L’onda delle manifestazioni anti-governative nell’Europa centro-orientale irrompe anche sull’Eurovision Song Contest, previsto quest’anno tra il 18 e il 22 maggio a Rotterdam.
La Polonia ha scelto di farsi rappresentare da un conduttore di storici programmi della televisione pubblica (TVP), come Koło fortuny, la versione polacca della Ruota della fortuna. Rafał Brzozowski canterà The ride, un pezzo, scritto in inglese da uno staff di autori svedesi, che pare uscito direttamente dagli anni Ottanta. Tuttavia non è la qualità della canzone che ha fatto infuriare i fan dell’Eurovision, o meglio non solo.
È il fatto che il cantante sia stato nominato senza una selezione e abbia scavalcato la giovane collega Alicja Szemplińska, che l’anno scorso non aveva potuto vivere una vera partecipazione al festival canoro europeo a causa della pandemia da Covid-19: la gara, infatti, era stata cancellata e sostituita da uno show serale per non far passare del tutto sotto silenzio l’evento.
Per l’edizione 2021 molti Paesi, ventidue su quaranta, hanno deciso di dare una seconda chance agli artisti che non avevano potuto esibirsi. Non è stato così per la Polonia e Alicja Szemplińska. Questo nonostante la cantante diciottenne, per accedere alla possibilità di rappresentare la propria nazione, lo scorso anno avesse vinto il programma Szansa na sukces – Eurowizja (Occasione per il successo – Eurovision) con la canzone Empires, convincendo la giuria e milioni di polacchi che l’avevano votata.
Brzozowski, invece, dal canto suo non ha dovuto sbaragliare concorrenza alcuna: la televisione nazionale polacca, controllata dal PiS, il partito conservatore Diritto e Giustizia, che guida il Paese, ha optato su di lui direttamente, secondo logiche interne. Il che, appunto, gli ha dirottato le critiche di chi ha visto persino in quest’ambito un’invasione dell’esecutivo.
Anche la partecipazione della Bielorussia si porta dietro uno strascico di polemiche. Fino a una settimana fa sembrava tutto deciso: a rappresentare il Paese avrebbero dovuto essere i Galasy-ZMesta con la canzone Ya nauchu tebya (Ti insegnerò io), critica nei confronti degli oppositori del presidente Aleksandr Lukashenko. Con una procedura simile a quella polacca, i Galasy-ZMesta erano stati indicati dalla televisione di Stato a sostituire i Val, duo composto da Valerija Gribusova e Vladislav Paškevič, che avrebbero dovuto concorrere all’edizione 2020 con Da vidna (Fino all’alba).
Per i critici di questa decisione, il motivo della sostituzione sarebbe stato la loro partecipazione alle proteste successive alla rielezione di Lukashenko; mentre le motivazioni ufficiali sostengono che Da vidna mancasse di impegno sociale. Poco dopo l’inizio delle manifestazioni anti-governative, i Val montarono un video e rilasciarono un’intervista molto critica nei confronti del mondo dello spettacolo bielorusso, accusato di essere connivente con il regime: «Le persone stanno aprendo gli occhi su qualcosa che nel nostro Paese esiste da molto tempo, ma di cui finora non si era parlato. Se sulla politica possiamo limitarci a riportare quel che tutti dicono, nel campo dello spettacolo abbiamo qualcosa da raccontare per esperienza personale».
La corsa all’Eurovision dei Galasy-ZMesta, però, questa volta è stata bloccata dall’organizzazione stessa del Festival: «Abbiamo concluso che la canzone compromette la natura non-politica dell’evento. Inoltre, le recenti reazioni alla proposta rischiano di screditare la reputazione dell’Eurovision. Per questo abbiamo scritto alla televisione bielorussa, che è responsabile della scelta, per avvertire che la canzone, così come presentata, non potrà prendere parte al concorso, ma che occorre modificarla, oppure sottoporne un’altra», si legge in un comunicato netto da parte del Festival.
Prima di essere cancellata dal canale YouTube ufficiale della manifestazione, la canzone dei Galasy-ZMesta, un quintetto pressoché sconosciuto malgrado le posizioni filo-governative, era andata incontro a un vero flop del pubblico, con giudizi contrari che superavano di cinque volte quelli favorevoli. Contro la loro presenza al Festival, di fatto, si era scatenata l’opposizione interna e di chi segue le vicende della Bielorussia in tutto il mondo. Sulla questione è intervenuto Lukashenko stesso, che, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, ha dichiarato: «Iniziano a pressarci su tutti i fronti, persino per l’Eurovision. Proporremo un’altra canzone e vedrete quanto tutto questo sia stato politicizzato».
Anche in Russia la corsa all’Eurovision ha svelato risvolti politici degni di nota. A spuntarla è stata Manizha con Russkaya zhenschina (Donna russa): un pezzo scatenato, cantato in russo e inglese. A votare Manizha sul primo canale della televisione nazionale è stato quasi il 40% degli spettatori. Subito dopo, però, sono incominciate a pioverle addosso critiche e offese da parte di chi pensa che non sia adeguata per rappresentare la Russia. Le ragioni starebbero nella sua origine tagika (Manizha è nata a Dushanbe nel 1991, ma si è trasferita a Mosca all’età di tre anni), e per le sue posizioni a favore dei migranti, del movimento LGBT, dei diritti delle donne.
Tuttavia Manizha, con il suo sorriso irriverente, denuncerà il razzismo e il maschilismo della società che la circonda, scandendo: «Hai già trent’anni, dove sono i tuoi figli?», «Metti un abito più lungo, mettine uno più corto!».
All’Eurovision Song Contest la Polonia non è mai andate oltre il secondo posto. Il miglior piazzamento polacco coincide con la prima partecipazione alla gara (Edyta Górniak, To nie ja/Questa non sono io, 1994), mentre la Russia ha vinto nel 2008 (Dima Bilan/Believe). La Bielorussia si è posizionata al massimo al sesto posto nel 2007 (Dmitrij Koldun, Work your magic). L’Italia gareggerà con Zitti e buoni dei Maneskin, vincitori dell’edizione 2021 di Sanremo, auspicando di agguantare quella vittoria che manca dal lontano 1990 con Toto Cutugno, Insieme.