Basket informaleCon il 3×3 le Olimpiadi hanno vinto una scommessa

Il Cio ha ammesso la versione “urban” della pallacanestro per allargare la platea di pubblico e attirare più giovani: è un movimento in crescita, un gioco particolarmente fruibile per uno spettatore medio, e i primi quattro giorni a Tokyo hanno riscosso buone sensazioni

AP / Lapresse

Un’avversaria in serata di grazia, una semplicemente troppo forte per essere fermata. Lo strapotere tecnico e fisico di Lili Wang e Zhang Zhiting si rivela troppo per le Azzurre del basket 3×3: l’Italia chiude la sua esperienza olimpica ai quarti di finale, sconfitta 19-13 dalla Cina.

Wang si è rivelata per la giocatrice incredibile che è: ha guidato le sue con 11 punti e una serie di canestri di una difficoltà incredibile; per Zhang, invece, non c’era alcuna soluzione: nel quartetto italiano a Tokyo – Chiara Consolini, Marcella Filippi, Giulia Rulli e la piccola Rae Lin D’Alie – non c’è un corpo in grado di stare tra lei e il canestro.

L’avventura Azzurra in Giappone è comunque positiva, non solo da un punto di vista strettamente sportivo: «Credo che questa esperienza olimpica sia stata importante per tutto il 3×3. Anche per l’Italia è stata una novità, tante persone l’hanno scoperto ora», ha detto Chiara Consolini a fine partita.

Nei primi quattro giorni il torneo di basket 3×3 ha attirato le simpatie di molti spettatori: si è rivelato al mondo soprattutto come uno sport particolarmente godibile, facile da fruire per chiunque, su qualsiasi piattaforma, e l’hashtag #3X3 più volte è entrato in trending topic sui social.

Si può dire che il Comitato Olimpico Internazionale abbia centrato il suo obiettivo: questa disciplina è stata ammessa a Tokyo 2020 – insieme ad altre, come lo skateboard o il surf – proprio per allargare la platea degli appassionati, per rendere le Olimpiadi attraenti a un pubblico più giovane.

La dinamica del basket 3×3 rispecchia fedelmente quella che si può trovare al campetto. La stella dell’Italia, Rae Lin D’Alie, prima dei Giochi ha detto che «è come il basket in cortile e c’è molto spazio per la creatività e la spontaneità». Poi ha usato un termine particolare, il più gettonato da tutti i giocatori per definire il basket 3×3: «Intensità», una parola che ha ripete anche nell’inno ufficiale di questo sport.

Il format delle partite contribuisce ad aumentare l’intensità, la rapidità e l’immediatezza di questo sport: le partite durano al massimo 10’, sempre che non finiscano prima perché una delle due squadre è arrivata a 21 punti; i canestri volgono un punto, 2 se segnati da oltre l’arco (quelli che nel basket 5 contro 5 valgono tre punti); dopo un canestro non c’è la rimessa ma si raccoglie la palla, si che cade dalla retina, si controlla in palleggio e si esce dall’arco dei tre punti per iniziare una nuova azione.

Le uniche pause vengono concesse con un time out di 30 secondi per squadra: il resto sono tutte sterzate, crossover, appoggi al tabellone e schiacciate.

«È veloce, è urbano, è uno spettacolo», ha detto ai canali del Cio il numero uno del ranking mondiale – c’è anche un ranking individuale – Dusan Bulut, che nel torneo maschile gioca per portare alla Serbia il primo oro in questa disciplina.

La dimensione urban citata da Bulut è uno dei tratti distintivi del 3×3. Anche a Tokyo si nota in ogni partita: l’Aomi Urban Sports Park – 7.100 posti a sedere – è immersa tra i grattacieli di Tokyo, gli spalti sono scoperti, ma la metà campo in cui si gioca è posta sotto un padiglione. A bordo campo c’è sempre un dj che alza musica a palla, scandisce il ritmo frenetico di quello che succede sotto canestro ed accompagnato da due vocalist che si accendono a ogni giocata chiamando i giocatori e le giocatrici con i loro soprannomi.

Al day 1, per la sfida traStati Uniti e Francia, le favorite del torneo femminile, c’erano anche la First Lady Usa Jill Biden e il presidente francese Emmanuel Macron, che si sono goduti un ottimo spettacolo.

Anche in Italia il basket 3×3 è in crescita: negli ultimi anni la federazione ci punta molto, ha creato uno specifico settore all’interno del dipartimento Squadre Nazionali e organizza tornei in tutto il Paese. Lo scorso 15 marzo è stato presentato il 3×3 Italia Fip Circuit: 45 tornei, 1.400 atleti per 300 squadre maschili e femminili.

«Vedere il 3×3 ai Giochi Olimpici è una soddisfazione e uno stimolo a proseguire una strada intrapresa dieci anni fa dall’allora Segretario Generale Fiba Patrick Baumann. L’idea era ed è quella di attrarre un pubblico sempre più giovane con uno sport che si sposa benissimo con i tempi che viviamo: spettacolarità, velocità, senso di inclusione proveniente dalle sue origini nei playground e propensione all’essere raccontato in maniera informale», ha detto Maurizio Bertea, Segretario Generale Fip, Capo Delegazione olimpico della squadra 3×3.

Il format del 3×3 ha già avuto un grande successo. La sua presenza a Tokyo è una conferma per il movimento globale e una vittoria per il Cio. Ci sono tutti gli elementi per una conferma in vista delle Olimpiadi del 2024 a Parigi, e ovviamente anche per rivederlo ancora a Los Angeles tra 7 anni. Il basket 3×3 è una delle sorprese delle Olimpiadi. Ed è qui per restare.

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