Chi l’ha vistoChe cosa fa il ministero dell’Interno per ritrovare gli italiani scomparsi (15mila l’anno)

Dal 1974 si sono registrati 62.842 casi irrisolti, ogni mese vengono denunciate 1.300 sparizioni, e in un caso su quattro non c'è un lieto fine. Il prefetto Silvana Riccio è il commissario straordinario che gestisce il delicato dossier al Viminale. «Dietro in numeri ci sono famiglie distrutte e vite che restano sospese»

Virginia Farneti/Lapresse

Ogni mese in Italia 1300 persone spariscono nel nulla. Minorenni in fuga dalle famiglie, anziani che non rientrano a casa, giovanissimi stranieri che fanno perdere le proprie tracce o restano vittime della criminalità.

Molti vengono ritrovati, ma altri scompaiono per sempre. Dal 1974 a oggi, su 258.552 denunce presentate, 62.842 persone risultano ancora da rintracciare. Un esercito di fantasmi di cui spesso non si sa nulla, nonostante le ricerche della polizia. Alcuni finiscono in tv o sui giornali, nella maggior parte dei casi regna il silenzio.

Solo nel 2020 sono scomparse 13.527 persone, più della metà sono minori. Oltre 6mila non sono ancora state ritrovate. «Parliamo di una realtà sconosciuta ma molto preoccupante». Silvana Riccio, prefetto, è il Commissario Straordinario del governo per le persone scomparse. 

Napoletana classe 1956, nel suo ufficio al Viminale, insieme a una piccola squadra di poliziotti e funzionari, coordina i dossier in tutta Italia. «Le statistiche – spiega a Linkiesta – non bastano a raccontare questo fenomeno, dietro i numeri ci sono famiglie distrutte e vite che restano sospese».

Nel 2020 le sparizioni sono diminuite del 10%, si legge nella relazione annuale del Commissario. Merito della pandemia. Le misure restrittive e i controlli delle forze dell’ordine hanno limitato le fughe nei mesi del primo lockdown.

Il dato più inquietante? Oltre il 50% di chi scompare è minorenne. Tra questi ci sono migliaia di giovanissimi stranieri non accompagnati che, affidati a case-famiglia o centri di accoglienza, lasciano il nostro Paese per provare a raggiungere i parenti in Europa. Altre volte, ed è questo l’incubo peggiore, sono vittime di violenza. 

Rapiti o sfruttati dalla criminalità, anche per prostituzione o traffico di organi. Nel 2020 sono state oltre 5.500 le scomparse denunciate di minori stranieri. «Noi continuiamo a cercarli esattamente come facciamo con tutti gli altri», precisa il Commissario.

Ci sono anche molti bambini e adolescenti italiani che si allontanano per motivi diversi: disagio psicologico, traumi, tensioni in famiglia. Più di duemila nell’ultimo anno. Tra le situazioni allarmanti anche quelle in cui un genitore sottrae illecitamente il figlio all’altro coniuge e lo porta all’estero.

«Ogni sparizione è un caso a sé, come le persone che bisogna cercare». Sulla scrivania del Commissario passa ogni tipo di storia. «Ci sono minori che scompaiono ripetutamente: un ragazzo ha fatto perdere le proprie tracce per 45 volte. In quei casi non siamo davanti a un disagio momentaneo, c’è un problema di natura psicologica o familiare su cui il prefetto del luogo interviene in modo specifico».

Tutte le prefetture hanno un piano provinciale per la scomparsa. Le operazioni cambiano in base al territorio e al soggetto da rintracciare. Oltre alle forze dell’ordine, possono intervenire i Vigili del Fuoco e i volontari della Protezione Civile. In montagna si muove il Soccorso Alpino e Speleologico.

Sul territorio sono attive associazioni come Telefono Azzurro o Penelope. Quest’ultima è stata fondata da Gildo Claps, fratello di Elisa, scomparsa a Potenza nel 1993 il cui corpo fu ritrovato 17 anni dopo nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità. I volontari offrono supporto psicologico e assistenza legale a chi perde le tracce di un proprio caro.

Il fattore tempo è fondamentale. Le ricerche devono cominciare subito: i primi giorni sono determinanti. Più passano i mesi e meno possibilità ci sono di ritrovare le persone in vita. Il 31 dicembre scorso nell’astigiano sono stati rinvenuti i resti di Federica Farinella, modella piemontese scomparsa 19 anni fa. Le spoglie erano in un bosco a un chilometro da casa sua. 

In altri casi si continua a sperare, nonostante tutto. Angela Celentano aveva 3 anni quando, nel 1996, scomparve durante una gita con la famiglia sul Monte Faito, in Campania. Oggi ne avrebbe 27 e di lei non si sa ancora nulla. Nessuna notizia nemmeno di Denise Pipitone, sparita nel 2004 a Mazara del Vallo all’età di quattro anni. Quello di Emanuela Orlandi è un mistero internazionale tutt’oggi irrisolto, dopo quasi quarant’anni. 

Si raccolgono testimonianze e indizi, non solo coi metodi tradizionali. Quello delle sparizioni è diventato un genere televisivo. Un programma come Chi l’ha visto? è in onda su Rai Tre dal 1989 con un pubblico trasversale e affezionato, quasi devoto. Al centralino della trasmissione, negli studi romani di via Teulada, arrivano telefonate da tutta Italia. Tra segnalazioni utili e informazioni da verificare, capita anche qualche mitomane.

Una buona notizia. Negli ultimi anni il numero degli scomparsi e il numero dei ritrovamenti si stanno avvicinando. «Questo grazie alla collaborazione tra gli organi dello Stato, a cui aggiungiamo una formazione specializzata degli operatori e una serie di iniziative di sensibilizzazione», spiega Riccio. Non solo le istituzioni. Dal 2019 la Roma calcio ha lanciato la campagna Missing Kids: ogni volta che il club ufficializza un nuovo acquisto, lo annuncia sui propri canali social  accompagnando la foto del giocatore con quella di bambini da rintracciare.

Le persone scomparse non esistono per il resto del mondo, ma diventano la ragione di vita per amici e parenti. Drammi uguali e diversi che si ripetono ogni anno. All’ufficio del Commissario arrivano chiamate e lettere di genitori disperati, che non si rassegnano al peggio. «Resta sempre la speranza di ritrovare il proprio caro, anche dopo anni. Ma poi quel sentimento si trasforma in angoscia e in uno stato d’ansia permanente».

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