Competizione internazionaleLa ripresa del turismo italiano passa dai viaggiatori stranieri

La crisi del settore è già costata all’Italia 28 miliardi di euro, 1,5 punti di Pil e per tornare a registrare numeri positivi sarà indispensabile attrarre nuovamente i visitatori dall’estero. La priorità è trasmettere il messaggio di poter stare in Italia in sicurezza e senza restrizioni

Pietro Masini/LaPresse

Una radio italiana trasmetterà notiziari multilingua, aggiornamenti minuto per minuto sul turismo, travel talk show, rubriche su viaggi e letteratura, e dirette da 23 nazioni. E poi ovviamente tanta musica italiana, intesa come strumento di diffusione di cultura, storia e tradizioni del Paese.

Lunedì scorso l’Agenzia nazionale del turismo (Enit) ha annunciato la nascita di Visit Italy Web Radio, la prima web radio internazionale per la promozione e il rilancio del turismo italiano attraverso l’intrattenimento musicale, con 27 sedi distribuite in Europa, Americhe, Asia, Oceania. Sarà ascoltabile attraverso il player sul sito ufficiale dell’Italia (Italia.it), sul sito di Enit, e su tutte le piattaforme online.

L’idea dell’agenzia del turismo nasce per raccontare l’Italia nel mondo, ma anche e soprattutto per rilanciare uno dei settori più colpiti dalla pandemia.

Far ripartire il turismo italiano è una priorità in questo momento. Lo ha detto anche il presidente del Consiglio Mario Draghi alla conferenza stampa sull’esito della riunione del G20 sul turismo: «Il mondo vuole viaggiare in Italia e l’Italia è pronta a ridare il benvenuto al mondo».

Il premier ha annunciato una grande novità: in Italia il Green pass – il certificato che consente di spostarsi liberamente a chi è vaccinato, è guarito dal Covid o è in possesso di un tampone negativo fatto nelle 48 ore precedenti – sarà una realtà già da metà maggio, mentre partirà solo dalla seconda metà di giugno in tutta Europa.

Per ora la regola vale solo all’interno del Paese, ma l’obiettivo è di aprire allo stesso modo anche ai vacanzieri stranieri. Per fare questo, nei prossimi dieci giorni bisognerà chiarire alcuni dettagli chiave: allineare i requisiti per la tipologia di tampone richiesto ma anche, e restringere il campo a quei Paesi che hanno meno contagi, ad esempio.

La crisi del settore turistico è costata all’Italia 28 miliardi di euro, 1,5 punti di Pil. E il taglio delle spese turistiche in Italia nel 2020 ammonta a 53 miliardi di euro, con ricadute su tutti gli operatori del settore – ristoranti, pizzerie, trattorie, agriturismi.

Un altro anno così non è sostenibile. È vero che già nello scorso weekend gli italiani si sono spostati tra Regioni e Provincie autonome, ma la priorità e quella che ripete da un paio di mesi il ministro del Turismo Massimo Garavaglia: «La prima priorità è ripristinare la fiducia nei confronti del turismo internazionale: a monte di tutto c’è la ripresa dell’afflusso dei turisti stranieri».

Su questo punto concorda anche la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli, che ne ha parlato con Linkiesta: «Nel 2019, ultimo anno normale per il comparto, il turismo internazionale pesava per oltre il 51% in Italia in termini quantitativi. E spesso si tratta di turisti molto spendenti, come gli americani, asiatici e russi che soggiornano in Italia».

Tuttavia, non si possono riportare i turisti stranieri sul territorio se non si passa l’esame sulla sicurezza. «È evidente che in questo momento l’attrattività passa per la percezione di sicurezza. Il messaggio che deve arrivare è che si può venire a fare le vacanze qui, senza rischi per la salute e senza limitazioni. Per far questo le vaccinazioni devono aumentare ancora, e anche chi lavora nel settore deve iniziare ad essere vaccinato», dice Lalli.

Sarà fondamentale anche non perdere terreno rispetto ai competitor, cioè fare in modo che le mete italiane solitamente più ambite dal turismo internazionale ripartano rapidamente. Altrimenti il mercato porterà quei vacanzieri altrove.

«Non possiamo perdere appeal – dice Lalli – perché altri si organizzano meglio di noi, soprattutto a livello di comunicazione. La Grecia da febbraio sta facendo un’operazione più di comunicazione che di sostanza: parlano dei vaccini soprattutto nelle isole, le zone più turistiche, dicendo al mondo che dal 15 maggio sono pronti ad accogliere turisti. Forse nemmeno loro sono sicuri di riuscire a raggiungere gli standard di sicurezza che dicono, ma nel frattempo hanno già registrato diverse prenotazioni, che significa caparre, quindi dare al settore liquidità e la possibilità di investire, rimettersi a posto e prepararsi al meglio alla stagione».

L’ipotesi di iniziare a vaccinare gli operatori turistici è stata avanzata anche dal ministro Garavaglia. È un argomento che aveva già sollevato qualche protesta, come nel caso delle vaccinazioni a tappeto sulle isole della Campania.

Ma adesso la campagna di vaccinazione è in stato più avanzato. «Una volta vaccinati i fragili si potranno fare delle valutazioni sulle singole categorie più esposte, un modo per tutelare anche le imprese del turismo», ha detto il ministro.

Un altro tema sul tavolo è quello del coprifuoco. Al di là dello scontro dialettico tra i partiti, il governo ha già fatto sapere di considerare l’opzione di rimuovere, o comunque rivedere, il limite di circolazione dopo le 22 per aprire davvero le porte del Paese ai turisti.

L’importanza di attirare nuovamente turismo internazionale è dimostrata anche dai programmi messi in campo da alcuni Comuni, specialmente quelli che da questo segmento ricavano di più. Come Milano.

«L’obiettivo dell’area Turismo del Comune di Milano è quello di fare sistema con i partner di settore per una promozione efficace della città e del suo posizionamento internazionale come sede di grandi eventi, meeting e congressi, che qui generano un grande indotto», ha detto nei giorni scorsi Roberta Guaineri, assessore a Turismo, Sport e Qualità della vita del Comune di Milano.

Aggiungendo però che i Comuni non possono fare tutto da soli: «Vogliamo renderci competitivi rispetto ai concorrenti, le grandi città europee e mondiali. I nostri competitor stanno investendo, molto spesso supportati dai rispettivi governi: una città non si deve proporre da sola sui mercati esteri, è fondamentale avere anche la spinta del governo».

Lo stesso discorso vale anche per Firenze, città d’arte solitamente piena di turisti provenienti da ogni parte del mondo: il turismo internazionale pre Covid valeva oltre il 70% del totale di presenze totali nel capoluogo toscano, con gli statunitensi in testa (oltre il 20%), seguiti da britannici, spagnoli e francesi.

«Firenze è sempre stata una meta molto gettonata: per far tornare qui il turismo vogliamo promuovere il turismo outdoor, sostenere l’accoglienza con strumenti come la Firenze Welcome Card e puntare anche su un’offerta dedicata a studenti e smart workers, per incentivare il loro ritorno nella nostra città, sede di tantissime scuole internazionali che creano un forte indotto», dice a Linkiesta l’assessore al Turismo Cecilia Del Re.

«Sarà importante andare anche oltre il Green Pass unico: servirà un’attenzione specifica da parte del governo per le città d’arte», aggiunge Del Re.

Va in questa direzione l’impegno della Confesercenti fiorentina, che a marzo aveva creato un’alleanza con la controparte di Venezia – altra città svuotata dal Covid – per il rilancio delle città d’arte dopo il crollo del movimento turistico.

L’iniziativa è in un decalogo dal titolo “Città d’arte? #NONmetterledaparte”: dieci proposte – dal sostegno economico agli incentivi per promuovere una ripresa internazionale puntando sui trasporti, le strutture ricettive e tutta la filiera – per il rilancio delle città colpite dagli effetti del blocco del turismo internazionale, sottoscritte dai sindaci di Venezia, Luigi Brugnaro, e di Firenze, Dario Nardella, già inviate al Governo.

Ma per battere la concorrenza bisognerà forse andare anche oltre le riaperture rapide e sicure, i programmi turistici e l’aiuto alle strutture ricettive.

La presidente di Fedeturismo Marina Lalli suggerisce che il settore adesso ha anche l’occasione di reinventarsi in una nuova veste: digitale, virtuale, aggiornata in ogni cosa. «Quello che si richiede oggi al settore turistico – spiega – è di ripensare l’idea stessa di viaggio. Il turismo smart, i dati, l’intelligenza artificiale, la domotica in hotel, l’assistenza tramite chatbot, la realtà aumentata sono alcuni strumenti che potranno dare impulso al rilancio di un settore pesantemente danneggiato in cui il digitale può costituire un modo per interpretare e rispondere ai segni del cambiamento e alle esigenze del turista».

Gli strumenti digitali avranno indubbiamente una rilevanza maggiore rispetto al passato, tanto nella fase di ispirazione e prenotazione del viaggio, quanto durante la ricerca di informazioni generiche.

«Le risorse digitali – conclude Lalli – possono facilitare anche lo sviluppo sostenibile delle aree turistiche, migliorando l’accessibilità dei luoghi, favorendo processi di coesione sociale, accrescendo forme di governance partecipate, elevando la qualità della vita delle comunità locali nel rispetto dei principi di economicità del business e del capitale naturale. Sarà proprio sulla velocità di reazione che si determineranno i nuovi assetti e la competitività futura dei diversi Paesi».

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