È iniziato tutto così, esattamente un anno fa.
Dopo aver pensato per mesi un magazine vivace, allegro e propositivo, nell’anno che si prospettava entusiasmante per la gastronomia italiana, con mille nuove aperture e aziende sempre più galvanizzate da un periodo di massimo splendore del settore della cucina, è arrivato lo stop che ci ha condotti fino a qui.
In tre settimane abbiamo ripensato tutto, abbiamo ristabilito priorità, rimesso mano al modello, rifatto i conti e siamo ripartiti, cercando di fare ordine nel caos che stava circondando tutti.
Ricordo ancora il messaggio dell’editore: proviamo a partire, tentiamo per due mesi, vediamo come va. Se non funziona, ci abbiamo provato.
Di mesi ne sono passati dodici, e sono stati i più intensi, entusiasmanti, complessi, pieni e ricchi che io ricordi nel mio percorso professionale. E sono passati tutti al chiuso di quattro mura, con pochissime uscite e pochissime occasioni di incontro con questo mondo che è – di solito – completamente fisico, dipendente dall’assaggio, dall’incontro, dal contatto.
La redazione di Gastronomika, tutte le meravigliose persone che in questo anno si sono spese per far funzionare questo progetto, non si sono mai incontrate dal vivo. Moltissime delle persone con cui lavoro ogni giorno non le ho mai conosciute, se non attraverso uno schermo.
Eppure, abbiamo costruito un sito che si aggiorna quotidianamente, con tanti nuovi articoli e nuove idee, abbiamo creato due numeri cartacei di Gastronomika Paper, e a gennaio abbiamo partecipato attivamente alla nascita del magazine in collaborazione con il New York Times. Abbiamo creato format su Instagram, siamo sbarcati su ClubHouse, fatto scuole di vino e cucina digitali e partecipato con un talk al festival di Linkiesta su Sky.
Abbiamo immaginato un nuovo formato editoriale, un podcast su instagram, che ogni settimana è il nostro tg dedicato al settore. Creato una serie di incontri su Facebook dedicati ai personaggi che guardano al cibo con una visione laterale e creato talk nei quali abbiamo coinvolto chef italiani all’estero, in grado di raccontarci il mondo da un punto di vista unico: ascoltare le loro parole, le loro storie e le loro situazioni ci ha aiutati a capire meglio l’oggi, adesso che viaggiare ci è impedito.
Abbiamo vinto un premio, anzi, come dice il Direttore “quasi” vinto, diventando il secondo miglior sito del 2020 per Gambero Rosso.
Abbiamo costruito una community di lettori assidui, che trovano nelle nostre pagine, nella nostra newsletter e sui nostri social network spunti e riflessioni e ci sollecitano a ricercare sempre nuove idee.
Abbiamo convinto le aziende e le realtà di questo settore della bontà di un progetto in cui crediamo e su cui stiamo investendo moltissimo, e loro con noi.
Se siamo sopravvissuti in questo lungo e complesso anno di pandemia, siamo sicuri che la strada da qui in avanti potrà essere solo in discesa: perché traghettare il settore nel suo momento di massima crisi verso la rinascita è la nostra missione per il futuro.
Con uno sguardo sempre più rivolto alle nazioni che hanno già ripreso, e ai tanti progetti che nel mondo stanno dimostrando che l’enogastronomia è uno degli asset fondamentali di una ripresa che è sempre più vicina. Vaccini permettendo.
Oggi spegneremo la nostra candelina, su una deliziosa torta di mele (uno degli articoli che avete amato di più!). Speriamo di spegnere la seconda con una grande festa, quella che avevamo già immaginato per il lancio del progetto e che – contateci! – è solo rimandata a quando si potrà.