Quando al Quirinale, la scorsa settimana, abbiamo manifestato al Presidente Sergio Mattarella la nostra indisponibilità per un Conte-ter e l’impegno a sostenere un presidente del Consiglio incaricato di alto profilo europeista, confesso che non credevo si potesse arrivare così direttamente all’ex presidente della Banca Centrale Europea.
La decisione del Capo dello Stato è stata coraggiosa e altrettanto coraggioso è stato Mario Draghi ad accettare l’incarico. In queste ore si parla di «fallimento della politica», ma non sono d’accordo con questa generalizzazione superficiale che rischia di riaprire la strada all’antipolitica. Il fallimento dei giorni precedenti è stato di “questa” coalizione e di “questa” politica, mentre quello di Draghi potrebbe essere il successo di una politica diversa e migliore.
La coalizione del Conte-bis non ha saputo trovare una soluzione credibile e positiva alla crisi innescata dalle tardive e intempestive, ma non per questo meno vere, questioni poste da Renzi, che Più Europa aveva avanzato da tempo.
Conte è stato il presidente del Consiglio di Salvini e qualcuno gli ha fatto credere di poter essere contemporaneamente il successore e l’alternativa di se stesso, offrendogli di diventare il presidente del Consiglio del fronte anti-Salvini. Sapevamo che non avrebbe funzionato. E infatti non ha funzionato.
Certo, la pandemia ha cambiato per molti mesi gli equilibri della politica, la Banca centrale europea ha dato l’illusione che il tema del debito pubblico non fosse più urgente e il Next Generation Eu ha fatto credere a molti che l’Italia potesse avere davanti una stagione di spesa senza responsabilità. Ma, alla fine, i nodi sono venuti al pettine.
Con Grillo che tuona contro Draghi, come ha sempre fatto, mostra la corda la strategia del Partito democratico di un’alleanza di ferro con il Movimento cinque stelle: se davvero era una alleanza in nome dell’europeismo ritrovato da parte dei grillini, come è possibile che si rompa immediatamente di fronte alla possibilità di sostenere Mario Draghi, il più europeista di tutti? Oggi possiamo dire che il confronto con le forze liberaldemocratiche ed europeiste (ma davvero europeiste e non raccolte all’ultimo momento in improbabili gruppi parlamentari), in prospettiva può essere molto più proficuo.
L’accelerazione di queste ore è straordinaria e cambia radicalmente il quadro politico. Mi auguro quindi che possa emergere una solida maggioranza per un Governo in grado di affrontare la campagna vaccinale, di elaborare un piano per il Next Generation Eu con un mix ambizioso di investimenti e di riforme e di governare i drammatici effetti economici del Covid. Senza dimenticare che in Italia il rischio del debito “cattivo”, su cui recentemente proprio Draghi era tornato ad ammonire le istituzioni, rimane alto.
Per mettere il Presidente incaricato in condizione di fare whatever it takes per la salvezza dell’Italia in questa parte finale della legislatura serve però una importante, profonda e dolorosa “operazione verità”. Perché l’Italia da anni e anni cresce meno degli altri Paesi europei? Perché i suoi fondamentali economici – competenze, produttività, tasso di attività, investimenti pubblici e privati, efficienza della Pubblica amministrazione – appaiono così deteriorati e insufficienti per reggere la sfida dei competitori nell’Unione europea ed extra-europei? Perché, malgrado proclami roboanti sull’abolizione della povertà, la nostra mobilità sociale è ferma al palo, il welfare discriminatorio, le politiche di integrazione legate a una insopportabile discriminante razziale e l’indice di disuguaglianza quasi senza pari in ambito europeo? E per stare all’emergenza pandemica: perché l’Italia è stata così vulnerabile, i pazienti italiani così indifesi, la potenza del contagio e della sua letalità così forte anche (anzi soprattutto!) in aree del Paese, in cui si vantava una riconosciuta eccellenza del sistema sanitario?
Le risposte a tutte queste domande sono già in sé un programma di governo e io penso che un governo Draghi potrà nascere e proseguire solo se i partiti che lo sosterranno decideranno di rispondervi in modo sincero.
Più Europa sarà impegnata in questa sfida per un’Italia europea al fianco di Mario Draghi. E sono convinta che nel sostegno a questo Governo possa anche definirsi un comune progetto politico-elettorale tra forze liberal-democratiche, europeiste, riformatrici ed ecologiste. L’Italia ne ha bisogno, almeno quanto ha bisogno dell’esperienza e della competenza di Mario Draghi.