Oggi termina l’Intelligence Week, l’evento web dedicato a pubblica amministrazione, imprese e società di settore ha riunito massimi esperti, politici ed opinion leader, ed è stata promossa dalla Vento & Associati, agenzia di marketing e comunicazione strategica.
I molti ospiti hanno approfondito i segreti legati al controllo delle informazioni, agli scenari ed alle sfide future, per le imprese e per la società. Sono molti i talk che si sono susseguiti, illustrando i temi centrali di una nuova era; tra questi, mercoledì 19 maggio si è tenuto il seminario sulla Data protection e ill Deep web: la guerra mondiale dei big data, che a quanto pare, è un terreno di conquista tra superpotenze, ma anche con ricadute a livello locale, e di interazione tra i settori pubblico e privato.
Molti gli esperti e gli operatori che sono intervenuti nel corso della sessione, tra cui Marco Gay, presidente Anitec-Assinform e di Confindustria Piemonte: «Mi soffermo su come sta reagendo il settore che rappresento, ossia ICT digitale. Il settore, in Italia, chiude l’anno 2020 con una flessione dello 0,6%, questo dato, purché negativo, è stato accolto da tutti con grande soddisfazione, dato il grave periodo di crisi economica che coinvolge l’intero Paese. Il dato presentato pone l’attenzione sul valore del digitale e le opportunità che il digitale porta, opportunità che sono anche legate ai cosiddetti digital neighbor, cioè gli strumenti di abilitazione dell’innovazione che hanno un impatto straordinario non solo per il mondo ICT».
«Il settore dell’ICT ha una grande potenzialità di crescita, è un settore che cresce del 3% all’anno negli ultimi cinque anni e che già quest’anno andrà a crescere del 3,5%» – conclude il presidente Anitec-Assinform – «È fondamentale che la sicurezza cominci a diventare, non solo un digital neighbor che cresce, ma una filosofia di applicazione della tecnologia».
Durante il dibattito è poi intervenuto Stefano Mele, avvocato partner di Gianni&Origoni e Responsabile del Dipartimento Cyber Security e Privacy, dicendo: «Le norme rappresentano il metronomo e spesso anche il regolatore di determinati comportamenti, talvolta ne sono il freno se guardiamo ad oggi la raccolta dei dati professionali o delle informazioni in generale, le norme, si rivelano infatti, freno a determinati comportamenti che possono rappresentare un pericolo per i cittadini».
Ha poi concluso parlando dell’agenzia nazionale per la cybersecurity, come delineata dal sottosegretario Franco Gabrielli, un’agenzia che si pone obiettivi molto ambiziosi per un Paese che deve recuperare un forte ritardo su questo fronte.
Tra i tanti esperti del settore anche Morten Lehn, General Manager Kaspersky Italia, azienda leader nell’ambito della cyber security, che ha affermato: «Noi siamo da 25 anni nel campo della protezione dei dati, si tratta di proteggere i nostri clienti. Nel corso di questi anni abbiamo potuto osservare come le cose cambino velocemente, non si tratta più solo della protezione della rete privata dei nostri clienti, bensì vi sono nuovi aspetti da considerare».
Morten Lehn ha poi concluso: «Vediamo anche come si sviluppano le imprese criminali che lavorano in questo campo, spesso si tratta di gruppi organizzati molto bene, spesso si attaccano strutture importanti».
Ha preso poi la parola Corrado Broli, Country Manager di Darktrace Italia: «Le minacce sono assolutamente imprevedibili, non sappiamo che forma assumeranno, non sappiamo quando si manifesteranno, ci si rende conto della presenza di queste minacce sempre troppo tardi – spiega Broli – la buona notizia è che oggi esistono sul mercato soluzioni per la cyber security molto importanti, che si basano sull’intelligenza artificiale e sul machine learning. Darktrace in questo ambito è stato pioniera, costituito nel 2013, ad oggi Darktrace Italia è leader a livello internazionale nell’ambito della cyber security».
Ha concluso: «Con Darktrace si ha la possibilità di individuare in tempo reale le minacce non appena si manifestano. Un dato significativo è che, oltre il 90% minacce avviene attraverso email». Inoltre, ha aggiunto: «Abbiamo visto, anche di recente, come le infrastrutture critiche siano oggetto di attacchi, chiunque oggi è un target per attacchi cyber, vi è un’unica certezza: prima o poi tutte le aziende saranno attaccate».
È intervenuto, in seguito, Emanuele Marcianò, imprenditore nel settore delle tecnologia ed AD DUNE, «Come Europa, siamo un po’ come il nero a scacchi nei tornei internazionali, altri fanno la prima mossa», con questa efficace affermazione ha incominciato la sua esposizione, proseguendo «Perché non abbiamo la prima mossa? Ma io vorrei sottolineare la dimensione finanziaria, in particolare modo nel confronto con gli Stati Uniti, l’attitudine degli strumenti finanziari nel valutare e investire sulle aziende della tecnologia, anche della tecnologia digitale. Cosa significa questo?
Significa che gli Stati Uniti attraggono capitali, per finanziare le loro imprese, spesso imprese tecnologiche, e finanziare direttamente o indirettamente la loro innovazione tecnologica». Ha poi continuato: «La capitalizzazione delle borse americane ad oggi è circa il 55% della capitalizzazione delle borse mondiali, con solo il 4% della popolazione, ed è fortemente sbilanciata sui settori tecnologici. Per comprendere meglio, in Germania ad esempio, la capitalizzazione delle borse tedesche ammonta al 3% della capitalizzazione delle borse mondiali».
Dopo aver esposto una tabella contente i dati della capitalizzazione mondiale delle singole aziende ha affermato: «Sono numeri che rivelano la forza delle società che dominano i mercati dei dati mondiali: Apple, Facebook, Amazon, Google; la capitalizzazione di Apple di 2 miliardi di dollari equivale all’incirca al PIL dell’Italia, a più del doppio del fondo Next Generation Europe ed è tre volte la capitalizzazione della Borsa italiana» ha chiosato l’AD di DUNE.
Infine, il talk si è concluso con un’interessante riflessione da parte di Massimo Moggi, President & CEO di WESTPOLE in merito allo studio di determinate discipline dell’ambito IT nel mondo universitario: «Purtroppo le nostre università, oltre ad avere difetti di struttura come ad esempio l’instaurare rapporti con le aziende, da un lato sicuramente producono talenti, ma dall’altro poi fanno fatica a immetterli nel mondo del lavoro. Noi dell’IT abbiamo subito, e noi stessi ne siamo gli attori, un’importante distorsione, perché abbiamo privilegiato le funzioni organizzative legate alle problematiche di processo rispetto a quelle tecnologiche.
Con l’esplosione di alcuni fenomeni come quello dell’intelligenza artificiale è riemersa una domanda di skills tecnologici che abbiamo in misura nettamente inferiore al necessario». Tra i partecipanti al talk anche Marianna Vintiadis, Chief Executive Officer di 36Brains ed Antonio Martino, deputato di FI e membro della Commissione Finanza e della Commissione Inchiesta Banche.