Trecentosessanta milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) italiano saranno destinati a quello definito come il progetto più strategico del Paese per la tutela della biodiversità e il ripristino ambientale.
Stiamo parlando della rinaturazione del Po, il lungo fiume italiano che attraversa le aree economicamente più dinamiche del Nord Italia. Il fine del piano, elaborato dal Wwf Italia e da Anepla – Associazione nazionale estrattori produttori lapidei affini di Confindustria – è potenziare la navigabilità e riqualificare il più lungo corso d’acqua della Penisola.
Il progetto per il ripristino delle zone umide intorno a questo sentiero liquido è stato condiviso e integrato con la collaborazione dell’Autorità di Bacino distrettuale del Po e di AIPo, l’Agenzia interregionale per il Po, che riunisce le regioni attraversate dal fiume.
«È un progetto – ha sottolineato Alessandra Prampolini, direttrice del Wwf Italia -, che costituisce un ottimo biglietto da visita dell’Italia in Europa, nel quale si coniugano le esigenze di riqualificazione ambientale e di ripristino dei servizi ecosistemici e si contribuisce a ridurre il rischio idrogeologico. La rinaturazione del Po è un progetto pilota che può essere replicato lungo tutti i principali fiumi d’Italia e favorire una vasta e concreta azione per invertire la curva della perdita di biodiversità e per l’adattamento ai cambiamenti climatici».
Il piano è stato definito nei sui particolari dal ministero della Transizione Ecologica ed è l’esito di un rapporto consolidato, tra il mondo ambientalista e quello delle imprese, che agli inizi del 2000 portò a una proposta congiunta di Direttiva tecnica per la rinaturazione del fiume.
Il progetto prende in considerazione una vasta fascia fluviale che si estende per più di 80 comuni e 8 province – da quella di Pavia fino a Rovigo, per oltre 32mila ettari – nella quale sono state individuate 37 aree da rinaturalizzare più altre 7 aree localizzate nel delta del fiume.
Come spiega in una nota l’associazione ambientalista, la proposta è coerente con la pianificazione di bacino, in particolare con il programma sedimenti dell’Autorità di bacino del Po, e con le direttive europee “Acque”, “Alluvioni” e “Habitat” e risponde agli obiettivi e agli standard definiti nelle Linee Guida per i Pnrr e nel Regolamento che istituisce lo strumento Recovery and Resilience Facility (Rrf), in cui si chiede ai Paesi membri dell’Unione di intraprendere azioni concrete per accrescere il loro capitale naturale tutelando e riqualificando le loro risorse naturali.
Agire sul Po risponde alle indicazioni della “Strategia Europea per la biodiversità” che chiede ai Paesi del Vecchio Continente di intervenire sui 25 mila chilometri dei fiumi europei per ripristinare le pianure alluvionali e le zone umide, integrando e implementando gli obiettivi di sviluppo sostenibile avviati in quest’area dai due programmi scientifici MAB – Man and the Biosphere – dell’Unesco: “Po Grande” e “Delta Po”.
Obiettivi del progetto, spiega il Wwf, sono riequilibrare i processi morfologici attivi, attraverso la riduzione dei pennelli per la navigazione – cioè le opere sporgenti che allontanano il flusso della corrente dalla sponda del fiume dove sono collocati -, diventati troppo alti per essere sormontati dalle portate ordinarie del Po ma che vengono adeguati in modo da garantire un’azione di ripristino delle zone umide intorno ai corsi d’acqua, consentendo la navigabilità.
Poi, ancora, migliorare le condizioni di sicurezza idraulica, diminuendo le sollecitazioni idrodinamiche in corrispondenza delle arginature e aumentando la capacità d’invaso e il recupero del corridoio ecologico rappresentato dall’alveo del fiume e dalla fascia naturale intorno al fiume. Un’area, quest’ultima, ricca di ambienti importanti da tutelare, come dimostrano i siti di Rete Natura 2000 presenti in questo tratto.
Il progetto prevede infine di riforestare con specie autoctone la fascia fluviale e contenere ed eradicare specie vegetali alloctone invasive. Per il Wwf, si tratta di un investimento dello Stato sul proprio capitale naturale che consentirà di attivare servizi ecosistemici che ripagheranno l’investimento fatto.
Secondo il presidente di Anepla Claudio Bassanetti, questo progetto «è un’occasione formidabile di sviluppo per un territorio e dimostra come sia possibile coniugare positivamente le priorità ambientali con le esigenze di chi vive e lavora anche su un’area così complessa come quella padana, dimostrando nel concreto che l’uso sostenibile delle risorse non è soltanto un’aspirazione ma si può tramutare in un’iniziativa condivisa tra il settore privato e il mondo associativo».
Secondo Irene Priolo, assessore all’Ambiente e difesa del suolo della Regione Emilia Romagna e presidente di AIPo, la rinaturazione del Po rappresenta «una grande sfida e un’enorme opportunità per la riqualificazione del nostro più importante fiume: una grande infrastruttura in grado di coniugare biodiversità, bellezza paesaggistica, turismo e mobilità sostenibile, essendo al contempo risorsa idrica e fonte di energia rinnovabile. Questo progetto ne valorizzerà ulteriormente le potenzialità e peculiarità».