Mi sono permessa di aggiornare il DSM in un comodo elenco di fissazioni genitoriali in ordine alfabetico, oggi dalla A alla M che se no veniva troppo lungo. Potrete fare bella figura sia sui social popolari che nei salotti buoni, e tutto questo gratis. Prego.
Allattamento: sostantivo maschile di obbligo (a parte che come si permette questa parola di essere maschile solo Dio lo sa) questa è la base su cui si fonda l’essere madre. Vittime spesso di raggiro circa l’allattamento a termine – cioè devi allattare finché il bambino non decide lui di smettere, che potrebbe anche non succedere mai – fin dal corso preparto, le madri si dividono in tre rette parallele che non si incontrano mai: allattanti al seno, allattanti artificiali, allattanti miste. Le democristiane incitano alla serenità della madre e del bambino, allattate un po’ come vi pare, basta che siate sereni. Ma non è mai vero, Lysa Arryn non approverebbe, e di certo serena non era. Allattamento esclusivo al seno fino ai sei mesi: 50 punti mamma. Allattamento al seno fino ai due anni: 100 punti mamma. Allattamento a termine: hai vinto il titolo di madre del secolo scorso.
Bonus: ottativo. I genitori diventato da un giorno all’altro commercialisti e giuslavoristi, è una benedizione divina che ti coglie e non ci puoi fare niente. Bonus scuola, bonus mamma domani, bonus di bonus, se si è abbastanza bravi da collezionarli come fossero coupon si riesce a vivere di rendita. O almeno, così raccontano nel gruppo Facebook “Reddito di cittadinanza e altri bonus”
Cesareo: sostantivo divisivo, spesso lo troviamo anche come “cesario”. Che tu abbia fatto quello d’urgenza o – peggio mi sento – quello programmato, spiace ma puoi scordarti i 500 punti mamma in palio. Lo dicono anche le Sacre Scritture, e non saremo certo noi a smentirle, che bisogna partorire con dolore, ma non dopo, proprio mentre partorisci. Le mamme dicono che se hai fatto il cesareo non sei veramente mamma, quindi è inutile che vi agitiate, al massimo potete fare le zie che danno la busta a Natale. Spesso ingiuriate con un “tu non puoi capire”, come una senza figli qualunque. Solidarietà.
Doula: creatura mitologica, un po’ psicologa, un po’ostetrica, un po’ domestica confidenziale, è la tata della mamma. Non sono necessarie lauree, ma solo empatia, empatia che si può fatturare, tu vedi che cos’è il genio. A Milano se non hai avuto una doula a 70 euro l’ora puoi dire pure addio ai 50 punti mamma, e ti fai pure un turno in prigione, di certo non a San Vittore che sta in centro, ci si vede a Opera.
Estivill Eduard: nome proprio di innominabile. Fa piangere i bambini. Se si leggono al contrario i suoi libri viene fuori “Ninna nanna” di Palahniuk.
Femmina (mamma di): genitivo genitoriale. Non vestono mai le figlie di rosa, ma solo con colori neutri con cui combattono gli stereotipi di genere, ma nella mia esperienza se scambi la bambina per un maschio si incazzano lo stesso, e lo so perché lo scrivono su Facebook. In prima linea contro il patriarcato, sono per una maternità femminista e ribelle contrariamente alle madri di maschi, quasi sempre ambasciatrici inconsapevoli di patriarcato introiettato. Non so cosa ho scritto.
Gender reveal: inglesismo, rituale primitivo in cui la coppia rivela a se stessa e al mondo il sesso della persona nascitura (provocazione). Per ulteriori informazioni la parola da cercare è: “Nunzio”.
H: adesso che l’acca faccia parte dell’alfabeto mi sembra lunare, cosa dovrei mettere, acca di hotel? Questa la saltiamo, spiace, ma se avete fatto il corso di disostruzione pediatrica andate a ripassare la manovra di Heimlich.
Instagram: sostantivo di secondo lavoro che spesso diventa fonte primaria di guadagno familiare. Se hai un figlio e non lo metti su Instagram, in realtà non hai mai partorito, dispiace soprattutto per te che non hai fatto l’epidurale, ecco cosa potevo mettere alla lettera “e”, che cretina, era facile, sarà perché non l’ho fatta e questo fa di me una madre da 1000 punti mamma, d’altra parte siete voi che avete voluto l’anestesia (vedi lettera C)
Lallazione: sostantivo di mitomania, spesso si scambia la lallazione per fluido discorso accademico, ed è giusto così. Tutto un: mio figlio a tre mesi ha detto mamma, mattone, pappagorgia, Porta Romana. Certo, come no, signora Farrow si accomodi pure qui in sala d’attesa.
Montessori: nome proprio di metodo, stella polare del genitore moderno. Solo giocattoli in legno, nessun premio, nessuna punizione, mai dire «bravo» o «brava», asilo nel bosco, il bambino è il genitore, il che a volte è pure un bene. Per parlare all’infante bisogna stare alla sua altezza, il che vuol dire mettersi didascalicamente in ginocchio, traete voi la grande metafora. Una volta ho visto una foto di un bambino di 4 anni che cucinava con la fiamma altissima in faccia (se non sapete che cos’è la torre montessoriana saltate un turno), bravo amore che sei autonomo, adesso scendi però che andiamo in Pronto Soccorso.