Promuovere un dialogo sull’uso della tecnologia spaziale per ridurre l’inquinamento, osservando da satellite il contributo effettivo di ogni Paese alla lotta al cambiamento climatico.
A livello europeo, un grande contributo in questa direzione proviene da Copernicus – il programma continentale di osservazione della Terra – che fornisce lunghe serie di dati che coprono diversi decenni e permettono di rilevare i cambiamenti e le tendenze ambientali, con il potenziale di accelerare la transizione digitale ed ecologica in linea con il Green Deal europeo.
Lo sviluppo e l’impiego di tecnologie satellitari, da parte di Governi e industrie, soprattutto del settore energetico, sono stati il nocciolo della questione sviluppata durante una recente conferenza organizzata dall’Environmental Defense Fund (Edf) nell’ambito del programma All4Climate – Italy 2021.
L’incontro virtuale, uno tra gli eventi riconosciuti dal Ministero della Transizione Ecologica in collaborazione con il programma di comunicazione sui cambiamenti climatici Connect4Climate della Banca Mondiale, ha visto diversi relatori del settore Aerospace disquisire sul tema delle emissioni climalteranti con un focus particolare sul metano, gas serra con un potere riscaldante oltre 80 volte superiore a quello CO2 e responsabile di oltre il 25% dell’attuale surriscaldamento planetario.
«La fusione dei dati di Copernicus con algoritmi proprietari fornisce all’industria energetica gli strumenti per ridurre significativamente le emissioni globali di metano – ha spiegato Christian Lelong di Kayrros, azienda impegnata nell’analisi di dati per aiutare aziende, investitori e regolatori a prendere decisioni per la transizione energetica globale – Eliminare gli hotspot di metano nei settori del petrolio, del gas e del carbone equivarrebbe a togliere 75 milioni di auto dalla strada, e i primi ad adottare il monitoraggio satellitare saranno in grado di decarbonizzare in modo trasparente e verificabile».
Secondo Monica Tommasi di Amici della Terra, «i dati sulle emissioni di metano nei Paesi di estrazione del gas naturale che importiamo possono farci fare un salto di qualità e potranno anche contribuire a rendere applicabile un meccanismo di fiscalità ambientale che penalizzi il gas naturale importato con una carbon footprint superiore ad un performance standard minimo».
«La strategia europea sul metano pone le basi per proposte legislative che potrebbero portare a significative riduzioni delle emissioni», ha dichiarato Dagmar Droogsma dell’Environmental Defense Fund Europe. «Come maggiore importatore mondiale di gas naturale, con l’85% proveniente da paesi terzi, l’Unione può esercitare una certa influenza sui suoi fornitori. Tutto il gas prodotto in Europa e che entra dall’esterno delle sue frontiere dovrebbe aderire a rigorosi standard emissivi».
«I nuovi strumenti analitici permetteranno di attribuire le grandi perdite di metano alle loro fonti, e creare soluzioni su misura per regolatori e legislatori, ma anche fornire ai produttori l’opportunità di attuare misure di mitigazione», ha spiegato Ilaria Restifo, Rappresentante per l’Italia di Edf.
Come ha sottolineato Simonetta Cheli dell’Agenzia spaziale europea (Esa), i 16 satelliti Esa operativi, così come quelli in fase di sviluppo, contribuiscono a implementare le politiche per la salvaguardia del pianeta. «Satelliti come Copernicus Sentinel-5P o Envisat forniscono informazioni rilevanti su una moltitudine di gas che hanno un forte impatto sulla salute dell’uomo e allo stesso tempo registrano altri fenomeni causa e conseguenza del cambiamento climatico».
Secondo Andrea Taramelli, delegato nazionale presso lo user forum europeo Copernicus, «l’immensa mole di dati che avremo dallo spazio (i cosiddetti big data spaziali) e la capacità di estrarne informazioni utili attraverso capacità di calcolo notevolmente accresciute, rendono possibile costruire modelli del pianeta che, sfruttando le capacità di monitoraggio continuo dallo spazio, renderanno possibile la comprensione dei fenomeni e più efficaci le azioni di mitigazione in campo ambientale».
Come ha ricordato Steven Hamburg di MethaneSAT, la missione spaziale americano-neozelandese prevista nel 2022 per monitorare e studiare le emissioni climalteranti, il satellite MethaneSAT «è stato progettato e costruito con lo scopo specifico di permettere e motivare un’azione rapida per ridurre le emissioni. Produrrà dati che quantificano accuratamente le emissioni di metano dalla produzione di petrolio e gas in tutto il mondo. Questi dati non saranno solo uno strumento per l’industria e i governi per ridurre le emissioni, ma saranno disponibili a costo zero per tutti in modo che le parti interessate e i cittadini possano vedere i progressi sia delle aziende che dei Paesi».
Un importante aiuto arriva anche dal sistema di osservazione Prisma, le cui caratteristiche permettono di recuperare con accuratezza i dati sulle emissioni industriali di metano delle centrali elettriche. Si tratta di un metodo di analisi della Terra in orbita con una strumentazione elettro-ottica che combina simultaneamente i dati di un sensore iperspettrale e di una fotocamera pancromatica dalla stessa scena.
Come ha spiegato Francesco Longo dell’Agenzia spaziale italiana, il telerilevamento con strumenti iperspettrali come Prisma offre una nuova capacità di fornire informazioni, identificando metano o altri gas serra, anche per fonti localizzate e di quantificare le emissioni. «Oltre a Prisma, la missione Prisma Follow-On garantirà, a partire dal 2025, il miglioramento delle prestazioni, permettendo un maggiore monitoraggio dei gas serra, del ciclo del carbonio e delle biomasse».