Una storia sempliceIl fantastico mondo di Valérie Perrin

La scrittrice francese, moglie del regista Claude Lelouch, ha conosciuto la fama grazie a due romanzi pluripremiati. Intanto è uscito il terzo, a coronare una vita fatta a più fasi, con un incontro romantico in mezzo e una villa da sogno

particolare della copertina di Il quaderno dell'amore perduto

Non si può parlare di Valérie Perrin senza partire dalla sua casa. Una villa particolare, in forma circolare, sulla collina di Montmartre. La terrazza regala una vista stupenda che abbraccia la città, su un muro c’è l’edera, dall’altra i fiori. Sulla strada appena fuori, invece, non c’è quasi nessuno. «Sembra una favola», ammette lei stessa.

La scrittrice francese, 54 anni, varie vite alle spalle e due romanzi di successo (adesso è uscito in Francia il terzo, “Trois”), la favola sembra viverla di persona. Oltre alla bellissima casa del marito, il regista Claude Lelouch, ha avuto grazie a lui un passato nel mondo del cinema, prima come fotografa di scena, poi come aiuto-sceneggiatrice, e adesso una fama da romanziera.

Tutto è cominciato con “Il quaderno dell’amore perduto”, uscito in Francia nel 2015, pluripremiato e pluritradotto. E poi, soprattutto, con “Cambiare l’acqua ai fiori”, del 2018, che in Italia, due anni dopo, ha dominato le classifiche delle vendite.

Il suo segreto, spiega a Le Figaro, è forse il fatto di essere una grande lettrice. Significa, prima di tutto, scrivere cose che si vorrebbe leggere. Dopodiché, la scelta di temi fondamentali, che veicolano valori di base, attraverso le voci e le azioni di personaggi comuni. L’assistente all’ospizio che trascrive la storia d’amore, unica, di una signora anziana. O la guardiana di un cimitero che svolge, dietro compiti all’apparenza molto semplici, azioni dal valore (simbolico e non) molto grande. In “Tre” ci sono tre amici che, attraverso le loro vicende, raccontano la storia della Francia degli ultimi 30 anni. E la domanda di base è «cosa significa essere francese?».

Nel suo caso, la Francia è stata la giovinezza passata nel suo paesino sui Vosgi. Il padre era una figura nota del calcio locale e tutto a casa sua era dedicato al pallone: i giornali, i programmi televisivi, il bucato. Poi la Francia è anche Parigi, negli anni ’80, la capitale delle opportunità dove per mantenersi improvvisa lavoretti su lavoretti.

Ma è anche la Normandia, in cui si stabilisce negli anni successivi, mette in piedi una famiglia e trova lavoro. È lì che ne 2006 conosce il regista Claude Lelouch – un incontro romantico, avvenuto tramite una lettera che aveva fatto pubblicare sul giornale locale – con cui comincia una storia d’amore. «Per lui ho lasciato tutto», confessa.

E ha anche iniziato una nuova fase della sua vita: lo segue sul set, viaggia fino in India, lo aiuta nel lavoro come fotografa di scena e poi impegnandosi nelle sceneggiature. In quella collaborazione cresce la sua capacità di scrittura e, nel 2015, trova il coraggio per buttare giù il primo romanzo, una storia che sentiva da 15 anni e che non era ancora riuscita a strutturare.

Poi, sull’onda del successo, arriva anche il secondo. E insieme «sono passata da una vita normale a un racconto di fate: ogni giorno ricevo una dichiarazione d’amore da parte di qualche lettore».

A loro renderà omaggio con i tour letterari, le visite nelle librerie. Nel frattempo, mentre aspetta di poter andare in America e in Russia per promuovere le traduzioni, si dedica alla cura degli animali (nel 2019 si è candidata alle Europee per il partito animalista francese) e al successo del suo ultimo romanzo. Che ha già tirato 130mila copie.