Con sandali e calziniPerché l’Europa ha bisogno dei turisti americani

Nonostante gli stereotipi del viaggiatore di cattivo gusto raccolti da un articolo dell’Atlantic, i cittadini statunitensi sono fondamentali per la ripresa del settore turistico europeo, in quanto solo nel 2019 sono stati in 30 milioni a visitare gli Stati membri. Rimane alto però il rischio dell’arrivo di un’ondata di no-mask

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Mai i turisti americani sono tanto mancati ai Paesi europei. È quanto afferma Tom Jenkins, CEO della European Tourism Association, in un articolo dell’Atlantic.

I viaggiatori statunitensi infatti sono da sempre considerati, nell’immaginario comune europeo, rozzi e di cattivo gusto. Caratteristiche che, fino a un anno fa, erano aggravate da una situazione pandemica che vedeva gli Stati Uniti tra i Paesi messi peggio.

La verità però è che i cittadini americani sono di fondamentale importanza per il turismo europeo, soprattutto adesso che l’America è diventato uno dei Paesi più vaccinati al mondo. «L’idea che gli americani siano desiderati, o addirittura preferiti, ospiti in Europa è in netto contrasto con uno stereotipo antico, quello del “brutto turista americano”» si legge nell’articolo.

E tutti noi ne abbiamo avuto almeno un assaggio. Di solito il turista americano è «rumoroso (specialmente sui mezzi pubblici), goffo, maleducato e spesso con l’uniforme per eccellenza che abbina calzini e sandali, un berretto da baseball e uno zaino indossato sul davanti», puntualizza il magazine.

Un esempio cardine è Clark Griswold nel film “National Lampoon’s European Vacation” del 1985, non a caso tradotto in italiano con “Ma guarda un po’ ’sti americani!”. In una scena Griswold (interpretato da Chevy Chase) e la sua famiglia si ritrovano intrappolati in una rotonda di Londra, incapaci di muoversi guidando sul lato sinistro della strada. «In un’altra scena, Griswold indossa invece i lederhosen e si unisce a una danza popolare tedesca che, a causa della sua mancanza di coordinazione, precipita rapidamente nel caos», si legge ancora.

Stereotipi, certo. Ma il turista americano ha negli anni interiorizzato la sua caricatura più estremizzata in Europa, trovandosi a suo agio e incrementandone la letteratura di gag.

Perfino la stessa giornalista dell’Atlantic è scivolata nel ruolo del “brutto turista americano”: «Durante un viaggio a Roma, ho scherzosamente chiesto ai miei amici del college se il Colosseo fosse modellato sul Los Angeles Memorial Coliseum. Loro hanno riso. Una guida turistica che purtroppo mi ha sentita, tuttavia, non lo fece. Il suo sguardo bastò a farmi capire che, in quel momento, venivo etichetta come la turista americana doc. Ho passato il resto della giornata cercando di mimetizzarmi silenziosamente», racconta.

La repulsione verso la categoria, tuttavia, non preclude il fatto che il turismo americano pesa molto nell’economia del settore europeo. Secondo la European Travel Commission, l’Unione europea ha ricevuto 30 milioni di visitatori americani solo nel 2019, più del numero di turisti provenienti da Cina, Canada e Australia messi insieme.

Perché? Quello del cliché, spiega l’articolo, è una percezione a cui «gli americani danno più credito rispetto ai locali». E a parte alcune battute sulle abitudini culinarie americane (esempio il cappuccino ordinato con la cena), gli italiani – per esempio – sono da sempre affezionati ai loro ospiti dagli Stati Uniti. «Non vediamo l’ora che tornino», ammette Ettore Bellardini, guida turistica di Roma.

L’attesa quindi è di vedere come arriveranno le due nazioni a inizio estate. Gli Stati Uniti possono già vantare una quota di vaccinati molto alta rispetto alla maggior parte degli altri Paesi. Mentre l’Italia si sta incamminando gradualmente sulla strada delle riaperture.

I presupposti, pertanto, ci sono tutti. Molti americani hanno «anche giorni di vacanza arretrati e quelli più fortunati possono contare sul denaro risparmiato durante la pandemia», aggiunge l’articolo.

Questo, almeno, è ciò su cui contano i paesi europei. Il turismo rappresenta il 10% del Pil del continente e capitali importanti per le economie sopratutto delle principali destinazioni turistiche, ovvero Italia, Grecia e Spagna. Il settore è in pieno affanno per la stagione invernale persa e quella primaverile fatta a metà regime, e milioni di persone che lavorano nel settore non possono quindi permettersi un ulteriore stop.

Il ritorno dei turisti americani, anche se in numero modesto rispetto agli anni pre-pandemici, potrebbe giocare un ruolo enorme nella ripresa europea.

Ovviamente, a determinate condizioni: «Se gli americani porteranno con sé le guerre interne nate sull’importanza o meno data al coronavirus e non riusciranno ad aderire alle restrizioni anti Covid-19 in vigore all’estero, sarà un fallimento totale», spiega il quotidiano.

I primi esempi non sono dei migliori: secondo quanto riporta l’Atlantic, i turisti americani volati a Porto Rico hanno infranto molti dei protocolli sanitari dell’isola, compreso l’obbligo di indossare la mascherina e il coprifuoco a mezzanotte.

Comportamenti che non sarebbero tollerati in Europa, anche in vista del passo mantenuto dai programma di vaccinazioni nazionali: «Un portavoce della Commissione europea ha specificato che il continente non avrà dosi sufficienti per inoculare il 70% della sua popolazione adulta fino a luglio, il che significa che molti europei potrebbero ancora non essere vaccinati al momento dell’arrivo dei turisti», si legge.

«Sto seguendo le notizie dall’Italia, e so che c’è un movimento no-mask piuttosto sostenuto negli Stati Uniti», dice Sarah May Grunwald, una sommelier che conduce tour e degustazioni di vini a Roma. «Spero solo che i turisti in arrivo non abbiano la stessa mentalità anche in Europa», conclude la donna.

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