secondo lui, è chiaro che ci sono state violazioni sia ai confini marittimi tra Grecia e Turchia che alle frontiere terrestri fra Croazia e Bosnia: «Si tratta di confermare questi sospetti raccogliendo delle prove inoppugnabili, in modo che anche i governi nazionali non possano smentirle».

Marquardt ha denunciato più volte, insieme alla collega Tineke Strik, che sarà relatrice del rapporto finale del gruppo, l’attitudine dei governi greco e croato ad attuare “respingimenti informali”. Lontano da occhi indiscreti, gli agenti delle forze dell’ordine nazionali allontanerebbero i migranti dai confini dei loro Paesi, negando loro di fatto la possibilità di chiedere asilo in Europa. Il coinvolgimento di cui è accusata Frontex può essere attivo (la partecipazione concreta a questi episodi) o passivo, dato che gli ufficiali dell’agenzia hanno il dovere di segnalare qualsiasi violazione del diritto internazionale e il direttore di sospendere le operazioni ogni volta che ne sospetta il rischio. 

Proprio la sedia di Leggeri, l’ufficiale francese direttore di Frontex, sembra particolarmente traballante. Le opinioni nel gruppo di lavoro sono diverse, ma una fetta consistente dei deputati già chiede la sua testa. «Per noi è imprescindibile la rimozione di Leggeri. Non è in grado di dirigere quest’agenzia: ci ha più volte mentito e negato informazioni chiave», conferma a Linkiesta Sira Rego, deputata spagnola della Sinistra (GUE/NGL). 

Javier Moreno è invece più prudente sulla richiesta di destituzione. Si tratta di una decisione che può essere presa soltanto dalla Commissione Europea, ma che il Parlamento potrebbe chiedere votando la risoluzione finale del FSWG. «È troppo presto per dire se proporremo la rimozione del direttore. Serve fare un’analisi seria complessiva prima di giungere a conclusioni». 

L’opinione comune fra i deputati, comunque, è che il problema di Frontex sia strutturale, piuttosto che legato a una singola personalità. Secondo diversi membri del gruppo di lavoro, sarebbe auspicabile una gestione più collegiale, con un incarico di vertice suddiviso fra diverse figure, e soprattutto servirebbe una trasparenza cristallina dell’agenzia nei confronti del Parlamento Europeo. 

Criticando l’attuale «gestione opaca», Sira Rego invoca un’indagine approfondita non solo sulle accuse di violazioni dei diritti umani, ma anche sulla ripartizione dei fondi destinati a Frontex dall’UE. «Vogliamo sapere da chi vengono acquistati gli armamenti di Frontex, come e perché vengono scelti i fornitori e le necessità dell’agenzia: insomma dev’essere garantita quella limpidità richiesta in ogni Paese agli enti pubblici».

Un’altra freccia all’arco del gruppo di lavoro è infatti il voto sul budget di Frontex. L’agenzia ha rendicontato quasi 460 milioni di euro per il 2020, una somma già elevata, che salirà a 543 milioni nel 2021 e 714 nel 2022. Sia l’approvazione a preventivo che quella a consuntivo dipendono dal voto dei parlamentari, che potrebbero mettersi di traverso. Soprattutto se, come successo di recente, emergessero scontrini poco giustificabili da parte del personale, come un banchetto da 94mila euro.

Non tutta la commissione d’inchiesta partirà però alla carica contro Frontex. Come emerso già nell’audizione di Leggeri, la parte più a destra dell’emiciclo sembra propensa a difendere il comportamento dell’agenzia da quelli che ritiene “attacchi ideologici”. L’eurodeputato spagnolo Jorge Buxadé Villalba spiega così a Linkiesta la posizione del suo partito, Vox: «Purtroppo l’istituzione di questo gruppo di lavoro risponde all’intenzione della sinistra di mettere sugli agenti di frontiera ancora più pressione rispetto a quella che già sopportano per difenderci dalle ondate migratorie».

I membri dei gruppi ID (Identità e Democrazia) ed Erc (Conservatori e Riformisti Europei), di cui fanno parte rispettivamente Lega e Fratelli d’Italia, hanno già manifestato solidarietà con il direttore Leggeri e con i suoi sottoposti. «Lavoreremo perché questa commissione giudichi i fatti senza nessun pregiudizio ideologico, ascoltando tutte le parti in causa e non solo la voce di alcune Ong eccessivamente politicizzate», afferma Buxadé Villalba. 

Il lavoro del Frontex Scrutiny Working Group durerà fino a giugno e se necessario sarà possibile chiedere un supplemento d’indagine: per Frontex si annuncia un’estate calda, non solo sul fronte del Mediterraneo. 

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