La contesa per il Mediterraneo orientale continua ad allargarsi e vede un’Europa sempre più divisa al suo interno. Già nei mesi precedenti era emersa una forte spaccatura a livello comunitario sulla postura da adottare nei confronti di Ankara, con la Germania ben poco propensa a inasprire i rapporti con la Turchia e Francia e Grecia che chiedevano invece sanzioni ed embargo sulla vendita di armi. Proprio quest’ultimo tema è tornato recentemente alla ribalta e rischia di alimentare ulteriormente le divisioni tra i Paese dell’Unione.
Nel corso di una conferenza online, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha ribadito le sue preoccupazioni circa la vendita da parte della società tedesca Thyssen di sei sottomarini U-214 alla Turchia. L’argomento era stato già discusso durante il Consiglio europeo di dicembre, quando la Grecia aveva chiesto agli Stati membri di sospendere la vendita di armi alla Turchia, ma la sua proposta non era stata presa in considerazione. La Germania aveva tra l’altro dichiarato che la sede più adatta per tale dibattito era la Nato, in virtù della comune appartenenza di Turchia e Stati europei all’Alleanza atlantica.
Facendo leva su queste affermazioni, il premier greco ha cercato di dissuadere la Germania ricordando che gli Stati Uniti hanno da poco imposto nuove sanzioni contro Ankara e fermato le consegne degli F-35 in risposta all’acquisto del sistema missilistico russo S-400. Berlino però non sembra intenzionata a cedere: secondo la ministra per la Difesa, Annegret Kramp-Karrenbauer, gli accordi per la vendita dei sottomarini sono stati siglati con la Turchia nel 2002 e non possono essere sospesi, anche per una questione puramente economica.
Fronti opposti
Come detto chiaramente dal premier greco, la vendita di sottomarini tedeschi alla Turchia «è un tema che ci interessa direttamente». L’accordo commerciale porterà infatti a un rafforzamento della marina turca in un momento di particolare tensione nel Mediterraneo orientale. Nell’ultimo anno Ankara ha più volte inviato navi d’esplorazione al largo delle isole greche contestando così la sovranità greca sulla parte orientale del mare nostrum e cercando di portare Atene al tavolo negoziale per rivedere l’estensione delle zone economiche esclusive e il contenuto del Patto di Losanna che nel 1923 stabilì i confini di Grecia e Turchia.
In questa contesa, la Germania sembra quindi volersi schierare con Ankara in virtù di comuni interessi che legano i due Paesi. Berlino è il primo Paese europeo per numero di cittadini turchi residenti nel suo territorio, ha forti legami commerciali con la Turchia e teme che Ankara possa usare nuovamente l’accordo sui migranti per ricattare l’Europa. Così facendo, però, la Germania si posiziona sul fronte opposto rispetto alla Francia, alleata della Grecia nella contesa per il Mediterraneo orientale. Parigi si è schierata fin dall’inizio con Atene, guidando il gruppo di Paesi Ue che chiedevano una presa di posizione più decisa nei confronti della Turchia in difesa degli interessi greci ed europei. La Francia si è anche impegnata ad armare Atene, con cui ha recentemente firmato un accordo da 2,5 miliardi di euro per l’acquisto di 18 aerei da caccia Rafale di produzione francese.
Ciò che più ha colpito di quest’ultima compravendita, tuttavia, è stato il tempismo. La Grecia ha firmato l’accordo durante la riunione tenutasi il 25 gennaio a Istanbul tra una delegazione turca e una greca. Obiettivo dell’incontro era sondare il terreno per una possibile riapertura del tavolo negoziale sul Mediterraneo orientale dopo cinque anni di stallo, ma alla fine della riunione è trapelato ben poco sull’andamento dei colloqui. Le parti hanno comunicato che il prossimo incontro si terrà ad Atene in una data ancora da stabilire, mentre il portavoce del presidente turco, Ibrahim Kalin, ha parlato di un «soluzione possibile a tutti i problemi».
L’incontro è stato tra l’altro tema di discussione tra la cancelliera tedesca e il presidente turco durante la video-conferenza dell’8 febbraio. Angela Merkel si è congratulata con Recep Tayyip Erdogan per i progressi fatti nel Mediterraneo e ha sottolineato l’importanza di proseguire sulla strada del dialogo. Il presidente turco ha invece parlato alla cancelliera di un nuovo summit con l’Ue, possibilmente sotto la presidenza del Portogallo, dopo aver più volte ribadito l’intenzione di «voltare pagina» nei rapporti con Bruxelles.
L’attenzione della Turchia è diretta verso il Consiglio europeo del 25 marzo, in cui l’Ue dovrà nuovamente discutere della politica da adottare nei confronti di Ankara. Ma i «segnali positivi» che arrivano dal Mediterraneo potrebbero non essere abbastanza: l’Unione ha infatti condannato la repressione delle proteste studentesche in Turchia e i discorsi d’odio dei rappresentanti del Governo nei confronti della comunità Lgbt, esprimendo le proprie preoccupazioni per lo stato di diritto nel Paese anatolico.
Tuttavia, anche per il prossimo summit del Consiglio non sono attesi grandi cambiamenti. L’Ue continua a essere divisa riguardo la Turchia a causa degli interessi dei singoli Stati e in particolare di Francia e Germania, direttamente coinvolti nella contesa per il Mediterraneo. Il posizionamento di Parigi e Berlino su fronti opposti e il loro coordinamento, però, potrebbe essere utile proprio per evitare che la situazione nel mare nostrum degeneri.