Si torna a parlare di una seconda primavera araba e NRW ha cercato di comprendere la portata delle più recenti proteste facendo la spola fra Tunisi e Roma, anche se virtualmente. E interpellando una docente universitaria di origini tunisine che vive a Roma e un giovane regista tunisino, da anni impegnato in iniziative sociali nelle periferie milanesi che vuole esportare il modello della piattaforma Rosseau a Tunisi, nonostante il declino dei M5s in Italia.
La seconda ondata delle proteste in Tunisia, dove è iniziata la prima delle primavere arabe che si sono trasformate in un lungo inverno, è populista? Leila El Houssi, docente di Storia e istituzioni dell’Africa alla Sapienza di Roma, spiega: «Stanno emergendo movimenti più o meno populisti di vario orientamento politico, in maniera prevedibile per un Paese che sta cercando di evolversi e creare un sistema democratico e laico. Anche l’elezione del nuovo presidente, Kais Saied, un uomo esterno sia ai partiti laici ma anche a quelli islamici, è sintomo di un sentimento anticasta e di rifiuto alle strutture politiche già viste. È difficile dire quante e quali iniziative attecchiranno, ma sono sicuramente sintomo di un Paese frammentato e in cerca di risposte».