È stato definito un mix tra Fela Kuti e Raoul Casadei, con un pizzico del cantautorato italiano che ascoltava da bambino durante i viaggi in auto con la famiglia. Thomas Fadimiluyi è nato a Rimini trentadue anni fa da padre nigeriano e madre romagnola, crescendo a Riccione tra l’officina del padre, ingegnere meccanico, e l’albergo della madre. L’anno scorso ha fatto breccia nei cuori di Sanremo con una canzone sentimentale ambientata tra le strade di Bologna. Ma la sua parola d’ordine risponde alla voce del verbo “spataccare”, espressione di culto dalle sue parti, un po’ come dire l’arte di arrangiarsi.
Questa casa è un albergo
«Mio padre è venuto in Italia dall’Africa per imparare la nobile arte dei motori, una passione che mi ha trasmesso in eredità. È ingegnere meccanico motorista, esperto di auto d’epoca e anche pilota. E in Italia ha conosciuto mia mamma» racconta Fadi con la cadenza da riviera. «Ho studiato Economia a Bologna ma al tempo stesso ho sempre lavorato, da noi funziona così. D’estate aiutavo mia madre in albergo con qualsiasi tipo di mansione. Molte canzoni le ho scritte proprio mentre lavoravo lì». Scherzando dice che la musica l’ha imparata da suo padre che è una specie di direttore d’orchestra dei motori: «Lui sa dirti come sta una macchina da come “suonano” i suoi componenti». E in famiglia ha scoperto i riferimenti musicali di sempre durante i viaggi in auto, ascoltando Battisti, Dalla, Rino Gaetano, Celentano, Bob Marley e Fela Kuti.