Penalizzare tanti in nome di pochi. È una classica storia all’ungherese quella che vede protagonista László Böröcz, un deputato di Fidesz, il partito del premier Viktor Orban, che aveva proposto un disegno di legge per permettere agli inquilini delle case comunali di acquistarle a un prezzo tra il 10 e il 30% del loro valore di mercato. Una proposta criticata dalla opposizione: «Abbiamo creato una coalizione di ONG, sindacati e altre organizzazioni della società civile contrarie al progetto di Fidesz. La nostra protesta sta finora funzionando: sia il deputato che il partito del premier hanno deciso di rivedere il piano, ma noi vogliamo il suo totale abbandono», racconta a Linkiesta Lili Vanko, manager della ONG Habitat Hungary che si è occupata del caso. «La legge è iniqua e immorale. Criminalizza i senzatetto e rende la vita più difficile a tante famiglie» sottolinea sempre a Linkiesta Vera Kovács, fondatrice e CEO dell’associazione “Dalla strada alla casa” (Utcáról Lakásba Egyesület), tra le più attive in Ungheria sul tema.
Questo progetto ha avuto sin dall’inizio un percorso travagliato. Presentato da Böröcz all’Országgyűlés, il Parlamento unicamerale magiaro, lo scorso 11 maggio, il progetto prevedeva l’acquisto delle case comunali per gli affittuari a un prezzo stimato tra il 10 e il 30% del loro valore di mercato senza la possibilità per i Comuni di intervenire. Due le clausole che permettevano di abbassare ulteriormente la cifra: la prima prevedeva una riduzione dell’1% del prezzo per ogni anno trascorso dall’inquilino all’interno della casa (una riduzione che poteva arrivare fino al massimo del 15%), mentre l’altra permetteva un ulteriore sconto del 30% per coloro che avrebbero pagato l’importo in un’unica soluzione. Secondo il progetto di legge gli acquirenti non avrebbero avuto alcun tipo di clausola dopo l’acquisto e avrebbero avuto la possibilità di rivenderla anche dopo aver effettuato la transazione. «La maggior parte degli ungheresi si sente completamente al sicuro solo se può vivere in una casa di sua proprietà», ha dichiarato Böröcz.
La verità però è un’altra. «Messo così il disegno di legge è un’ottima opportunità per gli affittuari più ricchi, mentre le famiglie più povere sarebbero costrette a prendere decisioni finanziarie rischiose per poter acquistare la casa in cui vivono, dando vita a nuove opportunità per la mafia abitativa e favorendo la speculazione. Consegnare le proprietà agli abitanti più poveri che probabilmente non sono in grado di mantenerle (circa l’80% dell’attuale stock municipale richiede una ristrutturazione, spesa attualmente in carico ai Comuni), aumenterebbe ulteriormente la precarietà abitativa e la minaccia dei senzatetto.
Il patrimonio comunale andrebbe incontro a un ulteriore drammatico calo e solo le abitazioni di qualità peggiore rimarrebbero in mano pubblica», sostiene Vanko. Secondo una prima stima sarebbero stati quasi 100 mila gli immobili interessati in tutto il Paese, con un valore stimato di mille miliardi di fiorini ungheresi (al cambio circa 2,85 miliardi di euro). La proposta, che il deputato aveva detto essere stata concordata precedentemente con gli altri partiti e le parti sociali, ha trovato l’opposizione non solo delle ong e delle associazioni che si occupano del tema ma anche degli stessi dirigenti di Fidesz. Uno di questi è il sindaco del 16°distretto di Budapest Peter Kovacs che ha definito il disegno di legge «come assurdo e ingiusto e incapace di dare la possibilità al comune di aiutare le persone bisognose». Per il suo comune, infatti, la vendita delle 200 unità nel suo distretto a un simile prezzo avrebbe significato una perdita economica stimabile tra i 3 e gli 8 miliardi di fiorini (una cifra stimata tra gli 8,6 e i 23 milioni di euro). Per questo la legge è stata modificata.
(Grafico che indica il calo delle proprietà comunali in Ungheria negli ultimi 30 anni, ormai ridotte al 2,6% del patrimonio abitativo nazionale. Courtesy Habitat for Humanity Hungary)
Il piano modificato
Vista l’opposizione, il partito del premier ha deciso di modificare il piano. Il progetto di legge è così stato ristretto alle aree legate a siti che costituiscono patrimonio mondiale. Un esempio fra tutti è l’area intorno al castello di Buda, protetto dall’Unesco dal 1987, dove ora l’acquisto sarà possibile fissando preventivamente un termine temporale entro cui farlo (probabilmente cinque anni) mentre da altre parti saranno i Comuni a decidere se vendere o no gli appartamenti. «La sindaca del primo distretto Márta V. Naszályi (appartenente al partito Párbeszéd) aveva promesso ai residenti che avrebbe permesso l’acquisto delle loro case ma alla fine ha aumentato i canoni di locazione. Gli affittuari mi hanno segnalato questo problema e adesso lo abbiamo risolto» ha spiegato Böröcz. Eppure, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Da tempo nel prestigioso quartiere del Castello di Buda, una dei più belli della capitale ungherese, Fidesz ha trovato casa. Viktor Orban ha stabilito il proprio ufficio ma ci sono anche il ministro dell’informatica László Palkovics, l’affarista Tibor Kuna e l’uomo forte dei media filogovernativi Philip Rákay, oltre al fondatore di Fidesz, il giornalista Zsolt Bayer. Dura la risposta del sindaco di Budapest Karácsony che su Facebook ha attaccato l’esecutivo. «Come al solito l’intenzione è una: garantire la ricchezza dei propri clienti, i privilegiati a spese della maggioranza. L’1 %contro il 99%.
Per la prima volta appartamenti di alto valore sono stati affittati a mercenari, ministri e alcuni privilegiati nelle aree più preziose della città con dolo. Per questo hanno protestato i governi locali in mano all’opposizione: hanno capito cosa volesse dire dare queste proprietà a dei privilegiati in cambio di nulla. Il governo si dovrebbe impegnare a scrivere una legge per far sì che i contribuenti possano fornire alloggi dignitosi ai padroni di casa che ci abitano e non ai privilegiati scelti da Fidesz, che le vorrebbero preferibilmente gratis, preferibilmente nei quartieri più costosi della città, preferibilmente grandi.
Lo Stato fa gli interessi privati anziché il bene pubblico e se pensano di poter fare questo, se pensano di farla franca, si sbagliano». «La battaglia è ancora lunga: il progetto che hanno annunciato non lo abbiamo ancora visto in Parlamento. Aspettiamo prima di dire come sarà», sostiene Kovacs. Secondo Vanko è «molto probabile che l’emendamento alla proposta di legge serva per aiutare questi politici ora ad acquistare le abitazioni per una frazione del loro valore di mercato: è un vero e proprio caso di grande ingiustizia sociale».
Nonostante la revisione del progetto di legge, l’opposizione non demorde. «Per noi il progetto di legge deve essere ritirato: queste abitazioni fanno parte delle risorse pubbliche comuni e quindi non dovrebbero essere privatizzate. Inoltre, la manutenzione di tali edifici richiede enormi investimenti che alcuni inquilini potrebbero non riuscire a sostenere. Tali iniziative potrebbero avviare un’ulteriore ondata di privatizzazioni, da evitare a tutti i costi», conclude Vanko.
Cosa andrebbe cambiato
Ammantata di belle parole, la legge del governo ungherese non aiuterebbe a sanare la situazione abitativa in Ungheria dove, negli ultimi dieci anni, l’approccio del governo è stato caratterizzato da una promozione della proprietà della casa e dall’erogazione costante di sussidi a beneficio della classe media. «Il governo non ha mai dato una vera risposta alla crisi immobiliare in corso: dal 2015 la crescita dei prezzi delle case e degli affitti ha ampiamente superato l’aumento dei redditi», dichiara Vanko.
E quindi cosa andrebbe fatto? «Innanzitutto, creare un ministero apposito che si occupi esclusivamente di questo, coordinando il lavoro tra i vari dipartimenti e organismi. Poi sarebbe importante ampliare il patrimonio edilizio comunale; reintrodurre i sussidi per la manutenzione degli alloggi e combatterne la finanziarizzazione e istituire un’agenzia di regolamentazione che mantenga una dote di appartamenti in affitto e intervenga in un ruolo di mediazione in caso di conflitti tra inquilini.
L’attenzione del governo dovrebbe essere soprattutto rivolta alla creazione di un fondo destinato a una ristrutturazione mirata delle abitazioni che aiuti a raggiungere gli obiettivi climatici e abbassi le emissioni di gas serra; ad affrontare la povertà energetica e a gestire meglio i fondi dell’UE per quanto riguarda le esigenze abitative», conclude il manager della sezione ungherese di Habitat for Humanity. Peccato che la strada intrapresa dal governo sia tutt’altra.