Mediocrità canagliaL’urgente necessità di un’icona normale che ammetta di non saper far niente (come me)

Mio figlio ha bisogno del mio esempio, ma per forza? Non posso comprarglielo, un concetto? È ora di una rivoluzione sciatta, di pigri, vestiti male e con foto brutte. Un modello di vita a metà tra Sylvia Plath e Pavlov

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Da un giorno all’altro eccomi qui, da sola con un bambino di quattro anni quasi cinque, le mie colleghe e amiche mamme direbbero «59 mesi»: e adesso come si fa, come fa una che è riuscita a fare benzina da sola per la prima volta a quarant’anni, e per di più diesel (applausi, signori).

È successo che mio marito è partito per lavoro, e io mi sono resa conto di non saper fare niente. Mettiamo il caso che mi si bucasse una ruota, io non sarei mai in grado di cambiarla, lascerei la macchina in mezzo alla strada e chiamerei un taxi, arrivederci e grazie, carrozziere eccole del denaro. Fatelo voi, io non sono capace, non ci provo nemmeno, essere me non lo auguro a nessuno.

Ancella del patriarcato, moglie, madre, lavoratrice e inadatta ad affrontare la vita, un po’ Sylvia Plath e un po’ Pavlov. Pare che oggi se non diventi un esempio ti devi sparare. Vai bene solo se sei utile agli altri, che è un po’ come avere solo neuroni specchio che si guardano. Non c’è più una dimensione privata, il privato è pubblico e abbiamo fatto un bingo (cit.), puoi nasconderti sotto il tavolo della tua cucina in provincia di Mahagonny, Milano, ma la pancia del paese ti troverà, ti prenderà a schiaffi, ti interrogherà, verrà a chiederti «in quale metafora ti riconosci?», «l’hai messo l’arcobaleno?», «Israele o Palestina?», finché non ne potrai più, e anche tu ti disegnerai le mani, dipingerai la faccia, farai le foto a titoli buffi di giornale.

Parliamo di esempi. Tutti qua a farsi la foto della vaccinazione. Mai uno che si vada a vaccinare in tuta tra l’altro, vogliamo solo esempi belli. È il nostro momento di essere protagonisti della Storia, quando ci ricapita (spero mai, spero di continuare a cercare gatti che si perdono sotto le macchine come punto massimo di altruismo storico). Io mi vaccino la settimana prossima, considerate questo articolo una foto.

Ho pensato che forse dovrei rimandare l’appuntamento, perché sono da sola. E se mi viene la febbre? E se mi fa male il braccio chi lo culla questo bambino di 59 mesi? Chiara Ferragni, tu sì che mi sei luminosissimo esempio, che ti vaccini e fai esplodere i gruppi sull’allattamento. Ma allatta? Ma si può? Ha delle quote dell’Aifa? Devo smettere di allattare col vaccino? Posso vendere il mio latte con gli anticorpi (idea imprenditoriale pazzesca, Chiara pensaci)? E perché mai io ho smesso di allattare, potevo essere la Lysa Arryn dell’OMS, come mi è venuto in mente.

Di qua i complottisti, di là i «bravissima sei un esempio», in mezzo: nessuno. Nessuno che si dice va beh, magari la smetto di commentare qualunque cosa, non è che posso avere un’opinione anche sull’acido ribonucleico messaggero, pietà. Mio figlio ha bisogno del mio esempio, ma per forza? Non posso comprarglielo, un concetto? Adesso gli ho disegnato uno schema in cui esemplifico come sbloccare il telefono e chiamare i soccorsi, anzi no, deve esserci un modo per fare le chiamate di emergenza senza fare nulla, lo so perché Ferragni ci ha fatto delle stories tempo fa. Forse è ora di una rivoluzione sciatta, di esempi pigri, vestiti male, con foto brutte, tra un paio di settimane sarà il compleanno di mio figlio, mica posso raccontargli che il suo regalo è l’essermi vaccinata.

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