Pronti all’esordioL’Italia di Mancini è la migliore possibile (ma non basta per vincere gli Europei)

La Nazionale arriva alla manifestazione continentale in ottima forma, con otto successi in fila, una difesa solida e un buon gioco espresso nelle ultime uscite. Ma nel torneo ci sono squadre più forti e più esperte: difficile considerare gli Azzurri in prima linea per il successo finale

Fabio Ferrari/LaPresse

L’ultimo appuntamento dell’Italia prima degli Europei è stato un incoraggiante 4-0 in amichevole contro la Repubblica Ceca. La prestazione degli Azzurri è stata completa, in ogni aspetto: la squadra di Roberto Mancini ha mostrato ancora una volta bel gioco, capacità realizzativa in attacco, solidità difensiva, e ovviamente ha dimostrato di essere in ottima salute, a livello fisico e mentale.

Una prestazione convincente che, tra l’altro, consegna al ct la sua ottava vittoria consecutiva senza subire gol, e il 27esimo risultato utile in fila – l’ultima sconfitta risale a settembre 2018, con il Portogallo – a meno tre dal record di Vittorio Pozzo.

La partita con la Repubblica Ceca è il biglietto da visita migliore per avvicinarsi agli Europei, ma in realtà è solo l’ultimo tassello di un mosaico che l’Italia ha costruito negli ultimi tre anni, pezzo dopo pezzo, nel suo percorso di avvicinamento alla manifestazione continentale.

L’Italia ha vinto tutte le partite di qualificazione. Certo, aveva un girone piuttosto facile con Finlandia, Grecia, Bosnia, Liechtenstein e Armenia. Ma ha trovato soluzioni vincenti e convincenti con estrema facilità per ogni avversario: 10 vittorie su 10, 37 gol segnati, solo 4 subiti.

A marzo sono iniziate anche le qualificazioni per i Mondiali del 2022 e la musica è stata sempre la stessa: le vittorie con Irlanda del Nord, Bulgaria e Lituania hanno subito portato l’Italia in testa al girone.

I risultati positivi hanno alimentato, stimolato e velocizzato il percorso di crescita immaginato da Mancini e dal suo staff, contribuendo a costruire un gruppo unito, sereno, completo.

Va ricordato che il commissario tecnico ha preso le redini della Nazionale il 14 maggio 2018, dopo le macerie – tecniche ed emotive – lasciate dalla gestione di Gian Piero Ventura. Da quel momento l’Italia è tornata a macinare gioco e risultati grazie a tre elementi importati da Mancini.

Prima di tutto, le nuove soluzioni tattiche che hanno consegnato la Nazionale alla modernità calcistica: con il tecnico di Jesi gli Azzurri hanno fatto l’aggiornamento – proprio come uno smartphone o un tablet – sposando un gioco sempre propositivo, un approccio più offensivo e un rapporto privilegiato con il pallone.

Poi ci sono i nuovi leader in campo, non solo in senso carismatico, ma anche tecnico: Mancini ha avuto ragione ad affidare le chiavi del gioco a Jorginho, Verratti, Insigne, spesso lasciati in secondo piano da Ventura, e a puntare su giovani già prontissimi come Chiesa, Donnarumma e Barella.

E poi c’è l’aspetto più intangibile, quello emotivo e psicologico, che forse è la parte più importante: da quel 14 maggio il pessimismo che aleggiava intorno alla Nazionale sembra svanito, dissolto gradualmente, partita dopo partita, risultato dopo risultato.

In particolare, Mancini ha costruito la sua squadra partendo dall’idea di valorizzare il gruppo e il sistema di gioco, e per questo ha puntato fin dall’inizio su uno zoccolo duro di giocatori che sono stati convocati praticamente sempre – quando disponibili – allargando la platea un po’ per volta, senza strappi.

A questo punto le prospettive per gli Europei possono – anzi, devono – essere ottimistiche. Intanto, i gironi: l’Italia è sicuramente la favorita a passare come prima in un raggruppamento che comprende Galles, Turchia e Svizzera. Anche perché gli Azzurri giocheranno tutte le partite del girone a Roma e c’è la possibilità di disputare un eventuale quarto di finale ancora all’Olimpico, sempre con il pubblico sugli spalti – nel caso, si dovrebbero superare gli ottavi.

Azzardare previsioni su dove potrebbe – o dovrebbe – arrivare l’Italia agli Europei, però, è un esercizio complesso. Se non altro perché molto dipenderà dai risultati degli altri gironi e dagli accoppiamenti nei turni a eliminazione diretta.

È per questo che, almeno ai blocchi di partenza, sembra che i risultati dell’Italia dipendano più dalle altre formazioni che dall’Italia stessa. È quello che suggerisce percorso della Nazionale fin qui: gli Azzurri hanno affrontato soprattutto squadre inferiori da un punto di vista tecnico e tattico, ma ha sofferto di più contro formazioni più forti, ad esempio quelle affrontate in Nations League (Bosnia, Olanda e Polonia). Nella nuova competizione infatti l’Italia non ha perso – 3 vittorie e 3 pareggi – ma ha mostrato alcune vulnerabilità che le nazionali più forti del continente potrebbero far sembrare gigantesche.

In questo senso i probabili incroci con Francia, Portogallo, Inghilterra, Belgio e Germania, dai quarti in poi diventeranno la vera controprova, un metro di valutazione sul livello degli Azzurri, sul loro lavoro e sulla distanza – eventuale – che li separa dai migliori. Gli Europei, per l’Italia saranno quindi una prima fase di sperimentazione sul campo dopo un triennio di studio, di lavoro, di costruzione.

Il cammino che farà la Nazionale da qui a un mese, però, non deve rappresentare la tappa finale di un percorso: è solo un grande checkpoint. Con i Mondiali in arrivo nel 2022 e una schiera di giovanissimi ancora da inserire nelle rotazioni – da Zaniolo a Kean, da Tonali a Bastoni – non guardare al futuro sarebbe un grosso errore.

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