Generali golpistiPerché Marine Le Pen sostiene un appello che minaccia un colpo di Stato contro Macron

Il settimanale Valeurs Actuelles ha pubblicato una lettera firmata da centinaia di militari in pensione che promette un intervento per ristabilire l’ordine se il «lassismo continuerà a diffondersi inesorabilmente nella società». La leader del Rassemblement national ha detto di condividere le loro preoccupazioni, e li ha invitati a unirsi al suo partito, generando moltissime critiche (ma una risposta forse troppo blanda contro i firmatari)

Vincent Isore / MaxPPP LaPresse

Mercoledì scorso il settimanale di estrema destra Valeurs Actuelles ha pubblicato una lettera aperta al governo francese firmata da 24 generali in pensione cui è seguita l’adesione di diverse centinaia di ufficiali.

I militari denunciano la «disintegrazione» della Francia, causata dall’«antirazzismo», che creerebbe sul territorio francese «disagio e odio tra le comunità»,  «l’islamismo e le orde delle periferie», che starebbero costituendo «delle zone sottomesse a dogmi  contrari alla nostra costituzione», «l’odio che prende il sopravvento sulla fraternità» e mette contro cittadini esasperati come i gilet gialli e le forze dell’ordine.

La lettera, intitolata «Per un ritorno dell’onore tra i nostri governanti» accusa l’esecutivo di non essere in grado di difendere i valori francesi e invita a reagire: «L’ora è seria, il lavoro è colossale; non perdete tempo e sappiate che siamo pronti a sostenere politiche che tengano conto della salvaguardia della nazione».

Il tono è molto duro, il vocabolario piuttosto simile a quello utilizzato dall’estrema destra per descrivere le tensioni sociali in Francia, e si chiude con una minaccia esplicita di intervento diretto dell’esercito, qualora le cose non cambiassero: «Se non si interviene, il lassismo continuerà a diffondersi inesorabilmente nella società, provocando alla fine un’esplosione e il conseguente intervento dei nostri compagni in servizio in ​​una pericolosa missione di protezione dei valori della nostra civiltà e la salvaguardia dei nostri connazionali sul territorio nazionale».

Soltanto una settimana fa, lo stesso settimanale aveva intervistato Philippe de Villiers, ex parlamentare francese, europeo e sottosegretario alla Cultura durante la presidenza di Jacques Chirac, ed ex esponente dell’Ump, la destra gollista, che incitava all’insurrezione contro il governo.

Sorprendentemente, il governo non ha reagito ufficialmente alla lettera dei generali finché la questione non è diventata politica. Venerdì Marine Le Pen, leader del Rassemblement national e candidata alle elezioni presidenziali del prossimo anno, ha detto di «condividere l’analisi» dei generali, e li ha invitati a «unirsi al nostro progetto politico», difendendo la loro tesi in diverse interviste per tutto il weekend e inviando una lettera a Valeurs Actuelles per ribadire il suo sostegno, pur ricordando la necessità di trovare «soluzioni pacifiche e democratiche» alle questioni sollevate.

Domenica, la ministra delle Forze armate Florence Parly ha scritto su Twitter che le parole di Marine Le Pen dimostrano «una grave ignoranza di come funziona l’esercito», e che appoggiano una lettera «irresponsabile di militari in pensione che non rappresentano che loro stessi».

A quel punto l’affaire è diventato tema di dibattito pubblico, e molti giornali e esponenti politici hanno chiesto alla ministra di intervenire per sanzionare i militari, soprattutto i pochi ancora in servizio che hanno firmato la lettera (che continua a suscitare adesioni e ha superato le mille firme secondo i proponenti).

Parly è quindi tornata sull’argomento lunedì pomeriggio in una lettera inviata a Libération, in cui ha di nuovo preso posizione contro la leader del Rassemblement national. Non è ancora chiaro se saranno presi provvedimenti, ma è molto probabile che i militari in servizio saranno sanzionati.

Al di là della questione politica, è evidente che la lettera è sintomo di un malessere profondo che sta attraversando la Francia, da anni divisa da un violento dibattito sull’identità nazionale, la sicurezza, la religione e le minoranze.

L’esercito francese è soprannominato «la grande muette», il grande muto, proprio perché in passato ha avuto un ruolo centrale nelle transizioni di potere e oggi invece cerca in tutti i modi di simboleggiare l’unità nazionale.

Al netto di alcuni episodi inquietanti, come la scoperta di una filiera neonazista nelle truppe di terra, documentata da una lunga e inchiesta di Mediapart, l’esercito rimane una delle istituzioni più amate dai francesi.

Non sfuggono quindi alcuni dettagli della lettera, che aiutano a spiegare come mai Marine Le Pen potrebbe aver deciso di esporsi in questo modo, contraddicendo la sua politica di moderazione e presentabilità coltivata con fatica in questi anni.

Oggi il suo attivismo a favore di una lettera ai limiti del golpismo potrebbe sembrare un grande errore politico, ma vale la pena dar conto del contesto.

Il testo è stato pubblicato esattamente a sessant’anni dal cosiddetto «putsch dei generali» un tentativo fallito di colpo di stato contro il generale De Gaulle, accusato di tradimento per la sua politica favorevole all’indipendenza dell’Algeria.

Il padre di Marine Le Pen, Jean Marie, è un anti gollista convinto, e da giovane è stato molto vicino a diversi membri dell’Oas, l’organizzazione terroristica costituita proprio dopo il fallimento del putsch di Algeri che provò più volte ad assassinare De Gaulle.

Il Front national ha suscitato un rigetto profondissimo non soltanto per le sue idee, ma appunto per la sua storia e la sua compromissione con organizzazioni golpiste che hanno provato a distruggere la Quinta repubblica.

La leader del Rassemblement national, che ha cambiato nome al partito anche per questo, è probabilmente convinta che l’opera di normalizzazione è ormai compiuta: il passato è dimenticato. Per questo tenta di interpretare il desiderio di ordine che in parti molto reazionarie della società francese esiste ed è sempre più forte. 

Tra un anno sapremo se il calcolo è esatto.

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