Edoardo NesiIl pieno di brutte notizie al mattino, Gino Paoli per il buon umore e le auto d’epoca per addormentarsi

Cosima Scavolini, LaPresse

Lo scrittore Edoardo Nesi, premio Strega 2011 con “Storia della mia gente”, durante il primo lockdown dell’anno scorso ha scritto “Economia sentimentale”, uscito quest’anno per La Nave di Teseo. Qui risponde al questionario de Linkiesta sulle sue abitudini informative e sui consumi culturali.

Durante il primo lockdown ha scritto un saggio su suo padre e sulla pandemia, che cosa sta facendo in questi giorni di secondo lockdown?
Ho cominciato a scrivere un romanzo, ma per ora è tutto molto confuso. Ci sono delle cose che voglio assolutamente metterci, ma non dialogano molto tra loro. Mi sento un po’ come Ed Wood quando voleva fare un film ma non aveva soldi per girare, e allora doveva trovare il modo di montare insieme immagini di repertorio di truppe in trincea e di piovre. 

Appena sveglio, dove cerca le notizie del giorno?
Sul Corriere.

Legge i giornali a colazione col caffè, con una spremuta o con che cos’altro?
Leggo subito, prima di colazione. Faccio il pieno di brutte notizie e poi vo a prendere un caffè, al bar.

Sotto la doccia cosa canticchia?
“Una lunga storia d’amore” di Gino Paoli, ma bisogna sia molto, molto di buon umore. 

In che ordine legge i giornali?
Linkiesta. Corriere. Repubblica. New York Times.

Che musica sta ascoltando ultimamente?
Mi è ripresa la fittonata di Springsteen. “Born to Run”, soprattutto. Ma anche l’ultimo, “Letter to You”.

Come la ascolta: in streaming, vinile, alla radio?
Solo vinile. Il disco originale, che comprai quarant’anni fa. Bello frusciante.

I cinque magazine che non mancano sul divano nel weekend?
Nessun magazine.

L’ultimo libro che le è piaciuto?
L’ultimo di Joan Didion, “Let Me Tell You What I Mean”. Meraviglioso. E poi quello di Trevi, quello di Picca, quello di Teresa. Non necessariamente in quest’ordine. 

Che cosa leggeva o ascoltava mentre traduceva David Foster Wallace?
Leggere, leggevo lui. Ascoltare, non saprei. Son passati vent’anni. Non me lo ricordo. Forse i REM.

Guarda i telegiornali?
No.

Che serie tv sta guardando?
Ho visto “Normal People”. M’è garbata moltissimo.

Social di riferimento?
Instagram.

Che podcast ascolta?
Nessuno.

Si addormenta con un libro, con un magazine, con una serie tv o con un talk show?
Con Autoscout, dove cerco macchine d’epoca che non comprerò mai.

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Qui le puntate precedenti di La dieta culturale

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