Amici sì, ma fino a un certo punto. Per la metà dei tedeschi, i rapporti tra Italia e Germania sono ottimi. Gli italiani che la pensano così sono però solo un terzo. Il 60% dei tedeschi poi, nutre un grande interesse per l’Italia (e almeno una volta sono venuti in vacanza), ma la cosa non è reciproca: solo il 42% degli italiani vorrebbe saperne di più. Tutti d’accordo, invece sul fatto alla Germania si debba dare fiducia (il 52% degli italiani e il 79% dei tedeschi) mentre dalla stessa Italia c’è da aspettarsi ben poco. Solo il 29% dei tedeschi ci crede e gli italiani si fermano al 36%.
Sono alcuni dei risultati di un sondaggio sui rapporti tra i due Paesi condotto dall’ufficio Italia della Fondazione Friedrich-Ebert in collaborazione con l’Ipsos. Il quadro è quello di una «amicizia fragile», segnata da un solido rapporto commerciale, qualche convinzione errata e alcune diffidenze reciproche di carattere culturale. Gli stereotipi, dall’italiano godereccio e sprecone fino al tedesco rigido e sussiegoso, sono vivi come sempre, anche se (con una certa lentezza) ci si sta conoscendo un po’ di più.
Delle personalità del mondo della cultura e dello sport più note, i tedeschi conoscono benissimo Gianna Nannini (72%) e Umberto Eco (59%). Sorprende che solo il 40% conosca Mario Balotelli, il 25% Roberto Benigni e uno strettissimo 9% Elena Ferrante (no, nel questionario non c’erano né Grosso né Del Piero). «Una buona metà degli intervistati tedeschi ha dichiarato di conoscere un musicista italiano. Su un totale di 722 risposte aperte, circa il 50% ha indicato Eros Ramazzotti e un ulteriore 20% Gianna Nannini. Circa un intervistato tedesco su tre ha dichiarato di conoscere un attore italiano. Su un totale di 486 risposte aperte circa il 30% ha indicato Sofia Loren e il 16% Adriano Celentano».
Gli italiani non vanno meglio. La personalità più nota tra quelle elencate è Sebastian Vettel (73%), poi si scende al 25% dei Rammstein e il 23% del premio Nobel Herta Müller. Solo il 20% ha visto o conosce “Le vite degli altri”, il 17% ha sentito parlare della serie “Babylon Berlin” e l’8% non strabuzza gli occhi di fronte al nome Jürgen Habermas. Infima, poi, la percentuale di chi sa cosa sia il Berghain di Berlino. Forse i buttafuori del tempio della musica elettronica tedesca dovrebbero essere meno selettivi.
Ma è sull’economia che, nonostante i legami molto stretti, le incomprensioni sono maggiori. La Germania, come è noto, è il primo partner commerciale dell’Italia. Con la sola Lombardia ha un interscambio di 44,3 miliardi (2019), che supera di poco quello con il Giappone. Eppure, se è corretto dire che la Germania è la prima potenza industriale europea, gli intervistati di entrambi i Paesi hanno collocato l’Italia al quarto posto. Quando è al secondo.
È la prima di tante discrepanze nella valutazione oggettiva della realtà. Ad esempio, sia i tedeschi che gli italiani sono convinti che l’Italia non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi per la transizione climatica, quando in realtà li ha già anche superati. È la Germania, al contrario, che non ce l’ha fatta (ma tutti, più gli italiani che i tedeschi, sono convinti del contrario).
Sull’Europa e sull’euro le visioni sono opposte: i tedeschi sono convinti che l’Italia abbia guadagnato a stare nell’Unione Europea (all’87%) e nell’euro (83%), gli italiani sono più scettici: 61% per l’Unione Europea e 54% per la moneta unica. Che alla Germania sia andata bene in entrambe le situazioni, sono entrambi concordi.
Resta diffusa però la sensazione che sia sempre l’altro Paese a trarre i maggiori benefici dalla permanenza in Europa, anche perché sia tedeschi (71%) che italiani (40%) credono che l’Italia riceva dall’Europa più soldi di quanti ne versi, quando in realtà è contributore netto. «I tedeschi invece potrebbero stupirsi del fatto che soltanto il 20% degli italiani ritenga che la Germania sia un “contributore netto”», spiega la ricerca, «mentre il 39% crede piuttosto che sia un “beneficiario netto”. L’ignoranza rispetto alle capacità economiche dell’altro Paese è dunque riscontrabile sia in Italia che in Germania».
Quello che suggeriscono i dati è che i due Paesi siano vicini, ma non si conoscano (e non si frequentino) poi tanto. Pesano i pregiudizi di natura economica, spesso alimentati dalla rispettiva propaganda politica locale, e gli stereotipi classici.
Tutto sommato, qualcosa per avvicinare di più i due popoli andrebbe fatto. Anche perché, con tutto il rispetto per il Molleggiato, l’Italia ha prodotto qualcosa di più recente rispetto ad Adriano Celentano. E i tedeschi non sono solo piloti di Formula 1, ancorché eccellenti.