Ogni anno in Europa più di 41 miliardi di bottiglie di plastica e vetro, così come di lattine per bibite, sfuggono al circuito del riciclo. Finendo in discarica, negli inceneritori o, peggio ancora, nei corsi d’acqua. E quindi nel mare.
Un dato, poco incoraggiante, che testimonia quanto lo spreco di packaging sia diventato sempre più sproporzionato e insostenibile, non solo nel Vecchio Continente. Basti pensare che le vendite globali di contenitori per bevande monouso sono aumentate del 135% tra il 1999 e il 2019, passando da 456 miliardi a 1075 miliardi (o 170 per abitante).
Alcune categorie di bevande hanno fatto registrare un aumento più netto: ad esempio, le bottiglie d’acque sono aumentate globalmente da 72 miliardi nel 1999 a 309 miliardi nel 2019, rappresentando il 24% di tutte le bevande vendute (prima erano l’11%).
Questi dati sono emersi nella pubblicazione del report “What We Waste”, a cura di Reloop, un’organizzazione no profit che mette in comunicazione Ong, industrie e governi per incentivare la transizione circolare.
Grazie anche al supporto di Break Free From Plastic e Changing Markets Foundation, lo studio si è basato su dati, relativi agli ultimi 20 anni, sulle vendite e i tassi di riciclo dei contenitori per bevande in 93 Paesi di tutto il mondo (che rappresentano l’81% della popolazione mondiale al 2019). Di questi, 24 sono Stati membri dell’Unione Europea.
Secondo le informazioni fornite da Reloop, l’introduzione dei Sistemi di deposito cauzionale (Deposit return systems, Drs) sarebbe in grado di abbattere questo spreco fino al 75% perché incoraggerebbe il consumatore a riportare il contenitore vuoto dopo il consumo per riempirlo di nuovo o per ricevere indietro la somma di denaro trattenuta precedentemente come deposito cauzionale. Si tratta di uno dei metodi più efficaci per ridurre la produzione di rifiuti, soprattutto nel settore alimentare: un sistema per recuperare materiali da riciclare e contrastare l’inquinamento da plastica.
È attualmente tra gli strumenti a disposizione per dare piena applicazione al principio di responsabilità estesa del produttore (Erp) sancito dalle direttive europee. Si tratta di un regime, come spiegato in una nota del Consiglio nazionale della green economy, volto ad assicurare che ai produttori di prodotti spetti la responsabilità finanziaria o quella finanziaria e organizzativa della gestione della fase del ciclo di vita in cui il prodotto diventa un rifiuto, incluse le operazioni di raccolta differenziata, di cernita e di trattamento. Un obbligo che può comprendere anche la responsabilità organizzativa e la responsabilità di contribuire alla prevenzione dei rifiuti e alla riutilizzabilità e riciclabilità dei prodotti.
Secondo la Ceo di Reloop Clarissa Morawski, i sistemi di deposito in cui il contenitore si recupera per essere riciclato o ricaricato riducono sostanzialmente le quantità di lattine e bottiglie che altrimenti finirebbero per accumulararsi nell’ambiente, in discarica o negli inceneritori. «I Drs riducono i costi di raccolta e pulizia ambientale degli enti locali, promuovono l’occupazione nell’economia circolare e riducono le emissioni di CO2. Dal punto di vista del consumatore, l’esperienza è la stessa. Se restituisci una bottiglia vuota, riavrai indietro l’importo del deposito pagato nel momento dell’acquisto della bevanda, indipendentemente dal fatto che il passaggio successivo sia il riempimento o il riciclaggio, senza sprechi e con un impatto ambientale nettamente inferiore».
I Sistemi di deposito cauzionale sono oggi presenti in otto Paesi dell’Unione: è il caso (virtuoso), ad esempio, di Germania, Francia e Lituania. In quest’ultimo Stato, dove nel 2015, prima dell’adozione dei Drs, venivano sprecate 113 bottiglie e lattine pro capite all’anno – una ogni tre giorni -, nel 2017, grazie a questo strumento, lo spreco è stato abbattuto a soli 14 contenitori all’anno per persona.
Nel 2017 nei Paesi con un sistema attivo di Drs, i livelli di spreco sono stati in media del 78,6% inferiori rispetto agli Stati che ne sono sprovvisti.
Per i 315 milioni di cittadini europei che vivono in Paesi privi di Drs, lo spreco annuale ammonta a 126 contenitori pro capite; viceversa negli Stati che dispongono di un circuito Drs il numero scende ad appena 16.
Come riporta lo studio di Reloop, se l’intero continente europeo adottasse questo metodo si salverebbero dalla discarica 31 miliardi di bottiglie e lattine, con un taglio netto del 75% sullo spreco attuale e un abbattimento delle emissioni di carbonio. Riutilizzare una bottiglia di vetro può infatti tagliare queste ultime del 40%, mentre il riciclo di una lattina di alluminio è il 92% più efficiente dell’uso di materia prima vergine.
Lo spreco italiano
Nel nostro Paese, tuttora privo di una legge sui Sistemi di deposito, vengono annualmente sprecati circa 7 miliardi di contenitori all’anno. Secondo i calcoli dell’associazione Comuni Virtuosi, 119 contenitori per bevande pro capite, di cui 98 bottiglie in PET, 12 bottiglie in vetro e 9 lattine, vengono cestinati ogni anno.
Con il circuito virtuoso di Drs, in Italia la cifra scenderebbe a 1,7 miliardi, con una quota media pro capite di 29 contenitori.
La riduzione più consistente riguarderebbe le bottiglie in PET, che da 5 miliardi di unità non riciclate, scenderebbero a 974 milioni: un passaggio da circa 100 bottiglie sprecate pro capite a 16.
Secondo la responsabile Rifiuti ed Economia Circolare per Comuni Virtuosi Silvia Ricci i Sistemi di deposito cauzionale si stanno velocemente diffondendo in Europa. «Altri 12 Paesi hanno già stabilito l’introduzione del Sistema entro i prossimi quattro anni in relazione agli obiettivi imposti dalla Sup». Si tratta della Direttiva Single Use Plastic, cioè di un intervento normativo dell’Unione Europea che dal 2021 vieta l’utilizzo di determinati prodotti in plastica monouso per i quali esistono alternative in commercio.
«In Italia – ha spiegato Ricci a Materia Rinnovabile – ancora non se ne parla e la nostra associazione è stata l’unica ad avere fatto, da almeno cinque anni a questa parte, informazione sui Sistemi di deposito cauzionali per bevande. Siamo stati anche gli unici ad avere portato all’attenzione del Governo, attuale e precedente, un elenco di proposte in materia di prevenzione dei rifiuti ed economia circolare, in cui i Drs e i modelli di riuso giocano un ruolo centrale».
Secondo Ricci, ogni anno perso nel percorso di adozione dei Drs implica una pesante impronta ambientale, con la dispersione di miliardi di contenitori che causano danni e costi evitabili anche alla fiscalità dei comuni.
«Implementare un sistema di deposito – ha sottolineato Ricci – non significa dover investire risorse finanziarie pubbliche, perché sono i produttori e rivenditori di bevande a doversi fare carico del 100% dei costi di avviamento e gestione del sistema nell’ambito della loro Responsabilità Estesa del Produttore. Al governo però spetta scrivere la legge che dovrà governare il sistema e monitorarne i risultati».