Serve un ministeroIl Next Generation Eu e la governance del turismo italiano

Non appena la pandemia sarà finita e le restrizioni alla mobilità caleranno, la curva dei flussi internazionali tornerà a risalire. Le imprese e i territori dovranno essere pronti ad accogliere nuovi turisti sempre più esigenti in termini di sicurezza, nuove tecnologie, qualità dei servizi ed accessibilità

Le linee di intervento del Next Generation Eu sono state definite per pianificare un rilancio di tutte le attività produttive che hanno perso redditività a causa della contrazione dei consumi, con l’esplodere della Pandemia Covid-19. Tra i settori più colpiti, il turismo risulta quello maggiormente danneggiato sia in termini di imprese, che in termini di flussi. Per questo motivo è quanto mai urgente un piano che possa realizzare una azione integrata per ripristinare il sistema turistico che a oggi risulta drammaticamente compromesso.

Non appena l’incubo della pandemia sarà finito e le restrizioni alla mobilità caleranno, la curva dei flussi internazionali tornerà a risalire e le imprese e tutti i territori dovranno essere pronti ad accogliere i nuovi turisti sempre più esigenti in termini di sicurezza, nuove tecnologie, qualità dei servizi e accessibilità dei territori.

L’assenza totale di liquidità pone l’attenzione sulla necessità degli operatori turistici di ricevere aiuti immediati per essere mantenuti in vita, tuttavia provvedimenti in tal senso non saranno sufficienti a garantire una ripresa dello sviluppo turistico che si possa definire sostenibile.

La priorità nel nostro Paese non riguarda la formulazione di strategie di intervento, pure importanti, ma è quella di delineare, in modo puntuale, una governance multilivello, in cui ruoli, poteri e responsabilità appaiono chiaramente definiti. Un modello di governo capace di recepire le esigenze dei territori e dunque in grado di rispondere ai bisogni della nuova domanda turistica.

Finora in Italia questa duplice richiesta non ha mai avuto un unico interlocutore, vanificando talora gli sforzi dei governi nelle diverse scale geografiche.

L‘istituzione del ministero del Turismo, infatti, è sembrata una risposta efficace per dare risposte al sistema turistico italiano, pur rimanendo nell’orbita titolo V della Costituzione Italiana, che affida all’autonomia regionale la gestione del turismo. Nonostante tale disposizione normativa, si è registrata negli anni una spontanea crescita di attività e servizi turistici in Italia tale da contribuire al circa 13% del nostro prodotto interno lordo – prima della pandemia.

A causa di questo caotico sviluppo, i flussi turistici si sono sempre più concentrati nelle grandi città con le conseguenze negative ambientali e sociali. L’attuale situazione sanitaria, infatti, ha evidenziato i problemi già esistenti e la necessità di un concreto approccio di politica industriale per lo sviluppo del turismo.

Il Next Generation Eu è un punto di partenza che ha un duplice obiettivo: da un lato rendere competitive le nostre imprese, incentivando l’introduzione di innovazioni e nuove tecnologie, dall’altra preparare i territori e le aree interne all’accoglienza dei flussi turistici, in modo che si possa raggiungere la coesione territoriale e sociale, mediante la diffusione del turismo.

Le risorse economiche destinate al turismo sono state affidate alle regioni e per questo si è finora riscontrato un disomogeneo sviluppo dei territori, consentito dalla crescita spontanea dei flussi, ma oggi, con l’emergenza sanitaria, il turismo ha bisogno di un rilancio sistemico e il ruolo del ministero del Turismo, con le dovute limitazioni, appare indispensabile per dare al Next Generation Eu una sua piena realizzazione.

Nel suo ruolo di coordinamento, mediante delle leggi quadro, il ministero può agire in differenziate forme e direzioni: oltre alle relazioni istituzionale e internazionali, nonché al confronto gius-lavoristico con i grandi aggregati di imprese, può avere una visione di lungo periodo con una strategia diretta a rendere il sistema turistico integrato, sostenibile, moderno e capace di essere competitivo.

Se è vero, infatti, che le regioni hanno una conoscenza dei propri territori, il Ministero può agire efficacemente riunendo i prodotti turistici, in grandi pilastri: il turismo sanitario, al quale si possono aggregare il turismo del benessere, il turismo termale, il turismo sportivo e turismo inclusivo o accessibile; il turismo culturale al quale poi si possono far associare il turismo degli eventi, turismo dei musei, turismo delle città d’arte, turismo delle ville d’epoca o dimore storiche, turismo dei borghi, declinandoli anche in termini di accessibilità e inclusione; il turismo naturalistico al quale possono essere uniti il turismo all’aria aperta, turismo nelle aree protette, turismo balneare, turismo eno-gastronomico, turismo giovanile e così via.

Far sviluppare in maniera unitaria e sostenibile questi prodotti turistici significa avere innanzitutto contezza dell’offerta attuale, in modo da individuare poi le carenze dei diversi prodotti turistici. I servizi e le attività turistiche qui considerate saranno quelle a diretto contatto con il turista e che in questa maniera potranno essere consultate anche da remoto dai turisti stessi, programmando da casa il loro viaggio nei minimi dettagli.

Questo censimento delle attività turistiche potrà essere realizzato da ogni regione, che avrà il compito di disciplinarle, di mapparle e certificarle e poi comunicarle al ministero. Quest’ultimo monitorando questa attività, può rilevarne gli elementi di criticità dei vari sistemi regionali e attivarsi con delle linee guide dirette a rendere coeso e unitario il settore.

Le regioni, di conseguenza, declinano le linee guida del Ministero adeguandole alle esigenze dei diversi territori, regolando così i diversi aspetti dei prodotti turistici e definendo per ogni destinazione una autentica identità, concepita nel suo carattere processuale e dinamico. L’identità territoriale e la programmazione non saranno sufficienti a una sostenibilità dell’offerta turistica e della crescita economica, se non si attiva l’intelligenza territoriale in ogni diverso livello di scala gerarchica.

L’intelligenza territoriale può costituire, inoltre, uno strumento utile per tutti i territori e in particolare per le aree interne o le aree marginali a vocazione turistica, in quanto grazie all’introduzione di nuove modalità di combinare i fattori produttivi, il territorio diventa smart innalzando il proprio profilo competitivo.

L’introduzione di innovazioni nel territorio si rende quanto più necessario e urgente nel momento storico nel quale stiamo vivendo (soprattutto dopo la pandemia); si tratta di rivedere profondamente i modelli tradizionali di sviluppo, connettendo l’anima di un luogo attraverso la sua storia, il cibo, la lingua e le persone con le tecnologie attualmente disponibili, garantendo allo stesso tempo la gestione sicura dei dati e la realizzazione di prodotti turistici sempre più in grado di segmentare la domanda turistica e dare sostenibilità alle aree interne.

Traghettare l’evoluzione delle di queste destinazioni verso realtà virtuali e tecnologicamente avanzate, le cosiddette smart destinations, riconducibili alla creazione delle smart cities non è una operazione facile, ma indispensabile in quanto decisiva per competere nel mercato globale.

Ogni destinazione e ogni regione attiverà una cabina di regia formata da un organo composto da diversi rappresentanti delle differenti realtà del territorio e della regione (dal tecnologo al rappresentante di associazioni di volontariato, allo storico al giurista, all’imprenditore) in modo da interpretare le diversificate esigenze sia della domanda che dell’offerta turistica, avendo differenziate competenze, in considerazione della trasversalità delle attività turistiche.

Si perverrà così allo sviluppo di prodotti turistici che permetteranno una multifunzionalità e polivalenza, in linea con lo stile di vita dei suoi abitanti, essendo co-creatori essi stessi del prodotto turistico. L’intelligenza territoriale sarà parte di un prodotto turistico caratterizzato dalle specificità del territorio, applicando sempre più le tecnologie, ottimizzando l’uso delle risorse specie se non rinnovabili.

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