Verde apparenteLo stop ai voli interni della Francia rischia di essere una misura greenwashing

Tutte le tratte interne al Paese sostituibili con due ore e mezza di treno verranno soppresse. Ma le associazioni ambientaliste sono critiche e secondo i Verdi francesi i benefici sono prossimi allo zero

Pixabay

Il Parlamento francese ha approvato di recente una legge che sopprime tutti i voli interni sostituibili con viaggi ferroviari di massimo due ore e mezza, per abbassare considerevolmente le emissioni di CO2.

Ma quella che a prima vista appare una misura storica, sarebbe in realtà una vittoria di Pirro per i movimenti ambientalisti e i loro riferimenti politici. L’ala ecologista della politica transalpina non è soddisfatta di quello che vede come un provvedimento di facciata, annacquato rispetto alle esigenze necessarie.

Novanta minuti fanno la differenza
La norma in questione è stata approvata in prima lettura all’Assemblée nationale, la camera bassa francese, e passerà al Senato insieme all’intero corpus della Loi Climat et Résilience (legge Clima e Resilienza) di cui fa parte, prima di tornare all’assemblea per il via libera definitivo.

Come ha spiegato il ministro dei Trasporti del governo francese Jean-Baptiste Djebbari, riguarderà solo le tratte aeree che possono essere rimpiazzate da tratte ferroviarie inferiori ai 150 minuti. Un apposito decreto dovrà precisare le misure e dettagliare le direttrici coinvolte: il ministro per il momento ha citato soltanto i voli tra l’aeroporto di Parigi-Orly e quelli di Lione, Bordeaux e Nantes.

Invece di applaudire, però, il mondo ecologista francese protesta. Perché la misura è una versione sbiadita di quella proposta inizialmente dalla Convention Citoyenne sur le Climat (CCC). La Convenzione dei cittadini sul clima è un’idea di Emmanuel Macron, che ha istituito un gruppo di lavoro di 150 persone, scelte a sorte e guidate da una squadra di esperti, per elaborare proposte legislative volte a fronteggiare il cambiamento climatico.

Dalla CCC era uscita la richiesta di eliminare tutti quei decolli che si potevano evitare con un viaggio in treno di quattro ore. Non una differenza da poco: con questa soglia i francesi avrebbero detto addio a quasi tutti i voli interni, compreso quello fra le due principali città del Paese, Parigi e Marsiglia, che da solo vale 127mila tonnellate di anidride carbonica all’anno, secondo i calcoli dell’Alto Consiglio per il clima.

Lo stesso ente, indipendente dalla politica, sostiene con i dati del 2019 alla mano che il tetto di due ore e mezza è davvero troppo basso, visto che vi rientrano tratte responsabili soltanto del 10% del traffico aereo francese. «Il beneficio per il clima di questa misura è prossimo allo zero», dice a Linkiesta Claude Gruffat, eurodeputato di Europe Écologie.

Il partito verde francese e quello radicale di sinistra, La France insoumise, hanno aspramente criticato la norma, evidenziando il tradimento della proposta originaria fatta dai cittadini. «È necessario eliminare tutti quei viaggi aerei che possono essere fatti anche in treno, un mezzo molto meno inquinante», ribadisce il parlamentare europeo.

Secondo un recente studio di Greenpeace France, la tratta Parigi-Marsiglia percorsa in aereo emette 53 volte le emissioni di CO2 della sua corrispettiva ferroviaria. Numeri simili riguardano le altre 14 direttrici analizzate dallo studio, tutte sostituibili da un viaggio in treno di meno di sei ore e senza cambi.

Per difendere la sua scelta, il governo di Macron ha affermato per bocca del suo ministro di aver preso in considerazione anche altri fattori oltre all’aspetto ambientale. Il limite di quattro ore avrebbe danneggiato territori già molto isolati, come le città del Massiccio Centrale, una catena montuosa della Francia centro-meridionale, stando alle parole di Djebbari.

Una totale falsità per Gruffat, che illustra l’esempio di uno spostamento da Parigi a Clermont-Ferrand, tra le “città isolate” del Massiccio Centrale. «Un volo di un’ora collega i due aeroporti. Ma bisogna presentarsi un’ora prima dell’imbarco al terminal, che si raggiunge in non meno di 20 minuti da Parigi. Poi ne servono altri 30 per uscire dall’aereo e 20 di auto per raggiungere il centro di Clermont-Ferrand. In tutto fa tre ore e dieci minuti: in treno ce ne vogliono tre e mezza e si inquina 60 volte di meno».

Una legge non all’altezza
Il sospetto dei verdi è dunque che dietro le ritrosie nell’adottare un taglio più coraggioso ci sia la potente lobby aeronautica francese. I suoi componenti più rilevanti sono il colosso Air France-KLM, che ha da poco ricevuto quattro miliardi di aiuti di Stato ma anche perso diversi slot di volo a Parigi-Orly e Airbus, il costruttore di aeromobili che impiega migliaia di lavoratori nella Francia sud-occidentale e che da solo ha già licenziato oltre 8mila dipendenti durante la crisi del Covid19.

Di certo l’industria francese non vede di buon occhio le proposte più radicali della Loi Climat, una sorta di bandiera ecologista per l’esecutivo di Macron.

Il presidente ha fatto della questione ambientale un punto cardine del suo mandato sia in politica interna, dove si è attirato le ire dei gilet gialli per aver provato ad aumentare il costo del carburante, che sulla scena internazionale: suo è anche il programma “Make our planet great again”, chiamata alle armi dell’ecologismo mondiale con annesso sberleffo al celebre slogan di Donald Trump.

Resta da capire però in che misura verranno attuate politiche ambientali coraggiose, in grado di concretizzare la narrativa green di cui si ammanta l’Eliseo.

Un ottimo banco di prova saranno le altre misure della legge, che concerne un ampio ventaglio di aspetti legati al cambiamento climatico, tra cui la pubblicità dei veicoli a combustibili fossili, l’isolamento termico delle abitazioni, i pasti serviti nelle mense pubbliche.

In molti casi il governo ha presentato misure poco ambiziose oppure previsto scadenze «manifestamente incompatibili con il ritmo previsto dell’azione contro il cambiamento climatico», ha evidenziato l’Alto Consiglio per il Clima.

Chiamato a valutare l’impatto complessivo della legge, l’organismo, istituito dallo stesso Macron, ha sottolineato la «portata ridotta» di diverse norme e la necessità di alzare l’asticella per raggiungere gli obiettivi dichiarati: la riduzione del 40% le emissioni di CO2 entro il 2030, propedeutica alla neutralità climatica del Paese per il 2050.

Tutto il mondo ambientalista francese resta molto scettico su questi traguardi, tanto che 110 associazioni hanno definito il corpus presentato dal ministro della Transizione Ecologica Barbara Pompili non adeguato.

Lo stop “ridotto” ai voli aerei ne è la prova lampante, secondo Claude Gruffat: «L’approvazione di questo provvedimento è solo uno spreco di tempo. Il governo continua a celebrare misure insignificanti, quando ciò che serve sono cambiamenti strutturali».

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