Il Parlamento polacco ha ratificato la legge che acconsente all’utilizzo dei soldi del NextGenerationEu, il piano di aiuti da 750 miliardi di euro, con una maggioranza insolita: ai 211 voti favorevoli del partito sovranista di governo, Dititto e Giustizia (PiS )di Jarosław Kaczyński, infatti, si sono aggiunti i 46 di uno dei principali partiti di opposizione: Lewica (Sinistra). In totale, i voti favorevoli sono stati 290, a fronte di 33 contrari e 133 astenuti (questi ultimi soprattutto di Koalicja obywatelska, Coalizione Civica, anch’essa di opposizione).
La Polonia è divenuto così il quattordicesimo paese europeo ad accettare ufficialmente i fondi europei per la ricostruzione: le verranno destinati 27 miliardi di euro a fondo perduto e 32 con prestito a basso costo, facendone il terzo tra gli stati più supportati. Il testo era già stato inviato alla Commissione il 30 aprile. Il piano «si concentra su innovazione, riforma del mercato degli affari e del lavoro, transizione verde e digitale, trasporto ecologico e un sistema sanitario più forte», aveva twittato la presidente Ursula von der Leyen.
La settimana che ha preceduto il voto in Parlamento, tuttavia, ha rischiato di far saltare i nervi alle parti coinvolte. Come vi avevamo anticipato, intorno alla questione si è spaccata la maggioranza di governo: nella lotta per conquistare le posizioni di destra più radicali, il partito Solidarna Polska (Polonia solidale) di Zbigniew Ziobro aveva annunciato che avrebbe fatto mancare il proprio voto, promessa cui ha mantenuto fede. In Aula, peraltro, a Ziobro (attuale ministro della Giustizia) è stato impedito di parlare per spiegare le motivazioni di tale decisione: prima è stato allontanato dal presidente del Parlamento (Elżbieta Witek), quindi gli ha tolto la parola Ryszard Terlecki, vicepresidente del Parlamento, entrambi in quota PiS.
«Volevo spiegare al Parlamento le ragioni del nostro no, fondate anzitutto su un pericolo per la sovranità del nostro Paese», ha detto Ziobro in seguito ai giornalisti riferendosi ai timori di un debito da condividere con paesi dall’economia che il suo schieramento reputa meno solida (in particolare quelli dell’Europa meridionale). «Mi chiedo, però, se il fatto che sia stato impedito di parlare al ministro della giustizia non sia più significativo del discorso stesso che avrei voluto pronunciare. Non mi sento né offeso, né umiliato, perché la questione riguarda il Paese e non la mia persona; la collaborazione col PiS andrà avanti ma – all’interno di questo schema – Solidarna Polska cercherà una maggiore autonomia».
Nell’ambito di queste tensioni di governo, a sorpresa Lewica ha mostrato di voler tendere una mano al PiS nella votazione sulla ratifica per l’utilizzo del NextGenerationEU L’intenzione, che poi si è concretizzata in Parlamento, era quella di garantire responsabilmente al Paese un’iniezione di denaro fondamentale, di non fargli perdere un’opportunità storica di rilancio e rafforzamento. Così facendo, Lewica ha però tolto le castagne dal fuoco al PiS, evitandogli una possibile crisi di governo o addirittura le elezioni anticipate, e consequenzialmente è implosa al proprio interno e nei rapporti con gli alleati di Koalicja obywatelska.
Le prime notizie di un colloquio tra i rappresentanti di Lewica e il premier Mateusz Morawiecki risalgono a domenica scorsa 25 aprile. Al diffondersi sempre più insistente di tali informazioni reagiscono subito con violenza gli altri movimenti di opposizione politica e sociale al governo attuale. Da Koalicja obywatelska le dichiarazioni di condanna sono unanimi: Lewica si sarebbe venduta a Kaczyński e avrebbe tradito il fronte contrario al PiS.
Anche da Ogólnopolski Strajk Kobiet (Sciopero polacco generale delle donne), ovvero il movimento che si batte per l’abolizione della nuova legge sull’aborto, attualmente molto influente sull’opinione pubblica, lo sdegno non tarda a filtrare: «La mafia non cesserà di essere mafia, solo perché la Sinistra premerà cordialmente un pulsante». Le richieste da parte di OSK e di Marta Lempart, una delle sue leader più riconoscibili, continuano anche nei giorni seguenti per far sì che Lewica receda da qualsiasi accordo: «I politici della Sinistra hanno offerto gratuitamente al governo gli sforzi di migliaia di persone che combattono in strada per i propri diritti», dichiara Lempart a “Gazeta Wyborcza”.
Dal canto suo, però, Lewica è convinta di aver fatto il bene di un Paese che continua ad essere fortemente europeista e, soprattutto, di poter ottenere quanto richiesto nei colloqui con Morawiecki. I punti più importanti avanzati dai rappresentanti della Sinistra sono: che almeno il 30% dei fondi siano destinati ai governi locali, che si costruiscano almeno 75.000 mila appartamenti da distribuire ad affitto molto economico, che si indirizzino almeno 850.000.000 di euro per gli ospedali, che si diano almeno 300.000.000 di euro per le aziende colpite dalla pandemia, che si istituisca un comitato di controllo per le spese sostenute nell’ambito del Recovery fund nazionale, che si presenti un piano dettagliato delle spese concernenti i fondi ottenuti in prestito.
Malgrado le critiche puntuali ad alcune delle richieste fatte da Lewica non si siano fatte attendere (la politica abitativa è compito dei singoli stati e potrebbe non rientrare tra le spese ammissibili nel NextGenerationEu, mentre alcun comitato di controllo nazionale può sostituirsi a quello europeo anti-frode), i suoi dirigenti sono convinti di aver ottenuto molto più di quanto sia attualmente dato sapere, e di aver comunque risposto ai propri elettori che si dichiaravano in gran parte (il 70% secondo i sondaggi) a favore della ratifica della legge.
È ancora presto per capire se, e come, lo strappo generatosi a sinistra con la votazione in oggetto potrà essere ricucito. I toni della questione si sono già di molto abbassati: Koalicja obywatelska ha detto di voler comunque guardare a un futuro di battaglia da fare insieme a Lewica e, cosa non trascurabile, 22 suoi parlamentari hanno votato sì in Parlamento alla legge di ratifica. In casa della Sinistra, invece, sono state recuperate alla causa le posizioni di alcuni esponenti e intellettuali che insistono sulla bontà (e inevitabilità) della scelta. La rottura più profonda rimane coi movimenti impegnati nelle cause civili e sociali; tuttavia, a ben vedere, un riavvicinamento tra politica e movimenti è ben distante dall’accadere non soltanto in Polonia, ma un po’ ovunque.