Krajowy plan odbudowy, piano per la ricostruzione del Paese, così si chiama il programma approntato dal governo sovranista polacco per l’utilizzo dei fondi in arrivo dall’Europa: 58,1 miliardi di euro, di cui 23,9 a fondo perduto, che fanno della Polonia il terzo maggiore beneficiario del Next Generation EU (NGEU) dopo Italia e Spagna.
Ogni Stato membro dell’Unione europea deve presentare il proprio piano entro la fine di aprile, per poter poi utilizzare i soldi in arrivo. In Polonia il Parlamento sarà dunque chiamato a votare l’accoglimento del Fundusz odbudowy, ovvero il fondo con cui verrà finanziato il piano.
L’approvazione del Fondo necessita dei due terzi dei votanti, 307 su 460. Tuttavia uno dei partiti della maggioranza di governo, la formazione di estrema destra Solidarna Polska (Polonia solidale), a conti fatti è pronto a respingerlo. Senza i diciannove deputati della forza politica, lo scarto a vantaggio della maggioranza sarebbe risicato, ovvero di soli tre seggi.
La divisione interna rischia di far cadere il governo, di privare la Polonia di parte degli aiuti per la ripresa e di far saltare anche l’intero sistema del NGEU a livello europeo, dal momento che la sua attivazione prevede l’approvazione da parte di tutti gli Stati membri.
Il “veto o morte” di Polonia solidale si basa, anzitutto, sul rigetto del meccanismo di erogazione dei fondi europei, perché è condizionato dal rispetto dello stato di diritto: i soldi provenienti da Bruxelles sono ottenibili solo a fronte del rispetto dell’indipendenza della magistratura e di una serrata lotta alla corruzione. Questi paletti avevano già portato l’anno scorso Polonia e Ungheria a bloccare l’approvazione del bilancio europeo, e quindi degli aiuti per la ripresa economica. La mediazione della Germania e la convinzione dei due Paesi di essere riusciti ad ammorbidire questa condizione avevano spianato la strada al NGEU. Il governo polacco, tuttavia, non sembra aver risolto ancora le proprie divisioni interne sulla questione.
Una seconda ragione del no di Polonia Solidale è legata al meccanismo con cui l’Unione Europea finanzierà il NGEU, contraendo prestiti sui mercati finanziari (a tassi più favorevoli rispetto a molti Stati membri). Per rimborsare il prestito dovrà trovare nuove entrate (prelievo sul digitale, imposta sulle transazioni finanziarie), e quindi gli Stati dovranno modificare le loro eurotasse.
Michał Wójcik, parlamentare di Polonia solidale ed ex vice-ministro della Giustizia, ha dichiarato a TVN24 che il suo partito intende opporsi a un prestito comune europeo, nonché al processo federativo, ovvero alla creazione di uno Stato unico d’Europa: «Se prendi in prestito denaro sui mercati mondiali, vai verso una condivisione comunitaria del debito. Oggi dobbiamo dire ai nostri cittadini che alcuni Paesi potrebbero non pagare, ad esempio perché hanno una situazione finanziaria difficile. Basta guarda come sono i bilanci nell’Europa meridionale: e allora che cosa accadrebbe?».
Un suo collega di partito, l’eurodeputato Patryk Jaki, è stato ancora più chiaro con l’alleato di governo, Diritto e Giustizia (PiS): «Non c’è alcuna possibilità che Polonia solidale possa approvare il Fondo. Se il PiS ci metterà di fronte a un bivio, vorrà dire che per noi non ci sarà più posto nella coalizione di governo. Non si tratta di soldi, ma della condivisione del prestito. Perché dovremmo garantire i debiti di Spagna o Grecia su lunghissimo termine? È un rischio enorme, che non è necessario assumersi».
Lo scorso autunno Polonia solidale, che esprime il ministro della giustizia Zbigniew Ziobro, si era già resa protagonista di una manovra di ostruzionismo per una legge contraria agli allevamenti di animali da pelliccia, facendo traballare l’esecutivo. All’epoca la crisi fu evitata grazie a un rimpasto e all’ingresso al governo di Jarosław Kaczyński nelle vesti di vice-premier, per contenere la guerra in atto tra Ziobro e il primo ministro Mateusz Morawiecki; attualmente, però, le posizioni di Polonia solidale paiono irremovibili.
Un aiuto al governo potrebbe però arrivare dall’opposizione, che ha annunciato un voto favorevole nel caso la maggioranza non dovesse farcela con le proprie forze. Ma vincolerà il proprio sostegno ad alcune richieste specifiche.
Lewica (Sinistra) e Koalicja Obywatelska (Coalizione dei cittadini) vogliono attendere la fine delle consultazioni governative con le parti sociali, tese a rimodellare il Piano per la ricostruzione del Paese, e che la maggioranza ne chiarisca i dettagli. Al momento, considerano quanto presentato dal premier Morawiecki troppo generico e poco trasparente.
Anche il Polskie Stronnictwo Ludowe (Partito popolare polacco), per bocca del suo leader, Władysław Kosiniak-Kamysz, ha confermato di essere aperto al dialogo in quanto favorevole ai fondi di NGEU. Tuttavia, per sostenere un eventuale passo falso della maggioranza, la richiesta del suo partito è quella di ascoltare i governi regionali e gli imprenditori, nonché di convocare una sessione parlamentare aggiuntiva per esaminare le varie posizioni.
La sensazione generale, per quanto l’opposizione minacci di far saltare tutto se le proprie istanze non verranno soddisfatte, è che si arrivi all’approvazione del Fondo in parlamento. Il PiS è convinto che Lewica, KO e i popolari, mossi da un forte spirito europeista, stiano solo bluffando per dare ulteriore peso alle loro posizioni.
Non si può nascondere, tuttavia, che il governo continui a fare di tutto per perdere consensi. Mentre il Paese è attraversato dalle proteste per la recente legge sull’aborto, questo ennesimo braccio di ferro con l’Unione Europea rischia di dare un ulteriore colpo alla maggioranza. Un recente sondaggio pubblicato sul quotidiano Rzeczpospolita, indica che Jarosław Kaczyński, presidente del PiS ed ex primo ministro, è il politico di cui i polacchi si fidano meno (il 59,1% non ha fiducia in lui), seguito proprio da Ziobro (52,8%) di Polonia solidale.
A questo si aggiunge che, a quanto risulta da analisi risalenti a fine febbraio, per la prima volta da vent’anni a questa parte, nel Paese un giovane su tre si dichiara convintamente di sinistra, con una percentuale che nel corso dell’ultimo anno è salita dal 17% al 30%. In Polonia pare essere in corso una vera e propria rivoluzione culturale, insomma, che non può certo prescindere dalla vicinanza con l’Europa.